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30 Novembre 2024 - 10:01
Annata nera per il vino, ma l'Italia torna prima e supera la Francia. E il Canavese?
La produzione mondiale di vino nel 2024 ha toccato il livello più basso dal 1961, con una stima compresa tra 227 e 235 milioni di ettolitri, segnando un calo del 2% rispetto al 2023 e del 13% rispetto alla media dell'ultimo decennio. Questo declino è attribuito principalmente a condizioni climatiche avverse che hanno colpito diverse regioni vitivinicole.
Nonostante le difficoltà climatiche, l'Italia ha prodotto 41 milioni di ettolitri di vino, superando la Francia, che ha registrato una produzione di 39,28 milioni di ettolitri, in calo del 18% rispetto all'anno precedente. Questo risultato riporta l'Italia al vertice della produzione mondiale di vino.
La crescente vulnerabilità del settore vinicolo alle variazioni climatiche sottolinea la necessità di adottare strategie adattive
Le condizioni meteorologiche estreme hanno avuto un impatto significativo sulla produzione vinicola globale. In Francia, ad esempio, la produzione è scesa a 39,3 milioni di ettolitri, con una diminuzione del 18% rispetto all'anno precedente, a causa di condizioni climatiche sfavorevoli in quasi tutte le regioni vitivinicole. Anche altri paesi, come la Spagna, hanno affrontato sfide simili, con una produzione di 39,75 milioni di ettolitri, registrando un aumento del 20% rispetto al 2023, ma comunque influenzata dalle condizioni climatiche.
La crescente vulnerabilità del settore vinicolo alle variazioni climatiche sottolinea la necessità di adottare strategie adattive e pratiche viticole resilienti. L'Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino (OIV) evidenzia l'importanza di sviluppare misure per affrontare le incertezze ambientali e garantire la sostenibilità del settore nel lungo termine.
Tuttavia, questa ripresa nazionale non si riflette uniformemente su tutto il territorio, e il Canavese, storica terra di eccellenza vinicola, sta affrontando sfide significative.
Il Canavese, noto per i suoi pregiati vini come l'Erbaluce di Caluso e il Carema, ha subito pesantemente gli effetti del cambiamento climatico. Le condizioni meteorologiche avverse, tra cui piogge incessanti in primavera ed estate e una gelata tardiva a maggio, hanno compromesso la fioritura delle viti, portando a un calo della produzione fino al 50%. Questa situazione ha messo in allarme le associazioni di categoria, che evidenziano come la viticoltura torinese sia "drammaticamente in balìa del cambiamento climatico".
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