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Cronaca

Il ritorno di Spatari della Torteria: in tribunale a Ivrea contro i vigili di Chivasso

Nell'udienza di fronte al giudice Scanavino ha denunciato sette mesi di vessazioni che avrebbe subito dal Comune

Chivasso

Rosanna Spatari della Torteria

«Mesi di vessazioni continue avrebbero messo a dura prova anche Dio». Così Rosanna Spatari, l’altro pomeriggio, pasionaria della Torteria, ha cercato di difendersi dalle accuse di oltraggio a pubblico ufficiale, rivolte agli agenti di Polizia Municipale giunti per controllare e identificare gli avventori del suo locale.

Rosanna Spatari è a processo insieme al fratello Nicodemo per le offese che, secondo l’accusa, i due avrebbero rivolto agli agenti in un paio di occasioni, tra gennaio e febbraio 2021, in piena pandemia Covid-19. Alla vista delle divise, Spatari e il fratello avrebbero insultato le forze dell’ordine, impegnate a chiedere i documenti ai clienti del bar.

Rosanna Spatari in piazza a Chivasso

Davanti al giudice monocratico Edoardo Scanavino e rispondendo alle domande del pm e del suo legale, l’avvocato Alessandro Fusillo, Spatari ha denunciato sette mesi di vessazioni. Alla domanda del Pm sul perché avesse adottato quel comportamento, la risposta dell'ex commerciante chivassese è stata lunga ed articolata. Un susseguirsi di spiegazioni «a partire dal fatto - ha detto - che avevo informato tutte le forze di polizia che man mano intervenivano per sanzionare gli avventori, spiegando che era in atto una forma di disobbedienza civile, prevista dall'ordinamento giuridico. Pertanto, il mio comportamento era consono a tale disobbedienza. Le parole forti erano una reazione proporzionale ai continui e reiterati controlli, con elevate sanzioni amministrative, in risposta a mesi di continue vessazioni.

Rimanere aperti e non rispettare le disposizioni normative è un diritto inalienabile; la disobbedienza per necessità o pericolo è contemplata dall'Art. 54 del codice penale. Con solo due rate da 600 euro e pochi altri spiccioli previsti come aiuto alle partite IVA dal governo, dopo quasi un anno era diventato impossibile coprire tutte le spese di molte imprese italiane, come la mia, incluse quelle accessorie come casa, cibo e vestiti. Migliaia di aziende hanno chiuso definitivamente tra il 2020 e il 2021».

«Sono stata messa a dura prova per sette mesi - ha detto -: controlli e sanzioni continue, anche quando si poteva consumare fuori, poi solo d'asporto, poi solo seduti all'interno, poi solo al bancone, poi chiusura alle 18:00... un circo infinito di assurdità. Controlli quasi quotidiani, con minacce di sanzioni, obbligandomi a far uscire i clienti o a non farli entrare nemmeno per andare in bagno, hanno creato un atteggiamento di sfida da entrambe le parti: più restavo ferma sulla mia posizione, più le forze di polizia si accanivano.

Gli screzi derivavano dal fatto che, ogni volta che chiedevo loro di identificarsi o indicare la legge e il titolo che li autorizzava ai controlli, non ricevevo risposte o mi veniva detto che bastava la divisa. L’unica arma a disposizione di un cittadino che subisce un abuso è la denuncia, ma ciò diventa possibile solo se si può identificare il soggetto, con nome e matricola o almeno dal viso, che in quel periodo era coperto dalle mascherine sanitarie, rendendo ciò impossibile».

Alla domanda su quando ha deciso di adottare un simile comportamento, Spatari ha risposto che «confrontandomi con amici che hanno locali pubblici e lavorano all'estero, in Spagna, Francia e Germania, era emerso che i governi esteri indennizzavano gli imprenditori con somme mensili dagli ottomila ai quindicimila euro direttamente sul proprio conto, e ai lavoratori veniva comunque versato lo stipendio. In Italia, invece, praticamente nulla o somme irrisorie, per le quali era addirittura necessario fare richiesta tramite commercialisti o CAF. Questo, unito alla scelta di tutelare la propria salute rifiutando l’uso di un siero sperimentale, chiamato vaccino, ha rafforzato la disobbedienza, dividendo nettamente la popolazione in due fazioni.

In un gioco di potere culminato in una retata nel maggio 2021, con quasi 150 agenti tra varie forze di polizia, il locale "La Torteria" è stato chiuso con la violenza che contraddistingue certi governi, causando un danno economico, d'immagine e morale per sette mesi, fino alla sentenza della Cassazione che ha confermato l'assenza di reato. Tutto ciò ha portato a una perdita economica totale del mio patrimonio, con uno sfratto per morosità senza notifica e senza effettiva morosità... il che la dice lunga sul funzionamento e sui tempi della legge e della magistratura. Mesi di vessazioni continue avrebbero messo a dura prova anche Dio».

Tra i testimoni indicati dall’accusa, ovvero la procura di Ivrea, è stata ascoltata in aula un’agente in servizio presso il comando di via Siccardi, intervenuta una di quelle mattine insieme ai colleghi davanti alla Torteria: «Eravamo stati inviati dalla nostra centrale perché quella mattina ci avevano segnalato un via vai dalla Torteria. E quando siamo arrivati, abbiamo iniziato a identificare gli avventori, ma la Spatari ci ha impedito di entrare. In quel periodo era consentita solo la consumazione da asporto, e abbiamo elevato un verbale amministrativo, previsto dal Dpcm del Governo».

A Chivasso Rosanna Spatari se la ricordano tutti quanti. E' stata una figura centrale di un acceso dibattito legale e sociale non solo nella sua città, ma nell'Italia intera, nota per essere la proprietaria della "Torteria," un bar pasticceria che durante i periodi di lockdown del 2020 e 2021 ha sfidato le restrizioni imposte dal governo italiano.

Spatari ha deciso di mantenere aperto il locale nonostante i divieti, attirando l’attenzione della stampa nazionale e delle autorità. Inizialmente la "Torteria" è stata chiusa dalla Procura, e Spatari ha affrontato un lungo iter legale per difendere il suo diritto di restare aperta, sostenendo di agire in difesa delle libertà fondamentali e della dignità individuale.

Spatari ha affrontato, negli anni, diverse battaglie legali, la Torteria ha chiuso e, alle ultime amministrative, si è anche candidata - senza essere eletta - alle elezioni regionali del Piemonte nella lista Libertà.

Tra le varie sentenze, la Cassazione ne ha infine emessa una particolarmente significativa in favore di Spatari, dichiarando illegittime alcune misure adottate nei suoi confronti, il che ha rafforzato la sua posizione simbolica come oppositrice alle restrizioni pandemiche, portandola ad essere identificata da molti oppositori delle restrizioni del governo per la pandemia come la “leonessa” di Chivasso.

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