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Il dramma di Marco: un figlio spezzato dalla violenza, una madre uccisa, un futuro da ricostruire

A Torino, la storia di Marco, orfano di femminicidio, evidenzia le sfide e le lacune nel supporto ai minori colpiti.

Il dramma di Marco

il dramma di Marco: un figlio spezzato dalla violenza, una madre uccisa, un futuro da ricostruire

La violenza sulle donne è una piaga che lascia cicatrici profonde non solo sulle vittime dirette, ma anche su coloro che restano, spesso dimenticati: i figli. A Torino, la storia di Marco, un ragazzo "orfano di femminicidio", mette in luce una realtà troppo spesso trascurata. Il padre di Marco ha ucciso sua madre, lasciandolo solo e costretto a confrontarsi con un trauma devastante. La sua nuova mamma, Anna, racconta una storia di solitudine e di lotta per ottenere il supporto necessario.

Nel 2015, Marco, ancora minorenne, è stato accolto da una famiglia torinese dopo aver trascorso del tempo in una comunità. "Spesso ci si dimentica dei figli e delle figlie che in un attimo perdono tutto", afferma Anna, la madre adottiva. Marco ha dovuto affrontare la perdita di entrambi i genitori: uno fisicamente, l'altro emotivamente, rinchiuso in carcere. Una vita segnata da ferite emotive che richiedono cure costanti.

Il vuoto delle istituzioni

Anna ricorda come, dal momento in cui Marco ha lasciato la comunità, i servizi sociali si siano dimostrati assenti. "Ci hanno spiegato che il caso era complesso, ma non c'erano risorse per poterlo seguire", racconta. La famiglia si è trovata a dover cercare uno psicologo privato, un percorso che avrebbe potuto essere diverso se supportato da un'équipe specializzata. "Abbiamo puntato i piedi per ottenere un sostegno educativo", continua Anna, sottolineando l'importanza di non dimenticare il diritto di Marco a essere tutelato.

Le vittime di violenza sulle donne

Per affrontare le sfide quotidiane, Anna ha deciso di affidarsi al "progetto S.O.S." di Torino, un centro che offre supporto agli orfani di femminicidio. Dopo un primo contatto telefonico, sono iniziati i colloqui per identificare i bisogni di Marco, dall'assistenza legale agli aiuti economici. "Nessuno ci ha contattato per informarci", spiega Anna, evidenziando la mancanza di comunicazione e supporto istituzionale.

Nonostante le difficoltà, Marco ha trovato nel centro S.O.S. un luogo dove sentirsi ascoltato e non giudicato. "Gli ha fatto piacere conoscere il centro, lo frequenta volentieri", racconta Anna. Quest'anno Marco finirà le superiori e potrebbe aver bisogno di un aiuto per capire cosa fare da grande. Il progetto S.O.S. potrebbe diventare per lui un "navigatore", uno strumento per orientarsi verso un futuro migliore.

La storia di Marco è un monito sulla necessità di un cambiamento sistemico. Le istituzioni devono garantire un supporto adeguato e tempestivo ai minori colpiti da tragedie familiari. È fondamentale che i bambini e i ragazzi, vittime indirette di femminicidio, non siano lasciati soli a gestire un dolore così grande. La società ha il dovere di ricordare che il loro diritto a essere tutelati è un obbligo per lo Stato.

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