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La Sagra della Zucca: un'eredità che cresce

Una festa che si rinnova ogni anno, coinvolgendo grandi e piccoli

La Sagra della Zucca: un'eredità che cresce

Il 20 ottobre è passato e un'altra Sagra della zucca è archiviata nella storia di Brandizzo. Sono quasi trent’anni che Brandizzo celebra la sagra della zucca ed è veramente strano essere più vecchio di una tradizione. Di solito se si pensa a una tradizione la si considera qualcosa che uno si ritrova, qualcosa che esiste prima di te.

Qualcosa di scontato e ovvio che ci sia. Ma c’è sempre la generazione che viveva prima della tradizione, e che ha dato vita alla tradizione. Alcune volte sono pianificate, progettate con cura per celebrare eventi storici locali, simboli, miracoli, leggende, scaramanzie o per colmare un vuoto spazio temporale di convivialità.
Altre sono figlie di tradizioni ancora più antiche le cui origini possono perdersi nel tempo e nel mito.Le tradizioni come cose umane hanno i limiti e i difetti dell’umano: possono essere dimenticate, cancellate se non rimosse di forza dall’immaginario collettivo.

In certi casi addirittura odiate, sia giustamente che ingiustamente. Cambiano, evolvono, si adattano al tempo, sopravvivono, vengono riscoperte.è stato un bene, insomma a nessuno gli mancano le streghe sul rogo, anche se forse qualche nostalgico lo si trova sempre di questi tempi.



Detto questo, quanti anni ci vogliono perché un qualcosa, una manifestazione, un rito diventi quella che tutti comunemente chiamano e vedono una tradizione? Una volta? Due anni? Tre anni? Cinque, dieci anni? Un secolo? Nessuno lo sa, perché non c’è un numero prefissato, non c’è una procedura, è un sentire, una volontà.

La Sagra della zucca è nata dalla volontà di un gruppo di amiche negli anni 90 che non immaginavano che quella che sarebbe stata una prima edizione, l'inizio di qualcosa che le avrebbe viste ancora impegnate a darle vita quasi trent'anni dopo.

L’ispirazione per il tema zucca venne dalla tradizione della Bela Cossotera, la maschera del paese, nata negli anni cinquanta del novecento da un altro gruppo di amici. Un’altra bella storia.
Se nella prima edizione il tema centrale era il mangiare, la tradizione culinaria piemontese, oggi la sagra è un'occasione a cui moltissime associazioni fanno la loro parte. 

Così negli anni si è aggiunta la musica, l’arte, il canto, lo sport, la solidarietà, l'artigianato, il commercio, lo spazio per i bambini piccoli che la vedono coma un Halloween diurno e anticipato. Il numero di persone coinvolte è aumentato diventando un vero e proprio affare della comunità che lavora già alla prossima edizione quando è appena finita quella appena conclusa.

Azzarderei a dire che la Sagra è più sentita della festa patronale, vecchia di secoli.Pioggia, neve, freddo, nebbia, cieli minacciosi, niente l'ha mai fermata, sotto certi aspetti nemmeno il Covid con una edizione definiamola online.

Questo dimostra che è qualcosa che si è ben insediata nel cuore dei brandizzesi che nell'ultimo secolo hanno perso molte tradizioni, vuoi per disinteresse, vuoi per la ineluttabilità dei tempi e del cambio di sensibilità, tipo quella religiosa, che avviene a ogni generazione.

Il giorno della Sagra, via Torino si arricchisce di decorazioni dai colori autunnali caldi e confortevoli: le tonalità fiammeggianti di rosso, il marrone delle castagne e delle cortecce, il vivo giallo oro e il caldo arancio morbido delle foglie appena cadute, il beige caffellatte delle foglie morte, la profondità avvolgente del bordeaux, il verde acqua scuro dell'erba e dell’ultimo fogliame di alberi e dei vestiti delle dame della Corte della Cossotera.

Una foresta urbana di mille odori di dolci e piatti prelibati, l’odore del legno bruciato delle caldarroste salumi e formaggi artigianali che non trovi tutti i giorni, vini il cui profumo è sempre un profumo che ricorda qualcos’altro, frutta e verdura di stagioni del Piemonte, le note di profumo asciate nell’aria dal camminare di donne e ragazze, l'incenso della chiesa che richiama l’antico oriente.

L’odore della pioggia che non c’è stata ma che la coperta argento spento stesa nel cielo ha sempre ricordato assieme al suo riflesso nelle pozzanghere simile a un appunto per chi non ha alzato la testa. Tutto si intreccia alla propria memoria, anche la luce della giornata. 

Una giornata dalla luce bassa e fredda può scaldare l’animo più di una frizzante giornata di sole e cielo terso. I coscritti che facevano la santa e benedetta cagnara della gioventù, i bambini piccoli, alcuni in costume altri no con i loro strilli innocenti, i neonati con i loro pianti e tanto altro. 

Potremmo chiamarlo il vociferare disordinato e disarmonico della vita umana che si combinava magnificamente con la musica.

Poi tutto diventa più bello, più vivo, quando sei in compagnia a condividere il tutto. Quando sei da solo o ti senti da solo anche se circondato dalla folla, avere qualcuno con cui condividere l’esperienza ti fa dire che una bella giornata l’hai vissuta. Forse non è successo niente, si è parlato poco, tuttavia magari è stata una tregua dai problemi della vita e per molti questo è già tanta roba.

Poi arriva il giorno dopo è rivedi la strada vuota è ti manca quell’allegro trambusto e le diverse facce che hai incrociato solo il giorno prima, i tanti aromi sotterrati dalla puzza degli scarichi delle auto. Il paese dopo una fiammata di vita pare arrivato alle braci già tiepide. Ma la vita c’è, solo che non dà mostra di sé. Attende di esplodere alla prossima festa.

La generazione che l’ha creata un giorno svanirà o non avrà più le forze per continuare, la mia generazione dovrà ereditare il testimone per poi passarlo alla successiva. Sarebbe terribile che tutto svanisca nell’oblio del non ho tempo e lo farà qualcun altro.

Ma Brandizzo sono sicuro che riuscirà a trasmettere questa bellissima eredità creata da un gruppo di amiche.

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