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Maternità
23 Ottobre 2024 - 12:00
Culle per la Vita: una soluzione o un fallimento del sistema sociale?
Le Culle per la Vita tornano al centro del dibattito in Piemonte grazie a un’iniziativa del Consiglio regionale. Secondo Maria Rachele Ruiu, portavoce di Pro Vita Famiglia, questa è “un’iniziativa di civiltà” che fornisce alle donne un'alternativa concreta all’aborto e all’infanticidio. Ma dietro la patina di progresso e tutela della vita si nasconde forse una visione ideologica che non prende in considerazione le sfumature più delicate della questione?
Le Culle per la Vita, strutture in cui le madri possono lasciare in anonimato i loro neonati, nascono con l’intento di offrire un’opzione sicura per chi non può, o non vuole, prendersi cura del proprio figlio.
La mozione, presentata da Silvio Magliano, presidente della Lista Civica Cirio Presidente, e approvata dal Consiglio regionale piemontese, prevede una campagna di informazione capillare che coinvolgerà tutti i comuni della regione.
Pro Vita Famiglia si congratula per questa decisione, sostenendo che sia fondamentale informare i cittadini sul funzionamento di queste culle e sui servizi di pronto soccorso neonatale attivi 24 ore su 24.
Un gesto di libertà o una costrizione mascherata?
Maria Rachele Ruiu afferma che le Culle per la Vita rappresentano una possibilità per le madri che, pur portando a termine la gravidanza, non vogliono o non possono prendersi cura del neonato. In alternativa all’aborto o all’infanticidio, queste culle restituiscono, secondo lei, “la libertà di custodire il figlio fino alla nascita senza che ciò diventi un sacrificio insostenibile”.
Ma siamo sicuri che questa sia la risposta più adeguata?
Le Culle per la Vita possono rappresentare un’opzione valida in situazioni estreme, ma non dovrebbero mai diventare la soluzione predefinita in un sistema che fatica a offrire un supporto concreto alle donne in difficoltà. Non sarebbe più utile investire in politiche che aiutino le madri a mantenere i loro figli, piuttosto che incentivarle a lasciarli in una culla anonima?
l Il progetto culle per la vita prende il volo
La retorica delle Culle per la Vita si collega inevitabilmente al dibattito sulla maternità surrogata e sulle altre questioni legate alla genitorialità. Da un lato, viene proposta come una soluzione per le donne che non possono, per motivi personali o economici, prendersi cura del proprio figlio.
Dall’altro, rischia di distogliere l’attenzione dalle vere problematiche sociali, come la mancanza di supporto economico e sociale alle famiglie, il diritto all’aborto sicuro, e la necessità di un dibattito più profondo sulla maternità surrogata, che in Italia è vietata ma al centro di dibattiti sempre più accesi.
Se da un lato si invoca il diritto alla vita del neonato, dall’altro non si può ignorare il diritto della madre a ricevere un supporto adeguato per poter crescere quel bambino.
Come si inserisce, allora, la questione delle Culle per la Vita in un contesto in cui alle donne viene costantemente detto di portare avanti le gravidanze, ma senza fornire loro gli strumenti per farlo?
Inoltre, il dibattito sulla maternità surrogata mette in luce una contraddizione evidente: se le Culle per la Vita sono considerate un gesto di civiltà, perché invece la maternità surrogata, che prevede la nascita di un bambino in condizioni garantite e controllate, viene osteggiata come contraria ai diritti umani?
Il sostegno alle madri in difficoltà non può fermarsi alle Culle per la Vita. È evidente che questa iniziativa, pur lodevole nei suoi intenti, non rappresenta la risposta completa alle esigenze delle donne. Le vere soluzioni passano da politiche di welfare strutturato, come sussidi adeguati, servizi di assistenza all’infanzia, programmi di supporto psicologico e un sistema sanitario che permetta alle donne di scegliere liberamente e consapevolmente come affrontare la maternità.
Investire nella prevenzione dell’abbandono e nel supporto post-parto sarebbe un segno di vera civiltà. Invece, affidarsi alla soluzione della Culla per la Vita rischia di relegare le donne in una condizione di silenzio e invisibilità, senza affrontare i veri nodi della questione.
In conclusione, se da una parte le Culle per la Vita possono rappresentare un’ancora di salvezza in situazioni disperate, dall’altra rischiano di diventare un meccanismo di “soluzione rapida” che non affronta le reali problematiche delle donne.
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