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02 Dicembre 2024 - 11:23
"Non si può pensare di far crescere un bambino in quelle case per poi dirgli che ha una possibilità di riscatto sociale". Così, sulle colonne de La Stampa, la sindaca di Settimo Torinese, Elena Piastra o "Piastra dei palazzi", lancia il suo ambizioso piano per abbattere e ricostruire le quattro palazzine popolari di Borgo Nuovo, tra via Foglizzo, via Don Gnocchi e corso Piemonte. Una visione quasi lirica, in cui si immagina un quartiere giovane, moderno, persino con uno studentato a basso costo. Peccato che, mentre si raccontano favole sul futuro, il presente sia fatto di muffa, citofoni rotti e porte scassate.
Le quattro palazzine, costruite nel 1982 e pensate per durare appena vent’anni, hanno oggi più di 40 anni di vita e si vede. La sindaca ammette candidamente che gli edifici sono stati "manutenuti meno rispetto ad altre case popolari". Come dire: sapevamo che stavano cadendo a pezzi, ma ci siamo voltati dall’altra parte. Certo, gli appartamenti sono ancora agibili, ma basta una passeggiata nei corridoi per capire che il degrado ha già preso il sopravvento: contatori dell’acqua inefficienti, infiltrazioni che trasformano gli appartamenti in grotte e muffa che invade le pareti come un ospite indesiderato ma permanente.
Ora la sindaca propone una soluzione drastica: demolire tutto e ricostruire. Un’idea ambiziosa, non c’è che dire, con un costo stimato di 110 milioni di euro, di cui 30 milioni per abbattere le prime due palazzine. Il problema? I soldi non ci sono. Si spera di trovarli bussando alle porte di istituzioni come la Banca Europea degli Investimenti. Ma al momento siamo ancora ai sogni e alle promesse.
A rendere la situazione ancora più complicata è il fatto che queste palazzine non appartengono nemmeno al Comune di Settimo Torinese. Gli immobili sono di proprietà del Comune di Torino e gestiti da ATC, l’Agenzia Territoriale per la Casa. Una gestione, è evidente, che ha lasciato il tempo che trova. La domanda, però, sorge spontanea: quante volte la sindaca Piastra ha scritto al Comune di Torino o ad ATC per sollecitare interventi urgenti? Ha mai inviato lettere, denunce, richieste? Se queste lettere esistono, sarebbe interessante leggerle: potrebbero aiutare a capire quanto realmente l’Amministrazione settimese abbia cercato di migliorare la situazione prima di buttarsi in proclami da prima pagina.
Nel frattempo, la vita degli inquilini continua tra citofoni rotti e infiltrazioni. Piastra cita il "modello via Artom" di Torino come esempio da seguire, ma dimentica di precisare che quell’intervento risale al 2003 e ha richiesto anni di lavoro e ingenti investimenti. Borgo Nuovo, invece, è ancora un’idea sulla carta, un sogno lontano che richiederà decenni per concretizzarsi, se mai lo farà. Intanto, le famiglie resteranno a convivere con il degrado, mentre i proclami di rinascita serviranno solo a riempire articoli e conferenze stampa.
Ma c’è di più: l’ammissione che queste palazzine sono state lasciate a sé stesse per decenni suggerisce una domanda ancora più spinosa. Chi doveva vigilare? Chi ha permesso che una situazione già critica si trasformasse in una bomba a orologeria? E, soprattutto, se oggi si promette un cambiamento epocale, perché non si è iniziato con interventi concreti e immediati per dare un po’ di dignità a chi vive in quelle case?
Alla fine, l’operazione di "demolizione e rinascita" sembra più un esercizio di immagine che una reale presa di responsabilità. Si promette un futuro splendente, ma il presente resta fatto di muffa, porte rotte e promesse vuote. Forse tra dieci, quindici anni qualcuno poserà il primo mattone di questo fantomatico quartiere giovane e moderno. E nel frattempo? I cittadini potranno sempre consolarsi con i titoli di giornale.
Insomma siamo alle solite o all'ennesima presa per i fondelli di una sindaca chicchierona tutta concentrata al futuro e poco al presente, alle case, ma anche alle strade tutte rotte, ai parchi con l'erba alta, ai topi che ballano ovunque, all'illuminazione pubblica che non c'è, alla rete dell'acquedotto che fa acqua da tute le parti, alle tubature del teleriscaldamento che spruzzano vapori come in Islanda. Ma c'è qualcuno in città che ancora le dà retta?
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