Data più volte sul viale del tramonto, la leader italo-indiana Sonia Gandhi si prepara alla sua più dura battaglia contro la destra nazionalista che i sondaggi danno per favorita nelle elezioni legislative a partire dal 7 aprile. Per vincere la sfida con il suo eterno rivale, il 'falco' Narendra Modi, che guida il partito di destra del Bharatya Janata Party (Bjp), la presidente del Congresso dovrà sfoderare gli artigli e sperare che le masse indiane, da sempre innamorate dei Gandhi, continuino a votarla. La 67enne leader ha presentato oggi la sua candidatura alla Camera bassa (Lok Sabha) nel collegio di Rae Bareilly, nello stato settentrionale dell'Uttar Pradesh, una delle due roccaforti elettorale dei Gandhi insieme alla città di Amethi. Da oggi fino al 12 maggio quando termina la maratona elettorale che coinvolge 814 milioni di indiani, la vedova dello statista Rajiv Gandhi assassinato nel 1991 terrà una ottantina di comizi dal Nord al Sud dove cercherà di arginare la marea di malcontento e disaffezione per il suo partito che da dieci anni guida (in coalizione con partiti regionali) la nazione asiatica. Negli ultimi tre anni ha dovuto combattere anche contro una malattia, un tumore secondo alcune indiscrezioni, che l'ha costretta a recarsi negli Usa per interventi chirurgici. In alcune elezioni amministrative a dicembre, lo storico partito dei Nehru-Gandhi aveva preso una solenne batosta perdendo persino il feudo di New Delhi andato al partito anti corruzione di Arvind Kejriwal, il "Beppe Grillo indiano". La rimonta si presenta difficile perchè c'è voglia di cambiamento e perché nel secondo mandato del premier Manmohan Singh, l'economista dal turbante azzurro, il pil è precipitato al di sotto del 5% mentre l'inflazione continua a galoppare. Alcuni programmi anti povertà promossi dal Congresso sono in ritardo o non hanno dato i frutti sperati. Per questo, Modi ha gioco facile nell'attaccare le scarse performance del governo e paragonarle a quelle dello stato del Gujarat che guida da una decina di anni e che secondo lui è un 'modello' di sviluppo da applicare al resto del Paese. La Gandhi dovrà lottare duro per tenere a galla il partito, ma anche per il primogenito Rahul Gandhi, il suo delfino e 'aspirante' premier, candidatura che però non è mai stata ufficializzata. Negli ultimi anni, il 43 enne figlio di Sonia ha imparato il "mestiere" girando in lungo e in largo nelle campagne indiane e cercando di riformare dall'interno il vecchio partito di famiglia. Ma quasi tutti i sondaggi lo vedono sfavorito rispetto a Modi che non perde occasione per definirlo "shahzada", il 'principe', per sottolineare la sua appartenenza alla dinastia che ha dominato la maggior parte della storia dell'India. C'è però l'esperienza del 2004 che insegna come è difficile, se non quasi impossibile, conoscere il polso elettorale dell'India. Anche all'epoca, il Congresso dell'italiana Sonia, era dato per spacciato di fronte all'euforia del Bjp che prometteva una 'shining India', una India splendente, per l'economia che tirava a gonfie vele. Fu un brutto risveglio per gli indu-nazionalisti e per la loro ideologia dell'hindutva, respinti dalle grandi masse indiane dove il nome Gandhi esercita un fascino irresistibile. Rispetto a dieci anni fa, c'è anche una 'terzo incomodo' che potrebbe rompere il bipolarismo, ed è il Partito dell'uomo comune (Aam admi party) dell'attivista Kejriwal, che sta cavalcando l'onda degli "indignados", che si trovano nella classe media e in quei 100 milioni di giovani che votano la prima volta.
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