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Riboldi 'annette' l'Albania per salvare la sanità: ma gli albanesi lo sanno?

L’assessore piemontese propone di importare medici dall’estero per risolvere il caos sanitario italiano, ma non è caporalato. Parola sua.

Federico Riboldi vs Albania

Federico Riboldi vs Albania

Il futuro del sistema sanitario italiano è salvo, o almeno lo sarebbe secondo Federico Riboldi, assessore alla Sanità del Piemonte. Durante il convegno organizzato da Fratelli d’Italia Valle d’Aosta, l’assessore ha lanciato una proposta tanto audace quanto surreale: «Dobbiamo guardare fuori, verso paesi come l’Albania, per portare medici e infermieri in Italia». Insomma, non proprio un piano Marshall sanitario, ma più un’operazione di annessione moderna, dove invece di espandere i confini territoriali, si allargano quelli del personale medico.

Chissà cosa ne pensano gli albanesi, improvvisamente catapultati nel ruolo di salvatori della sanità pubblica italiana. Saranno lusingati o già intenti a negoziare una qualche forma di "indipendenza sanitaria"? Perché, si sa, se c’è una cosa che il nostro Paese ama fare, è creare una nuova dipendenza senza risolvere i problemi strutturali di fondo.

Riboldi ha rassicurato tutti: «Questo non è caporalato sanitario». Ah, meno male. Per un attimo avevamo pensato che convincere giovani medici e infermieri a lasciare il loro paese per lavorare a condizioni spesso peggiori delle loro aspettative fosse esattamente quello. Ma no, è una cooperazione tra nazioni amiche, una sorta di nuova intesa balcanica al servizio del bisturi e dello stetoscopio. Certo, viene da chiedersi: è davvero così difficile migliorare il nostro sistema di formazione e trattenere i medici italiani che scappano all’estero?

«Non riusciamo più a dare risposte davanti all’opinione pubblica», ha confessato Riboldi, con il candore di chi riconosce una crisi ormai cronica. E così, ecco il grande piano: non investire in più posti nei corsi di medicina, non migliorare le condizioni di lavoro, non aumentare i fondi alla sanità pubblica. La soluzione, ovviamente, è importare risorse umane dall’estero. Non bastava dipendere dalla Cina per i microchip, ora ci mettiamo anche con la sanità albanese. Dopotutto, è tutto parte di quel «guardare fuori» che Riboldi ha tanto a cuore.

Tra un elogio al governo per l’arresto differito contro chi aggredisce i sanitari (sì, è tutto vero: se il paziente perde la pazienza rischia le manette) e un appello all’unità delle forze politiche, Riboldi ha disegnato un quadro della sanità pubblica che sembra più una tela impressionista: tanti colori sfocati e dettagli che non si capiscono. «È tempo di unirci per salvare il sistema sanitario», ha detto con fervore. Certo, non si sa bene come, ma intanto l’Albania è avvisata. E gli albanesi? Forse stanno già preparando una conferenza stampa per chiarire che non sono stati consultati.

Nel frattempo, noi italiani possiamo solo domandarci: quanto durerà questo grande esperimento sanitario? Forse, se tutto va bene, le liste d’attesa diminuiranno giusto in tempo per vedere Riboldi proporre la prossima annessione: chissà, magari il Venezuela. Ma tranquilli, non sarà caporalato nemmeno stavolta.

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