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Sistema penitenziario in crisi: detenuto diabetico senza cure, tensione alle stelle

Un detenuto aspetta ore per il farmaco salvavita, tensione e accuse di resistenza e lesioni a Torino

Detenuto a Torino

Sistema penitenziario in crisi: detenuto diabetico senza cure, tensione alle stelle

Il sistema penitenziario italiano è scosso da un episodio avvenuto nel 2021 al carcere Lorusso e Cutugno di Torino, che riporta alla luce le criticità legate alla gestione della salute dei detenuti. Un uomo di 57 anni, recluso per scontare diverse condanne definitive, si è trovato al centro di una vicenda che solleva interrogativi sulla tutela dei diritti fondamentali all'interno delle mura carcerarie. Il detenuto, affetto da diabete e allergico a farmaci alternativi, ha atteso per otto ore il suo farmaco salvavita, essenziale per la sua sopravvivenza quotidiana. L'attesa, iniziata alle 14 e protrattasi fino alle 22, ha visto crescere la tensione fino a culminare in un presunto atto di violenza: un pugno sferrato a un agente di polizia penitenziaria.

L'episodio ha portato il detenuto davanti al tribunale di Torino, dove è chiamato a rispondere delle accuse di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali. Il 18 novembre 2024, il pubblico ministero ha chiesto un ulteriore anno di carcere per l'imputato. Un caso che mette in luce non solo le difficoltà operative all'interno delle carceri, ma anche le implicazioni legali e morali di situazioni di estrema tensione. È lecito chiedersi: come si può garantire il rispetto dei diritti umani in un contesto così complesso?

La difesa dell'imputato

L'avvocata Sheila Foti, che difende il detenuto, ha fornito una ricostruzione dei fatti che invita a riflettere. "Quel giorno di tre anni fa, il mio assistito veniva trasferito dal carcere di Firenze a quello di Torino", spiega Foti. "In precedenza, al Lorusso e Cutugno, erano già rimasti almeno una volta senza il suo farmaco salvavita. Da Firenze, invece, stava tornando con il medicinale al seguito, eppure nessuno gliel’ha somministrato per un lungo periodo".

Il sistema penitenziario italiano è in crisi

La difesa sottolinea come l'agente coinvolto non abbia mai sporto querela, chiedendo quindi il non doversi procedere per il reato di lesioni. "Ci sono stati attimi di tensione, ma il mio assistito non ha sferrato un pugno", aggiunge l'avvocata, chiedendo l'assoluzione per la resistenza. "Era un momento di assoluta tensione. Era diritto del mio assistito ricevere il farmaco all’orario prestabilito e secondo le modalità previste dalla sua terapia".

La vicenda solleva questioni più ampie sulla gestione della salute e dei diritti dei detenuti. Come si può garantire che episodi simili non si ripetano? Le carceri italiane, spesso sovraffollate e sotto pressione, devono affrontare sfide significative per assicurare che i diritti fondamentali dei detenuti siano rispettati. La sentenza, attesa il mese prossimo, potrebbe offrire ulteriori spunti di riflessione su come migliorare le condizioni di vita all'interno delle strutture penitenziarie.

Questo caso, che ha attirato l'attenzione dei media e del pubblico, rappresenta un microcosmo delle difficoltà quotidiane affrontate dai detenuti e dal personale penitenziario. È un richiamo alla necessità di un sistema più efficiente e umano, capace di rispondere alle esigenze sanitarie e di garantire il rispetto dei diritti umani. La storia del detenuto di Torino è un monito per tutti noi: la giustizia non si esaurisce con la detenzione, ma continua nel rispetto della dignità e dei diritti di ogni individuo.

                                                                                                                                           

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