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04 Dicembre 2024 - 10:25
Nell’ex-Chiesa della Trinità di Cuorgnè, il presidio cuorgnatese di LIBERA intitolato a Luigi Ioculano ha organizzato un incontro pubblico per la Presentazione dei Beni Confiscati
Sabato 30 novembre, nell’ex-Chiesa della Trinità di Cuorgnè, il presidio cuorgnatese di LIBERA intitolato a Luigi Ioculano ha organizzato un incontro pubblico per la Presentazione dei Beni Confiscati. A Cuorgnè è da anni in funzione, presso la villa appartenuta al boss della ’Ndrangheta Bruno Iaria, un co-housing per l’emergenza abitativa, destinato a soggetti fragili ed intitolato a Lea Garofalo.
Ora, dopo varie peripezie, ci si avvia a realizzare un progetto per il Dopo di Noi nella villa di Giovanni Iaria, zio del citato Bruno e figura di riferimento per decenni della criminalità organizzata nel Canavese.
Introducendo gli interventi, la referente di LIBERA Cuorgnè Tiziana Perelli ha ricordato come si sia arrivati alla legge per la confisca dei beni sequestrati. Il sequestro era stato introdotto dalla Legge Rognoni-La Torre nel 1982 ma un altro passo in avanti avvenne nel ’96 quando, grazie a LIBERA, venne aggiunta la norma sul riutilizzo di quei beni “altrimenti finivano quasi sempre per essere riacquistati dai mafiosi”.
Il sindaco Giovanna Cresto ha sottolineato come l’assegnazione della villa alla Mastropietro sia arrivata dopo vari bandi andati deserti ed ha ringraziato il suo presidente Egidio Costanza (per tutti Gigio) : “La Mastropietro si è messa in gioco con molto coraggio viste le problematiche economiche e gestionali. Ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, come Gigio è abituato a fare quando si tratta di operare per il bene della collettività”.
L’assessore alle Politiche Sociali Elisa Troglia ha ricordato come questo territorio sia caratterizzato da tanto associazionismo e da tanto volontariato ma purtroppo anche dalla mafia. “La Mafia è fango ed il fango lo possiamo combattere solo se prendiamo la pala tutti insieme e verso un’unica direzione. Se invece ci diamo reciprocamente delle palate, le mafie vincono”. Ha anche ricordato come offrire supporto ai Comuni, nelle pratiche per l’acquisizione e l’utilizzo dei beni confiscati, sia fondamentale. Ne hanno bisogno soprattutto quelli più piccoli, che non dispongono di mezzi economici né di risorse umane adeguati per affrontare tutti i passaggi burocratici necessari. “Un Filo Rosso - ha concluso - deve collegare il bene confiscato di Cuorgnè con tutti gli altri”.
Villa Iaria a Cuorgnè
Gigio Costanza ha a sua volta sottolineato come un Bene Comune debba essere considerato di tutti: “Tutti dobbiamo lottare per una società più giusta. Nel co-housing dell’ex-villa di Bruno Iaria fino ad oggi abbiamo ospitato 40 persone afflitte da varie problematiche; ora ne abbiamo 14. È un lavoro importante quello che viene fatto”. Per precisare che la mafia non nasce dal nulla, comparendo da un giorno all’altro: “Giovanni Iaria era ben conosciuto a Cuorgnè e nel 1975 divenne addirittura assessore!”.
Il presidente onorario del Gruppo Abele Leopoldo Grosso ha ribadito che, quando un territorio viene infiltrato dalle mafie, non si può pensare a cause esogene, vuol dire che era pronto a farsi infiltrare. Anch’egli ha ribadito l’importanza di creare reti per combattere il disagio coinvolgendo quanto più possibile i cittadini nelle attività, nelle azioni che vengono compiute perché “senza il consenso e la partecipazione della società non si andrebbe lontano. La comunicazione è un altro aspetto fondamentale per la riuscita di un progetto”.
Maria José Fava, referente di LIBERA Piemonte, ha ripreso il medesimo concetto rispetto alla presenza della mafia su un territorio: “Le organizzazioni criminali ci sono quando stringono stretti rapporti con pezzi dell’economia e della politica: non si tratta di un cancro arrivato dall’esterno. La ’Ndrangheta, a Cuorgnè e nel Canavese, c’era prima dell’8 giugno 2011, quando scattò l’Operazione Minotauro, e c’è stata dopo. Nel suo ultimo libro, scritto con il figlio Stefano, Giancarlo Caselli indica 10 date significative: c’è l’8 giugno 2011 naturalmente ma c’è anche quella in cui, nel 1975, scomparve l’imprenditore Mario Ceretto, rapito ed ucciso perché si era rifiutato di cedere alle richieste mafiose”.
Anche Maria José Fava ha ribadito come “Veder riutilizzare i loro beni è una delle cose che alle organizzazioni criminali dà più fastidio. Occorre puntare su questo”.
Una sorta di monito rispetto al chiamarsi fuori di molti è arrivato dal sindaco, che ha citato le interviste volanti registrate a Cuorgnè da una troupe del TG3. “Non dico che mi sono vergognata perché non mi vergogno mai dei miei concittadini ma ci sono rimasta male: alla domanda se sapessero della presenza della Mafia, se conoscessero Giovanni Iaria, tutti si sono rifiutati di rispondere o hanno sostenuto di non averne mai sentito nulla. Non dobbiamo vergognarci di ciò che è successo perché non c’entriamo ma proprio per questo bisogna parlarne”.
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