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04 Novembre 2024 - 21:47
Elkann
Il mercato dell'auto continua a viaggiare in retromarcia, e ottobre si è chiuso con un ulteriore segno rosso. In tutto, solo 126.488 nuove immatricolazioni, il 9% in meno rispetto allo stesso mese del 2023. Dall'inizio dell'anno, le vendite di auto in Italia sono cresciute di uno scarso 0,096%, toccando appena 1.328.663 unità. In un settore che sembra più bloccato dei parcheggi cittadini all’ora di punta, persino le tanto decantate elettriche registrano una battuta d’arresto: a ottobre, la loro quota di mercato è ferma al 4%, in calo dal 5,2% di settembre. Le ibride plug-in? Stabili al 3,4%, con un mercato “elettrificato” totale di un modesto 7,4%.
Eppure, non è solo una questione di vendite. La filiera automotive vede il suo futuro traballare tra tagli ai fondi e una politica che appare in folle sulla transizione energetica. Il taglio di 4,6 miliardi al Fondo automotive ha suscitato reazioni furibonde da parte delle associazioni di settore, e l'Unrae non ha risparmiato accuse. Senza una linea chiara, lamentano, l’incertezza regna sovrana, mentre il 14 novembre si avvicina, con il tavolo convocato dal ministro Adolfo Urso per cercare di mettere mano a un settore che, da locomotiva economica, sembra ora una vecchia vettura da rottamare.
Ma lo sguardo non è puntato solo su Roma. A Bruxelles è guerra aperta con Pechino: la Cina ha presentato un ricorso alla WTO per i nuovi dazi imposti dall’UE sulle e-car cinesi, intensificando le tensioni commerciali e gettando ulteriore benzina su un mercato già fragile. Mentre si combatte a colpi di carta bollata, i colossi come Stellantis, che in Italia ha chiuso ottobre con un drammatico -27,8%, non fanno che incassare il colpo.
Stellantis è l’emblema della crisi: 31.924 immatricolazioni in ottobre, una caduta libera che porta la sua quota di mercato giù dal 31,7% al 25,2%. Nei primi dieci mesi, il gruppo ha venduto 397.232 vetture, l'8% in meno rispetto allo stesso periodo del 2023. Eppure, in questo deserto di numeri in picchiata, c'è una piccola oasi di speranza chiamata Jeep Avenger, che si conferma il SUV più venduto in Italia. Una magra consolazione per un gruppo che si è visto ridimensionare le sue ambizioni in un mercato in cui la sola crescita degna di nota è quella delle scorte invendute.
Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, non le manda a dire: mentre le vendite calano, il governo taglia i fondi per il settore. Un circolo vizioso, denuncia, che finisce per soffocare quel poco di domanda rimasta. Per l’Unrae, è urgente rifinanziare l'Ecobonus e rivedere la decisione di tagliare il Fondo automotive, indispensabile per centrare gli obiettivi di sostenibilità imposti dall’UE. Intanto, Federauto invoca una strategia chiara: serve un piano triennale di riforma fiscale a sostegno delle piccole e medie imprese, travolte dalla crisi.
A complicare ulteriormente il quadro arriva la visita di Carlos Tavares, CEO di Stellantis, allo stabilimento Maserati di Modena. Una visita che ha infiammato i cuori (e i cartelli) dei lavoratori, che hanno subito organizzato uno sciopero di quattro ore: "Guadagna come mille di noi, non lo vogliamo!" recita uno degli slogan. La FIOM CGIL ha mobilitato un presidio di protesta, sottolineando il divario tra gli stipendi dei dirigenti e quelli degli operai, mentre lo stipendio annuo di 37 milioni di euro del CEO campeggia come un monito. Per molti lavoratori, Tavares è il simbolo di un sistema che, in mezzo alla crisi, trova ancora risorse per i super stipendi, ma fatica a sostenere il lavoro operaio.
Per i sindacati, la visita di Tavares è un segnale di allarme per il futuro di Maserati. Le voci su una possibile dismissione del marchio o addirittura una vendita fanno tremare il personale, già provato dalla chiusura dello stabilimento di Grugliasco. "Maserati ha bisogno di nuovi modelli per essere rilanciata", insistono i rappresentanti dei lavoratori, chiedendo trasparenza e una strategia chiara per il futuro. Al momento, però, gli operai si trovano a lavorare appena 4-5 giorni al mese, e il 2024 è stato per Maserati il peggior anno della sua storia. Il 2025, senza interventi drastici, non promette nulla di diverso.
In un contesto così critico, anche l’Unione Europea si mostra delusa. I numeri parlano chiaro: a ottobre sono state immatricolate appena 126.488 vetture, e Stellantis ha chiuso il mese con un calo del 27,8%. Le difficoltà non sono isolate: l’intero settore soffre e il presidente Quagliano del CSP non nasconde l’amarezza per il taglio dei fondi statali. Secondo il CSP, il 2024 si chiuderà, con ottimismo, a quota 1.600.000 immatricolazioni. Ma ricordare i livelli del 2001, con oltre 2,4 milioni di auto vendute, è quasi un’operazione nostalgica, un’epoca in cui il mercato automobilistico italiano era tutt’altro che stagnante.
Per Stellantis, così come per l’intero comparto, le sfide sono evidenti: innovazione, nuovi modelli, un rapporto migliore con i lavoratori e una strategia governativa che non venga modificata ogni anno. La visita di Tavares, tra le proteste e il disincanto, potrebbe aprire un dialogo o lasciare l’ennesimo strascico di insoddisfazione.
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