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Commercio
30 Ottobre 2024 - 10:38
Stefano Faletti e Fabrizio Fossati
I profondi cambiamenti nelle abitudini dei consumatori, la crisi dei prezzi, gli eventi geopolitici e molteplici fattori stanno mettendo a dura prova la tenuta del commercio, almeno per quanto riguarda i negozi di vicinato. A Ciriè è il settore dell’abbigliamento a subire le ripercussioni maggiori, soprattutto a causa della migrazione degli acquisti verso le piattaforme internazionali di e-commerce.
Una consuetudine che avvalora un’amara uguaglianza: più pacchi consegnati, meno negozi al dettaglio.
Le evidenze sono tangibili per il comparto dell’artigianato. Sempre più attività di questo tipo infatti, piegate dal rincaro delle materie prime, dagli alti costi della produzione e da un senso di profonda sfiducia verso il futuro, sono costrette alla chiusura. Parliamo di negozi storici, a conduzione familiare, quelli portati avanti negli anni attraverso il duro sacrificio.
Un impegno che a questo punto diventa insostenibile per le nuove generazioni.
Una via d’uscita? Fare fronte comune è la scelta su cui ha puntato Ciriè, come insegnano i Distretti del Commercio, strumenti che nati in piena emergenza Covid continuano ad essere motore essenziale per il mantenimento dell’occupazione, per la gestione delle attività e la valorizzazione del commercio.
Anche perché oggi la crisi colpisce un po' tutti e tutto: “Dall’abbigliamento ai giocattoli – ha spiegato Stefano Faletti, presidente Ascom Ciriè - registriamo una profonda contrazione nei consumi su ogni settore o categoria. In fondo, le nostre problematiche riflettono in piccolo quello che si evidenzia sull’interno territorio nazionale. Prima la pandemia poi la guerra con l’aumento dei prezzi energetici, del carburante e di tutti i beni essenziali”.
Tutto questo secondo Faletti: “Genera una paura all’acquisto di tutti i beni non strettamente necessari. Le persone stanno iniziando ad acquistare in maniera molto più oculata visto che all’aumento dei prezzi non corrisponde una crescita evidente in busta paga”.
La situazione economica è dunque complessa. “In più – aggiunge – l’aumento del costo del denaro sta scoraggiando molti a fare impresa. È diventato impossibile per qualsiasi azienda fare business. È un momento complicato sotto tanti punti di vista, talvolta si creano delle euforie improvvise alternate a stati di panico irrimediabili”.
In questo momento dunque: “Diventa necessario specializzarsi, incrementare i servizi alla vendita. Insomma fare quello che l’online non riesce a fare, dare al cliente quello che l’e-commerce non può dare”.
Già, perché dentro la crisi c’è anche, e specialmente, l'e-commerce: “Dobbiamo continuare a contrastarlo. I negozi fisici sono un valore aggiunto perché conferiscono controllo e sicurezza sul territorio ma anche appetibilità. Una città senza negozi è meno sicura per chi ci vive e meno appetibile per il turista. Se ci pensiamo – riflette Faletti - anche i nostri centri commerciali sono stati realizzati tendo ben presente questo principio: cercando di imitare i centri storici della città, il bello dell’acquisto è l’esperienza in sé”.
Negozio di abbigliamento
Lo shopping online sta diventando dunque un vero cruccio per i negozi di abbigliamento: “Sono quelli che soffrono maggiormente la competizione online". E i saldi estivi non hanno aiutato: "Il settore viene da un periodo particolare. Quest’anno purtroppo è stata una stagione molto strana da un punto di vista climatico: l’estate è partita tardi, luglio è stato un mese particolarmente piovoso e così anche gli acquisti durante i saldi non hanno dato gli effetti sperati”.
C’è tuttavia dell’ottimismo: “Nonostante tutto la città di Ciriè sta reggendo abbastanza bene, non stiamo riscontrando una particolare desertificazione dei negozi nella zona centrale”. C’è chi chiude? “Sono per lo più le attività legate all’artigianato o i negozi storici di nuove generazioni che non hanno portato avanti l’attività di famiglia. Ma in città chiudiamo con un saldo positivo”.
In più: “Grazie all’iniziativa della regione Piemonte che ha concesso finanziamenti a fondo perduto per il miglioramento degli esterni, 38 aziende del territorio idonee ai parametri, hanno potuto beneficiare di fondi fino a 3mila e 500 euro. Questa iniziativa sarà rinnovata per i prossimi mesi. Un bell’aiuto da parte della Regione, in un momento in cui il commercio sta subendo una notevole contrazione”.
Cosa accadrà nei prossimi mesi? “Difficile prevedere quale sarà lo scenario. Il consumatore cambia velocemente – chiude Faletti – ma restiamo positivi e continuiamo a rinnovarci, cambiando l’offerta in base alle esigenze dei nostri consumatori. Contiamo a spenderci come stiamo facendo con i Distretti Urbani del Commercio, grazie alla collaborazione con il comune”.
A commentare lo stato di saluto del commercio ciriacese è stato lo stesso assessore al commercio di Ciriè, Fabrizio Fossati: “Il tessuto commerciale ciriacese è vivace ed è caratterizzato dalla compresenza in città di molteplici tipologie di attività. Questo ha permesso a Cirié nel corso degli anni di essere un riferimento per il circondario, sia per gli acquirenti spesso alla ricerca di un unico luogo in cui effettuare gli acquisti, motivo per cui abbiamo spesso definito la nostra città un centro commerciale naturale, sia per le attività stesse perché una città vivace attrae inevitabilmente altre insegne in un circolo virtuoso positivo e allettante”.
“Purtroppo - spiega Fossati - gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un cambio delle abitudini di consumo delle persone anche dovuto all’impatto della pandemia che ha portato una diffusione su larga scala di nuovi modi di acquistare e consumare. Ciononostante il nostro tessuto commerciale si è difeso negli anni”.
Una resistenza possibile grazie ai lavori di riqualificazione avviati negli ultimi anni: “Abbiamo reso ancor più bella e invitante via Vittorio Emanuele II e dintorni, il Viale di corso Martiri della Liberà e lo stesso Palazzo D’Oria. Questo ha permesso a tanti esercizi commerciali di disporre dehors, di passeggiare per il centro senza il rumore del traffico, scoprendo un nuovo modo di vivere la città e di fare acquisti”.
Stando ai numeri: “Non ci sono spazi commerciali liberi nella via centrale – afferma Fossati – a dicembre del 2022 le attività cittadine registrate erano 444 mentre al 31 dicembre 2023 440. Un calo fisiologico di sole 4 unito che conferma la buona salute del nostro commercio se pur nella generale difficoltà che i consumi stanno registrando in tutta Italia”.
E adesso? “Continueremo a sviluppare iniziative di sostegno al commercio, come quelle legate al Distretto Diffuso del Ciriacese, continueremo a calendarizzare eventi attraenti durante tutto l’anno perché piacciono a chi ci viene a trovare e inducono le persone a soffermarsi nel centro, a viverlo con ancora più entusiasmo”.
“In tutto ciò – chiude l’assessore – mi sento di fare un invito: compriamo nei nostri negozi, rivolgiamoci al commercio di prossimità e non solo all’e-commerce perché permette alle nostre città di rimanere vive e belle, non mere costellazioni dei centri urbani più grandi”.
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