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Eredità contesa: una cugina calabrese rivendica il patrimonio di Gianni Vattimo

Libri, appartamento e misteri: mancano vestiti, preziosi e una polizza milionaria. L’erede vuole donare i volumi all’Università di Torino o Barcellona

Gianni Vattimo

Gianni Vattimo

La casa di Torino di Gianni Vattimo, il filosofo morto il 19 settembre 2023, è ancora stracolma di libri, ma mancano vestiti e preziosi, dagli orologi ai quadri. È così che la descrive l'avvocato Emilio Enzo Quintieri, legale e nipote di Rita Vattimo, 89 anni, cugina di primo grado del filosofo e sua erede, residente a Cetraro (Cosenza), in Calabria.

Più di un anno dopo il decesso, la donna si è fatta avanti per l'eredità, che era stato stabilito dovesse toccare a due cugine di secondo grado. Appresa dai giornali la notizia del decesso e dell'eredità alle cugine, Rita Vattimo, aiutata dal nipote avvocato, si è procurata le prove per dimostrare la sua più stretta parentela.

Le due cugine erano diventate beneficiarie dell'eredità dopo che una sentenza del luglio scorso del tribunale civile di Torino aveva ritenuto il compagno di vita e di casa di Vattimo, Simone Caminada, "indegno" a succedergli, per la condanna di febbraio 2023 per circonvenzione d'incapace proprio ai danni del compagno. Ciò aveva reso di fatto nullo l'ultimo testamento di Vattimo in suo favore, che riguardava l'appartamento in uno stabile storico del centro, in via Po a Torino, insieme agli altri suoi beni, come il denaro, anche se sul conto corrente ci sarebbero stati prelievi e bonifici effettuati prima della morte, e la decisione su come gestire il patrimonio culturale dell'intellettuale: appunti, scritti e molti libri affidati già dal 2016 all'ateneo di Barcellona.

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"Rita Vattimo - spiega adesso il nipote e avvocato, Quintieri - è la figlia di Michele Vattimo, fratello di Raffaele, padre del filosofo. Vattimo è di origine calabrese: il padre era un agente di custodia e venne trasferito per lavoro nel 1925 al carcere di Torino. Nel 1926 sposò a Torino Rosa Richiero, madre di Gianni Vattimo, che era originaria di Pinerolo, nel Torinese. Suo fratello scelse invece di restare a Cetraro".

Vattimo, riferisce ora Quintieri, "avrebbe voluto lasciare in beneficenza alla chiesa di San Filippo Neri" gli abiti, ma sono mancanti, come altri beni, compreso "il taccuino di Fidel Castro". Sono rimasti invece molti libri, che l'ereditiera intende donare al dipartimento di Filosofia dell'università, auspicando l'intitolazione di un'aula in onore del cugino filosofo, o a Barcellona.

Mancherebbe traccia, al momento, anche di una polizza da centinaia di migliaia di euro sottoscritta dal filosofo dopo la vendita della casa di Parigi.

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