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16 Novembre 2024 - 13:07
La crisi dell'auto colpisce il polo dell'acciaio del Canavese
La crisi globale del settore automobilistico sta lasciando un segno profondo nel cuore industriale del Canavese, un'area storicamente nota per la sua eccellenza nella lavorazione a caldo dell'acciaio. Tra Busano, Rivara e Forno Canavese, si concentra uno dei poli più importanti d'Europa per lo stampaggio dell'acciaio, dove circa un terzo delle lavorazioni italiane prende vita. Tuttavia, l'attuale congiuntura economica sta mettendo a dura prova questo distretto, con una produzione in calo del 25% e un aumento vertiginoso della cassa integrazione, che ha raggiunto un incremento del 130% dall'inizio dell'anno.
Il Canavese, con le sue quaranta aziende e circa 2500 addetti, rappresenta un pilastro fondamentale per l'industria automobilistica italiana ed europea. Qui si producono componenti essenziali per cambi, freni e assali, destinati a veicoli di ogni tipo, sia per il mercato interno che per quello estero. Tuttavia, la crisi del settore auto ha innescato una reazione a catena che ha colpito duramente anche la produzione di pezzi per mezzi pesanti. Se le auto restano invendute, la domanda per i tir diminuisce, costringendo le aziende a ricorrere massicciamente alla cassa integrazione.
La crisi sta colpendo le aziende automobilistiche
Dino Ruffatto, direttore dell'Unione Stampatori Acciaio, ha recentemente confermato questo quadro preoccupante in un servizio della Rai. "La situazione è critica", ha dichiarato, sottolineando come le ore di cassa integrazione siano aumentate in maniera esponenziale. Le aziende del distretto stanno cercando di diversificare la loro produzione, ma l'automotive rimane un settore trainante, e la sua crisi si riflette inevitabilmente sull'intero comparto.
La crisi attuale evidenzia l'urgenza di sviluppare strategie economiche e industriali che possano stabilizzare il settore, proteggendo l'occupazione e l'economia locale. È necessario un intervento mirato che possa sostenere le aziende nella transizione verso nuovi mercati e tecnologie, riducendo la dipendenza dall'automotive. La diversificazione potrebbe rappresentare una via d'uscita, ma richiede investimenti e una visione a lungo termine.
Le prospettive per il futuro non sembrano rosee. Senza un'inversione di tendenza, il rischio è che il Canavese possa perdere il suo ruolo di leader nella lavorazione dell'acciaio, con gravi ripercussioni sull'occupazione e sull'economia locale. La crisi del settore auto è un monito per l'intero sistema industriale italiano, che deve affrontare le sfide della globalizzazione e della transizione ecologica con determinazione e innovazione.
In questo contesto, l'appello alle istituzioni è chiaro: è necessario un sostegno concreto per le aziende e i lavoratori del Canavese. Politiche fiscali e incentivi per l'innovazione potrebbero rappresentare un primo passo verso la ripresa. Solo attraverso un'azione coordinata tra governo, imprese e sindacati sarà possibile superare questa crisi e garantire un futuro sostenibile per il polo dell'acciaio del Canavese.
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