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La polemica

Ivrea, dove le tubature si spezzano e i disagi scorrono a fiumi. Tutta la verità

Tra strade chiuse, traffico in tilt e tubature che cedono, gli operai lavorano 18 ore per riparare il danno. E il sindaco minimizza, mentre la città si domanda chi pagherà per l’ennesimo disastro

Ivrea, dove le tubature si spezzano e i disagi scorrono a fiumi. Tutta la verità

Ad un certo punto, senza nemmeno avvisare i cittadini con il solito "state tranquilli, sarà solo un piccolo disguido", lunedì scorso Ivrea si è svegliata nel caos più totale. Corso Re Umberto chiuso, traffico paralizzato, lavori in corso tra la fontana di Camillo Olivetti e piazza Perrone, dove già da tempo imperversano quelli di RFI per l’ampliamento del tunnel. Una scena che avrebbe potuto tranquillamente competere con l’apertura di un set cinematografico, se non fosse che qui i protagonisti erano i malcapitati cittadini intrappolati nelle proprie auto.

Il sindaco Matteo Chiantore, da buon pompiere, interviene al telefono cercando di stemperare la situazione: “S’è rotta una tubatura, ma i tecnici Smat sono già al lavoro.” E così, come d’incanto, tutti i giornali scrivono all’unisono: “S’è rotta una tubatura.”

Problema risolto, no? Nemmeno per sogno.

Passano un paio d’ore e sul profilo Facebook della città di Ivrea si fornisce qualche dettaglio in più. E qui la situazione si fa interessante: “C’è stato un cedimento stradale.” Addirittura!

Il sindaco, con l’aria di chi sa tutto ma preferisce minimizzare, commenta: “Chiaramente l’acqua quando slava via si porta via la terra che c’è sotto l’asfalto o in questo caso sotto i cubetti di porfido. Ha ceduto un pochino un tratto di strada che stiamo risistemando...”.

Un po’? Un pochino? Un pochetto? Più che un po’, pare che Ivrea stesse per riscoprire l’antico fascino delle paludi.

Ma è quando emerge la vera causa del disastro che il copione prende una piega da commedia dell’assurdo: gli operai che lavorano al cantiere per l’ampliamento del tunnel ferroviario che passa sotto la città, nell'ambito del progetto di elettrificazione della linea Aosta Ivrea, spostando le tubature, avrebbero infatti dato troppa pressione all’acqua. Il tutto senza considerare che stavano maneggiando vecchi impianti in eternit.

E qui le testimonianze dei cittadini fanno il loro ingresso sulla scena: pare che le prime segnalazioni di acqua che scorreva in libertà risalissero addirittura al pomeriggio di domenica, verso le 16. Ma per vedere il primo intervento è stato necessario attendere fino a tarda serata, quando la perdita s’è trasformata in un affluente della Dora.

La domanda che ora rimbalza tra i cittadini è semplice, quasi banale: chi pagherà per questo pasticcio?

Il consigliere comunale Massimiliano De Stefano non si fa pregare: “Se il danno è stato causato da chi sta lavorando al cantiere, lo pagheranno loro.” Solito copione: prima facciamo il danno, poi vediamo chi tira fuori il portafoglio.

Morale? Gli operai hanno dovuto lavorare per 18 ore di fila e solo dopo un sopralluogo tecnico la buca è stata ricoperta con dello stabilizzante e l’asfalto ripristinato...

lavori finiti

La verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Il gioco a nascondino del sindaco Matteo Chiantore è davvero esilarante: non ha voluto dire chiaramente che il guaio era una conseguenza dei lavori per l’elettrificazione. Perché è oggettivo che se lì non ci fosse un cantiere la tubatura non si sarebbe rotta. Paura delle critiche? Paura dell’opinione pubblica che già non ne può più dei disagi?

Anche a fine lavori ha cercato di portare il dibattito su un altro piano: “Quanto accaduto pone il problema della vetustà delle tubazioni.” Oh, davvero? Chi l’avrebbe mai detto? Peccato che nessuno tra i responsabili del cantiere avesse pensato, neanche per un attimo, a questa piccola, insignificante vetustà.

Perché, si sa, a Ivrea il futuro passa dai cantieri, ma inciampa sempre nel passato... quello delle tubature che fanno acqua da tutte le parti.

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