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05 Dicembre 2024 - 15:26
Trenitalia
Treni corti, disagi lunghi: benvenuti sulla linea SFM-A Cirié-Germagnano, dove ogni giorno pendolari, studenti e cittadini affrontano non solo il viaggio, ma una vera e propria avventura.
Sulla tratta, già nota per i suoi numerosi problemi, si è aggiunto un nuovo capitolo: treni “corti”, alias convogli ridotti a un solo Minuetto.
Risultato? Passeggeri pigiati come sardine, autobus che dovrebbero supportare il servizio e una comunicazione inesistente che lascia il povero viaggiatore nella totale incertezza. Un caos che ormai sembra l’unica vera costante di questa linea ferroviaria.
Secondo le informazioni raccolte dall’Osservatorio sulla ferrovia Torino-Ceres, la causa di questo disagio è da ricercarsi nella cronica mancanza di treni disponibili.
Trenitalia, infatti, si trova a dover fare i conti con una flotta insufficiente, aggravata da alcune circostanze "eccezionali": molti Minuetti sono in officina per la revisione, e altri sono stati dirottati su altre linee del Piemonte dove devono tappare buchi ancora più gravi. Insomma, il solito gioco delle tre carte, dove però la carta giusta è sempre introvabile.
Per affrontare la questione, si è deciso di accorciare i treni, passando da due Minuetti a uno solo.
Una soluzione brillante, vero? Peccato che in orario pendolare, quando studenti e lavoratori affollano la tratta, un unico treno non basti nemmeno per la metà dei viaggiatori.
E allora ecco l’illuminazione: autobus sostitutivi. Ma attenzione: questi bus, per essere trovati, richiedono doti da investigatore o, in alternativa, la fortuna di partire da un capolinea, dove l’informazione viene effettivamente comunicata. Per chi sale dalle stazioni intermedie, come Nole e Mathi, l’unico consiglio è portare con sé una sfera di cristallo.
E qui arriva il colpo di genio: mentre a Cirié e Germagnano i pendolari sanno almeno dove prendere il bus, nelle stazioni intermedie l’informazione è un optional. I tabelloni non indicano nulla, le banchine restano mute, e i poveri viaggiatori scoprono solo all'ultimo che il treno tanto atteso non arriverà mai. L’alternativa? Cercare a grandi distanze una fermata del bus. A Nole e Mathi, per esempio, le fermate sono così lontane dalla stazione che chi ha una valigia o una cartella sulle spalle rischia di rimanere a piedi.
Immaginate la scena: studenti e pendolari stipati sulle banchine, qualcuno che controlla l’orologio ogni trenta secondi e altri che iniziano a correre per raggiungere una fermata che potrebbe benissimo trovarsi in un altro comune. E il tutto senza nessuna certezza di trovare posto sul bus, che nel frattempo si riempie già al capolinea.
Le soluzioni, a detta di Trenitalia, sarebbero dietro l’angolo.
Si parla di velocizzare la messa in servizio dei mezzi ex-GTT, come il primo ETR 234 revisionato che, a quanto pare, è già pronto da tempo (ma che, per qualche misterioso motivo, resta fermo ai box). Si parla di eliminare il trasbordo a Cirié, permettendo ai treni della parte bassa della linea di proseguire fino a Germagnano. Si parla, si parla, si parla... ma intanto pendolari e studenti restano a subire, con la pazienza ormai ai minimi storici.
E che dire della Regione Piemonte?
Se ne parla poco, ma la gestione complessiva di questa linea è il riflesso di un sistema ferroviario che sembra navigare a vista. Gli utenti pagano biglietti e abbonamenti, ma in cambio ricevono un servizio che definire “disservizio” è quasi un eufemismo.
In un mondo ideale, un autobus sostitutivo dovrebbe essere una soluzione temporanea e ben organizzata. Ma qui parliamo della SFM-A, dove anche l'ovvio diventa complicato. Sarebbe troppo chiedere che i bus vengano segnalati sui tabelloni in stazione? Sarebbe troppo prevedere una comunicazione chiara e tempestiva? A quanto pare, sì. E intanto gli studenti rischiano di arrivare tardi a scuola, i lavoratori a perdere ore di stipendio, e tutti gli altri a chiedersi perché continuare a prendere un treno che non c’è.
In definitiva, la situazione sulla linea SFM-A rappresenta un perfetto esempio di come non gestire una ferrovia. Un disastro quotidiano che si ripete, tra mezzi insufficienti, comunicazioni mancanti e soluzioni che sembrano sempre troppo lontane. La domanda, allora, è inevitabile: quanto ancora dovranno aspettare i pendolari per avere un servizio degno di questo nome?
Ma, forse, la vera domanda è un’altra: perché pagare un biglietto per viaggiare peggio di quanto si potrebbe a piedi?
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