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Il Canavesano

App IO: La grande illusione digitale che scarica la burocrazia sugli italiani

Promessa di semplificazione o incubo burocratico? L'App IO trasferisce ai cittadini compiti che erano dello Stato, mentre il progresso si trasforma in un peso

App Io

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Credo di poter dire, da osservatore, pur non sempre distaccato dell’evoluzione politica e sociale italiana, senza temere alcuna smentita, che nulla è rimasto dei grandi idealismi che hanno animato l’Occidente nel secolo scorso. Il patriottismo lo si rispolvera solo più in occasione degli eventi sportivi, poi, i fatti ineludibili ci consegnano un’Italia neppure più padrona di sé stessa. Le lotte di classe, qualche volta strumentali e strumentalizzate, ma con alla base ragioni più che valide, sono state spazzate via dal lavoro interinale, dallo smart working e da un modello di vita che ci arriva da oltreoceano, che identifica i furbi, i capaci e gli intelligenti, in coloro che guadagnano e si arricchiscono senza lavorare.

La difesa ambientale, esempio fulgido della dissonanza cognitiva dei nostri tempi, è portata avanti da politici e strani individui, che vorrebbero i prati coperti da pannelli fotovoltaici, valli e coste colonizzate da imponenti pale eoliche e che plaudono al selvaggio disboscamento necessario all’installazione delle nuove antenne 5G. La solidarietà è morta, basti vedere l’indifferenza con la quale si accetta che migliaia di civili vengano quotidianamente uccisi dal “pacifico” Popolo di David, o tutt’al più viene esercitata privatamente ed in maniera minore, solo se deducibile dalle tasse.

Nelle “democrazie” occidentali ed in particolare nella nostra, ogni nesso fra politica e morale sembra essersi dissolto in maniera definitiva. E’ così che, ancora una volta primi della classe nel scimmiottare i più grandi “esportatori di democrazia” mai apparsi sul pianeta Terra, anche da noi, la politica dominante è divenuta quella del portafoglio.

Ricordo i tempi, non lontani, nei quali qualche “buontempone”, magari anche in buona fede, fantasticava di una imminente rivolta della “classe dei produttori”; ricordo, quando teorici, sociologi e strampalati visionari, sedicenti non allineati al regime partitocratico, puntavano l’indice della vergogna contro la burocrazia parassitaria delle istituzioni italiane e sappiamo tutti com’è finita. I produttori si sono liquefatti, c’è chi ha venduto; chi si è ritirato; chi ha esternalizzato le produzioni; chi è fallito e chi ha preferito riporre la “coda tra le gambe” ed accettare qualsiasi cosa in attesa di svendere a qualche multinazionale o peggio, in attesa di essere costretto a portare i libri contabili in tribunale.

Non parliamo poi della burocrazia, è vero, è sempre stata il tallone d’Achille della nostra “democrazia”, ma il modo in cui è stata snellita è a dir poco fantastico, credo sia l’esempio dell’assoluta verità che si cela dietro le parole, fatte risalire al 1811, del filosofo, diplomatico e giurista sabaudo, Joseph de Maistre: “Ogni Nazione ha il governo che si merita”. Infatti, la burocrazia, in verità aumentata anche per le cose più insignificanti, è stata semplicemente e in gran parte trasferita a carico del cittadino, che per tante cose, forse, se in grado di fare da solo, non dovrà più perdere il suo tempo in code negli uffici pubblici, ma dovrà, con tanta pazienza e qualche capacità, che non tutti hanno, confrontarsi con gli sportelli pubblici attraverso l’uso del computer, o per la “gioia” dei più giovani, attraverso l’uso dello smartphone. Però, nulla da temere, anche qui la politica nostrana ed i Governi di turno, hanno mostrato, al di là delle ormai insignificanti colorazioni politiche, di voler “semplificare” la vita agli italiani.

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Così, mentre uno dopo l’altro, anche i più accaniti contestatori della burocrazia italica, coglievano le occasioni più disparate per sistemarsi in comode poltrone o dietro famigerate scrivanie da burocrati, il “Bocconiano dell’anno 2010”, al secolo Diego Piacentini, nominato Commissario straordinario per l’attuazione dell’Agenda digitale dal Governo Renzi nel settembre 2016, forse casualmente, ma certamente verso la fine della legislatura del “rottamatore” fiorentino, diede il via ai lavori che portarono, passando per i Governi Conte, Conte bis, Draghi e Meloni, alla creazione ed al perfezionamento dell’App “IO”.

Cosa dire, la cosa ci è stata venduta dalle istituzioni come un’imponente semplificazione; come un grande lavoro, realizzato sulla base dell’art. 64-bis del codice dell’amministrazione virtuale. A sentire i nostri governati ed anche a sentire chi siede fra i banchi dell’opposizione il ritornello è lo stesso: “Gli italiani, finalmente, possono dialogare con le istituzioni, comodamente dal loro salotto di casa”. Insomma, pare che gli italiani, già grandi frequentatori di “brico center” e centri commerciali del “fai da te”, non vedessero l’ora di poter fare in proprio, “comodamente” da casa loro, alcune cose per le quali, però, continuano e continueranno comunque a pagare come se a fargliele fosse un qualche impiegato della pubblica amministrazione. Insomma, sono riusciti a scaricare responsabilità e incombenze sul cittadino, per giunta, contento.

Le banche del resto avevano fatto da apri pista, avevano da anni dimostrato come si potesse delegare al cliente pagante parte del lavoro dell’impiegato stipendiato. Il messaggio lanciato alla clientela era stato oltremodo chiaro, ma evidentemente non capito ed allora provo a decodificarlo: “Potrai finalmente fare gran parte delle operazioni da solo, agevolmente, nel comfort di casa tua, ma continuerai a pagare la banca, spesso direttamente, affrontando spese sempre maggiori, oppure indirettamente, affrontando il continuo aumento dei prezzi, anche dovuto al crescente utilizzo di mezzi di pagamento virtuali quali carte di credito e bancomat”. In pratica, una volta si pagava la banca per essere serviti e si sceglieva l’istituto di credito che forniva il miglior servizio e il miglior tasso d’interesse al minor costo, ora la si paga in cambio dei mezzi, che questa mette a disposizione del cliente: home banking, chiavette più o meno virtuali, che consentono l’accesso al proprio conto corrente via internet, carte di debito e di credito, carte ricaricabili e carte revolving, “attrezzi” necessari al cliente per far parte del lavoro, una volta di esclusiva competenza degli impiegati bancari. Ma, evviva il progresso! Hanno già annunciato che presto l’intelligenza artificiale sarà di grande aiuto in tutto questo. A cosa potrà mai servire del personale specializzato con anni d’esperienza? A nulla, ormai sono riusciti a far credere, che con un telefonino in mano, anche uno scimpanzé può richiedere il “bonus bebè”; può aprire un conto in banca e può prenotare uno “stato di famiglia” ed allora, se può farcela uno scimpanzé, figuriamoci gli italiani, maestri e cultori del “fai da te”.

Quello che voglio dire, non so se è chiaro, è che quello che viene vissuto come comodità da qualcuno, da altri, da molti altri, è vissuto come un fastidio e da taluni, quelli più anziani, come un vero e proprio incubo. Un conto è il progresso capace di offrire alternative e nuove possibilità per accedere agli uffici pubblici, un conto, invece, è che queste “comode” alternative, stiano diventando le “uniche” alternative.

Pensate che prima di essere stata scaricata da milioni di italiani desiderosi di semplificazione, beate testoline, nell’ottobre del 2018 l’app “IO” era stata addirittura testata da parlamentari, membri del governo e collaboratori vari, insomma, cosa chiedere di più? Pensate che l’applicazione, nei primi mesi del 2019 è stata addirittura integrata dall’identificazione biometrica, tramite impronta digitale o riconoscimento facciale, cosa dire ancora? Forse, manca solo il dna e poi la schedatura è completa, ma evviva le semplificazioni!

Non so quanti lo ricordano, l’app “IO” aveva ricevuto il battesimo del grande pubblico con il “bonus vacanze”. Chi voleva, avendone “diritto”, andare in vacanza a spese di altri italiani, invece, costretti a pagarsi le vacanze in proprio, doveva obbligatoriamente scaricare l’app sul proprio telefonino ed attraverso questa inoltrare la richiesta alle autorità competenti. Ora che tutto è “migliorato”, da tempo è possibile chiedere bonus governativi di vario tipo; è possibile accedere alla piattaforma “PagoPA” e presto sarà possibile utilizzare l’app “IO” anche come archivio informatico per tutti i documenti personali, un successone! Altroché lavoro, stipendi adeguati e sicuri, giustizia e sicurezza funzionanti, scuola e sanità d’eccellenza, non sarà mica roba che può interessare agli italiani, noi abbiamo il “PagoPa”, basta andare su “Google Play Store” e ci cambiamo la vita in meglio! Come si dice…”ccà nisciuno è fesso!

A proposito di migliorie e di ideali cestinati in nome del progresso che ci migliora la vita, per chi non lo sapesse, a partire dal 7 dicembre 2020 l’app “IO” è stata scelta, nonostante le iniziali e ricorrenti difficoltà nella registrazione delle carte di pagamento, ufficialmente risolte dopo qualche giorno, quale unico canale per la registrazione al programma "Cashback" del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

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Pensate, in onore all’intelligenza artificiale, che presto, continuando ad accettare questo “salvifico progresso”, calpesterà qualsivoglia pulsione d’intelligenza umana, il 20 giugno 2022 avevano già “pensato” di portarsi avanti e di fronte ad una plaudente platea, desiderosa di poter finalmente portare il cervello all’ammasso, erano addirittura arrivati a premiare l’applicazione con uno dei premi "Compasso d'oro" in occasione della sua XXVII edizione. Chissà in quanti gli avranno anche offerto da bere e chissà in quanti, saranno anche rimasti delusi per non essere riusciti ad ascoltare il discorso dell’app appena premiata e per non essere riusciti a strappargli un selfie o un autografo.

Forse mi sbaglierò e credetemi, mi piacerebbe tanto aver torto, ma credo che ormai sia evidente la resa dei più alla mediocrità, alla zona grigia nella quale ci ha portato la partitocrazia romanocentrica. Zona nella quale gli italiani, credo inconsapevolmente, si dibattono tra abitudine e rassegnazione, sempre più “grigi”, “ammaestrati” e “ubbidienti”. Nulla è rimasto della nostra storia rinascimentale, oggi si premiano i portatori del nulla, quelli pronti a servire padroni e interessi oscuri; oggi la propaganda politica ci vende un modello di vita, che niente ha da spartire con i reali bisogni dell’uomo; oggi ci vengono serviti, attraverso televisioni e carta stampata, tanti esempi di donne e uomini di successo, ma a ben vedere, fra costoro, non vedo né donne, né uomini di valore.

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