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A Ivrea si muore d'infarto ma l'emodinamica passa da Ciriè. La parola al Comitato

Il comitato chiede un’audizione, ma il sindaco propone solo un incontro. Servizio h24 solo sulla carta, mentre Ivrea resta dipendente dai medici di Ciriè

Andrea Cantoni e Nella Franco

Andrea Cantoni e Nella Franco

Una richiesta di audizione inviata al sindaco e alla Commissione Servizi Sociali e Sanità, presieduta da Nella Franco e composta anche da Habib Benoukaiss, Andrea Gaudino, Massimiliano De Stefano e Antonio Cuomo. A richiederla è Anna Maria Zanelli, presidente del Comitato per l’Ospedale di Ivrea e del Canavese. Poi fai due telefonate e ti accorgi che tra i componenti della Commissione nessuno ne sa niente. Ne fai altre due e spunta una comunicazione della segreteria del sindaco, in cui il Sindaco Matteo Chiantore chiarisce che il 15 novembre alle ore 10.00 incontrerà una delegazione del Comitato affiancato dalla Presidente della Commissione Servizi Sociali e Sanità, Nella Franco, e dalla Vicesindaca Patrizia Dal Santo.

“Si tratterà - si specifica - di un incontro, non di un'audizione in Commissione Sanità, come lascia intendere la vostra comunicazione…”.

E qui ci potremmo anche accapigliare sul significato di audizione, su che cosa siano gli “auditi”, o sulle differenze tra un incontro formale o informale. Ancor peggio, potremmo arrovellarci come sia venuto in mente al Comitato di chiedere un incontro alla Commissione e non al sindaco e se ci sia lo zampino di qualche consigliere comunale di minoranza. Infine sul significato del botta e risposta. Potremmo farci mille domande ma non ne caveremmo un ragno dal buco. Sullo sfondo il rischio di oscurare quello che, non solo a prima vista, sembra uno dei problemi sanitari più gravi mai affrontati dalla sanità eporediese.

infarto

Una battaglia che in tanti vogliono combattere per garantire un servizio di emodinamica davvero h24, essenziale per salvare vite umane in caso di infarto. Sulla carta c’è, nei fatti non proprio.

Il numero di emodinamisti presenti è semplicemente insufficiente. Uno solo, oltre al primario Walter Grosso Marra, non basta infatti a coprire il fabbisogno di un’intera area. Per garantire un’attività continua, ci vorrebbero almeno altri tre specialisti, che in verità ci sono, ma non sono esattamente a portata di mano: arrivano da Ciriè.

Si fanno più di un’ora di viaggio all’andata e altrettanta al ritorno, sottraendo tempo a un turno che dovrebbe durare otto ore.

Risultato? In realtà lavorano solo sei ore, e nel frattempo i “buchi” nella copertura oraria si fanno sempre più evidenti.

Vi sentireste sereni a vivere o lavorare a Ivrea, sapendo che in caso di infarto l’emodinamica potrebbe essere scoperta proprio nel momento del bisogno?

Certo che no, e infatti, il sentimento più diffuso è unanime: sganciarsi da Ciriè prima che si può.

Non viene detto apertamente, ma lo si percepisce chiaramente tra gli operatori sanitari, i pazienti e i cittadini. La richiesta è più che legittima, vista la posizione geografica dell’Alto Canavese e dell'Eporediese, due dei territori più distanti da Torino nell’intera ASL TO4.

Per fare un paragone, Chivasso può contare sul vicino San Giovanni Bosco, mentre Ciriè dista dal capoluogo solo pochi chilometri. E Ivrea? Resta nell’ombra, aggrappata a un sistema che non funziona come dovrebbe.

Il 15 novembre il Comitato chiederà al sindaco Matteo Chiantore di occuparsene. Lo chiederà al direttore generale dell’Asl To4 Stefano Scarpetta, ormai in scadenza, e, se non bastasse, pure all’assessore regionale Fabrizio Riboldi. Vuole farne, giustamente, anche una questione politica capace di unire tutte le forze presenti in consiglio comunale. Ce la farà? Boh!

“Il fatto che il sindaco non ci abbia comunicato l'esistenza di una mail a noi intestata, contenente una chiara richiesta da parte del comitato, è estremamente deludente” - stigmatizza a questo proposito il consigliere comunale Massimiliano De Stefano - “La decisione di convocare un incontro a porte chiuse con la sua maggioranza solleva seri interrogativi sulla trasparenza e sull'integrità delle sue intenzioni. È evidente che c'è qualcosa che non vuole rivelare o, peggio ancora, qualcosa che non può fare. Chiediamo, quindi, che ci venga chiarito quali siano le sue intenzioni. Nel frattempo, stiamo preparando un'interpellanza per comprendere appieno il motivo di questa situazione…”.

Storia di un'emodinamica

L’Emodinamica di Ivrea è aperta 24 ore su 24, sette giorni su sette, almeno sulla carta, dal maggio del 2016. Prima di allora, l’attività era stata avviata in via sperimentale nel giugno 2013, con un orario ridotto e per soli due giorni alla settimana.

Le prestazioni fornite dal laboratorio di emodinamica sono vitali per la gestione delle emergenze cardiologiche. Coronografie e angioplastiche sono esami cruciali per diagnosticare e trattare tempestivamente ostruzioni coronariche, spesso causa di infarti. Ma se la macchina sanitaria si inceppa, ogni secondo perso può fare la differenza tra la vita e la morte.

In un comunicato stampa del 2016, l’azienda sanitaria si vantava di essere riuscita a garantire un servizio h24 su entrambe le sedi, Ivrea e Ciriè, grazie all’unica équipe di emodinamisti a disposizione. Il messaggio era chiaro: sono i medici a muoversi, non i pazienti. Peccato che questo “vanto” si scontri con una realtà fatta di lunghe distanze, viaggi estenuanti e turni ridotti. Un sistema che, a conti fatti, non sembra in grado di rispondere in modo adeguato alle esigenze di emergenza-urgenza che possono presentarsi improvvisamente. Ivrea, insomma, non ha l’autonomia necessaria per garantire un servizio efficiente, e la dipendenza da Ciriè si fa sempre più pesante.

Ma cosa vuol dire esattamente Emodinamica e perché è così importante? L’emodinamica è quella branca della cardiologia che si occupa di studiare il comportamento del sangue in movimento nei vasi sanguigni, in particolare nelle arterie coronarie che portano sangue al cuore. Queste arterie, purtroppo, sono soggette a una patologia chiamata aterosclerosi, che consiste nell’accumulo di depositi di grasso all’interno dei vasi, ostacolando il passaggio del sangue. Quando questo flusso si riduce troppo, il cuore soffre di ischemia, una condizione pericolosa che può portare a conseguenze devastanti come l’infarto miocardico.

infarto

In caso di infarto, ogni secondo è prezioso. La terapia più efficace per salvare una vita è l’angioplastica primaria, una procedura che prevede l’introduzione di cateteri nelle arterie occluse per riaprirle. Ma per far funzionare questo sistema, serve una disponibilità immediata di personale specializzato, h24.

E qui nasce il problema: se un paziente arriva al Pronto Soccorso di Ivrea durante uno dei “buchi” nella copertura dell’emodinamica, la sua vita potrebbe essere seriamente a rischio. È come avere un’ambulanza senza autista, pronta ma inutilizzabile.

Ivrea non può continuare a essere trattata come un satellite di Ciriè, eppure è proprio quello che sta succedendo. Le promesse di efficienza e i numeri forniti dalle autorità sanitarie non possono nascondere una realtà fatta di carenze e inefficienze strutturali.

La geografia non si può ignorare, e l’Alto Canavese e l’Eporediese meritano un’attenzione specifica, non di essere costantemente dipendenti da un ospedale che dista più di un’ora.

In definitiva, la questione è chiara: Ivrea ha bisogno di indipendenza, di un servizio di emodinamica che sia realmente in grado di funzionare h24, senza dover dipendere dai medici che devono percorrere chilometri su chilometri per arrivare sul posto.

L’infarto non aspetta, e neanche i cittadini dovrebbero farlo. Il tempo è vita, e qui si sta perdendo troppo tempo.

Lo sta perdendo per assurdo anche il sindaco di Ivrea, Matteo Chiantore, nella sua qualità di presidente della conferenza dei sindaci dell'Asl To4, che è l'organo politico dell'azienda.

Cosa dovrebbe fare? Mettere questo problema all'ordine del giorno della prossima assemblea…

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