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Economia
23 Novembre 2024 - 18:25
Jean-Philippe Imparato
Di fronte alla crisi del settore automobilistico e alla scadenza del 2035 per l'addio ai motori diesel e a benzina serve avere un piano di sostegno per l'intera filiera. E dovrà arrivare dall'Unione europea, non dai singoli Paesi, tanto meno dall'Italia dopo decenni di incentivi a favore delle industrie del settore, a partire della Fiat, ora Stellantis.La casa italo-francese da parte sua conta di ripartire grazie ai nuovi modelli in arrivo.
A muoversi è il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, che in una intervista riassume la posizione che il governo presenterà insieme al Consiglio competitività contro il divieto ai motori termici dal 2035. Il ministro parla all'indomani della trilaterale tra i rappresentanti degli industriali di Italia, Francia e Germania tenutasi a Parigi.
"L'Italia non vuole cambiare l'obiettivo, ma le condizioni per raggiungerlo" ha sintetizzato, rilevando che non si può rimanere fermi ad assistere al crollo dell'industria automobilistica europea e dell'intera filiera con tutte le conseguenze in termini economici e occupazionali che ci sarebbero.
Nel documento vengono chieste risorse significative e comuni per un piano dell'automotive europeo utile a indicare la strada da percorrere per gli investimenti e gli incentivi. Con l'idea che "gli incentivi si devono realizzare a livello europeo, in modo che siano significativi, stabili e duraturi nel tempo, perché gli Stati non sono più in condizione di farlo". Insomma, spiega Urso, occorre recuperare al più presto competitività tenendo presente quanto accade in Cina e negli Stati Uniti.
Da Stellantis arriva invece un doppio messaggio. Da una parte le rassicurazioni sul fatto che la casa automobilistica non lascerà l'Italia, tanto meno Mirafiori e Torino. Dall'altro la consapevolezza che se non si vendono le auto non c'è ragione di produrle.
"Lo abbiamo detto cinquantamila volte, anche al governo Meloni: noi non lasciamo l'Italia, anzi ci investiremo risorse e professionalità. Ma non chiedetemi oggi quanto venderò: io produco ciò che vendo", ha affermato Jean-Philippe Imparato, responsabile Europa di Stellantis. Il braccio destro del ceo Carlos Tavares in una intervista si è detto convinto che "con tutti i lanci previsti già per l'inizio del 2025 il rimbalzo arriverà".
"Vorrei rassicurare chi è preoccupato, perché la protezione dell'Italia a livello industriale è totale. Però - sottolinea - vale sempre lo stesso principio: si produce quello che si vende e, se non c'è mercato, bisogna adeguarsi, altrimenti la conseguenza è trovarsi piazzali pieni e migliaia di macchine sulle spalle.
Il manager ha preannunciato che dal primo gennaio la regione Europa di Stellantis sarà gestita da Torino.Consapevole che non si tratta di produzione di auto, afferma, è un segnale tuttavia della localizzazione del business e della corporate governance a livello europeo di Stellantis nel capoluogo piemontese. "Torino è e sarà sempre più centrale: quindi nessuno può dire che chiudiamo".
È tornato intanto ad attaccare la politica ambientale e di sostenibilità della Ue il vicepremier e ministro dei Trasporti, Matteo Salvini. "Non si può fare il green deal con i 'sacrifici degli altri', cioè delle imprese e famiglie europee. Bisogna - avverte Salvini - fermare questo suicidio. Non è che si tratta solo di rivedere il green deal, si tratta di essere o ignoranti o pagati dagli altri, perché" con le attuali misure "noi licenziamo in Europa mentre Pechino assume e aumenta le sue emissioni di CO2".
"Il 2023 è stato l'anno record storico mondiale per le emissioni di Co2. Come è possibile con tutto quello che facciamo? Semplice - mette in evidenza il ministro - l'Europa nel 2023 ha ridotto le emissioni di 200 milioni di tonnellate, mentre la Cina le ha aumentate di 460 milioni e l'India le ha aumentate di 250 milioni. Bisogna arrestare questo suicidio".
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