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Stazioni abbandonate e disservizi per i pendolari: il piano della Regione tra promesse e realtà

La Regione annuncia un piano di valorizzazione da 1,8 milioni per Porta Milano, ma i consiglieri PD denunciano: "Troppi disservizi, poche risposte concrete per i pendolari piemontesi"

Stazioni abbandonate e disservizi per i pendolari: il piano della Regione tra promesse e realtà

La Regione Piemonte torna a parlare di riqualificazione delle stazioni ferroviarie dismesse e di potenziamento della rete ferroviaria. Un progetto ambizioso, certo, ma i pendolari piemontesi si chiedono quando, se mai, queste promesse prenderanno davvero forma. Gianluca Vignale, assessore ai Trasporti, ha illustrato il piano durante un incontro in Commissione. "Nel piano della Regione di valorizzazione dei beni pubblici – ha dichiarato Vignale – abbiamo un milione e ottocentomila euro per la stazione Porta Milano di Torino, nota come Ciriè-Lanzo. Questo sarà il primo passo per restituire alla collettività spazi dedicati alla cultura, all’attività associativa e ai servizi".

Una cifra, quella stanziata, che sembra importante, ma che suona come una goccia nel mare di ciò che servirebbe per rimettere in sesto un sistema ferroviario che, tra ritardi cronici e infrastrutture inadeguate, sta letteralmente abbandonando i suoi utenti.

Durante la seduta, presieduta da Mauro Fava, sono intervenuti rappresentanti di Rfi e Trenitalia per illustrare il loro piano di investimenti in Piemonte, stimato in 30,6 miliardi di euro. Ma, come sottolineato dai consiglieri Nadia Conticelli e Alberto Avetta del PD, tra l'enorme somma in gioco e la realtà quotidiana dei pendolari, c'è di mezzo un abisso.

"Ad ascoltare Rfi e Trenitalia, le ferrovie piemontesi sembrerebbero in perfetta forma, ma i pendolari raccontano tutt’altra storia", ha dichiarato Conticelli con tono pungente.

"Cancellazioni, ritardi, carrozze affollate, stazioni abbandonate e spesso chiuse, bus sostitutivi che non bastano e un sistema informativo ridotto all’osso – questa è la vera condizione dei nostri trasporti", ha aggiunto Avetta.

La proposta di riqualificazione di Porta Milano è solo una piccola parte di un programma che appare molto più vasto sulla carta, con l’assessore Vignale che ha promesso "di coinvolgere Comune, Circoscrizioni, enti locali, terzo settore e privati per riportare questi luoghi a servizio del territorio".

Tuttavia, i consiglieri di opposizione hanno espresso profonda insoddisfazione per quello che definiscono "l’ennesimo libro dei sogni", privo di risposte concrete. Nadia Conticelli ha messo in guardia sulle conseguenze di questo vuoto operativo: "Un patrimonio abbandonato diventa un luogo sensibile e vulnerabile, soprattutto in contesti urbani dove il degrado e l’insicurezza sono già problemi reali".

La situazione, secondo Silvio Magliano (Lista Cirio) e Alberto Unia (M5S), non riguarda solo Porta Milano: "La stazione Dora – ha commentato Avetta – ha un progetto culturale e di aggregazione in attesa da anni, ma finora abbiamo visto solo tavoli di discussione e belle intenzioni. La vera preoccupazione è per l’ex stazione Madonna di Campagna, per la quale manca totalmente un piano".

treni

Nel frattempo, Rfi e Trenitalia rassicurano con dati che dovrebbero far tirare un sospiro di sollievo, ma che faticano a convincere i consiglieri regionali e, ancor meno, i viaggiatori. Gli 800 treni giornalieri, i 43 milioni di passeggeri annui e l’acquisizione di 71 nuovi convogli che abbasseranno l’età media dei treni a 6 o 7 anni entro il 2026 sono numeri notevoli, certo, ma cosa significano concretamente per chi ogni giorno affronta il disagio di un sistema in perenne ritardo? Anche qui, come fanno notare i consiglieri, la differenza tra le dichiarazioni ufficiali e la realtà è sconcertante.

L’audizione, come ha concluso Mauro Fava, è stata costruttiva, ma forse più per evidenziare l'urgenza di risposte immediate che per fornire soluzioni: "Abbiamo chiesto a Rfi e Trenitalia di tornare in Commissione, perché troppe domande sono rimaste senza risposta. La necessità di un confronto costante è evidente".

Anche se, per i pendolari piemontesi, la speranza di vedere cambiamenti significativi appare più lontana di quanto i numeri e le promesse facciano sperare.

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