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Ambiente

L’assessore chiede aiuto alle capre contro l’erba “cattiva”

Lungo le rive del Po sta ammazzando quello che incontra a cominciare dagli alberi

L’assessore chiede aiuto alle capre contro l’erba “cattiva”

Quando si parla di emergenze ambientali, non ci si aspetta certo che la soluzione venga... dalle capre. Eppure, a Chivasso è esattamente ciò che l’amministrazione comunale sta prendendo in seria considerazione per arginare una minaccia sempre più presente lungo le rive del Po: la Sicyos angulatus. Questa rampicante dalle liane vigorose e dalle foglie larghe sta avvolgendo la vegetazione locale come un groviglio inarrestabile, soffocando alberi e piante, e mettendo a rischio l’intero ecosistema fluviale. Così, mentre l’invasione verde avanza, Chivasso propone un rimedio tanto naturale quanto inaspettato: mandare le capre a fare piazza pulita.

Non è una battuta, ma una vera e propria strategia che l’assessore comunale Fabrizio Debernardi ci ha illustrato con estrema serietà. 

“Siamo a conoscenza del problema. Ne abbiamo già parlato con il Parco del Po e con Apra. Vorremmo partecipare a un bando e sperimentare l’uso delle capre per debellare il problema alla radice”, ci dice. Certo, forse il rimedio sembra uscito da un libro di fiabe pastorali, ma in realtà è una tecnica utilizzata con successo in altri contesti per il controllo di piante infestanti. “Fare leva sul volontariato sarebbe impossibile”, precisa, confermando che il Comune è alla ricerca di soluzioni concrete e, soprattutto, fattibili.

Fabrizio Debernardi

La Sicyos angulatus, meglio conosciuta come “zucca spinosa”, potrebbe sembrare innocua con quel suo nome quasi simpatico, ma la realtà è ben diversa. Negli ultimi mesi, le sue liane hanno letteralmente invaso le sponde del Po, soffocando tutto ciò che incontrano, dai piccoli arbusti agli alberi più imponenti. La pianta cresce in modo impressionante, arrampicandosi sugli alberi e avvolgendoli in una morsa che li priva della luce e li porta alla morte lenta ma inesorabile. Le zone più colpite? 

Il tratto tra San Mauro, Settimo e Chivasso, dove intere porzioni di parco fluviale si sono ormai trasformate in un intrico impenetrabile.

Da tempo i cittadini, molti dei quali frequentatori delle rive del fiume, hanno lanciato l’allarme. Non solo gli alberi, ma anche gli insetti impollinatori come api e farfalle potrebbero vedere ridursi drasticamente le fonti di nutrimento. 

Con la scomparsa delle piante fiorite e del sottobosco, anche piccoli animali che dipendono da quell’habitat potrebbero avere delle difficoltà.

Ed è qui che entrano in scena le capre. Invece di diserbanti chimici, spesso criticati per i potenziali danni collaterali sull’ecosistema, o squadre di volontari costretti a estenuanti sessioni di rimozione manuale delle piante, il Comune di Chivasso pensa di sfruttare il naturale appetito di questi animali. Le capre, infatti, sono note per brucare praticamente qualsiasi tipo di vegetazione, comprese le piante più ostinate come la Sicyos angulatus.

L’idea non è solo ecologica, ma anche decisamente pragmatica. Le capre non si limitano a mangiare i tralci, ma attaccano la pianta alla radice, impedendone la ricrescita. Con la giusta organizzazione, potrebbero rappresentare una soluzione più sostenibile ed economica rispetto all’uso di prodotti chimici o a progetti di bonifica su larga scala.

“È un’idea decisamente interessante”, commenta con noi un agronomo che frequenta spesso il camminamento che dal Parco del Sabiunè a Chivasso porta al torrente Orco. 

“L’importante è che facciano qualcosa. L’anno scorso qui c’erano ancora fiori selvatici, ora è tutto coperto di liane. Se non intervengono subito, sarà un disastro”. E chissà, forse presto i cittadini di Chivasso si abitueranno a vedere greggi di capre al lavoro sulle sponde del fiume, impegnate nella loro opera di pulizia verde.

La sfida, tuttavia, è enorme. La Sicyos angulatus cresce rapidamente e ogni giorno che passa è una nuova opportunità per questa pianta infestante di estendere il suo dominio lungo le rive del Po. Con l’arrivo della primavera, il rischio è che la situazione diventi incontrollabile. 

Gli esperti non hanno dubbi: “Bisogna intervenire ora. Il problema non si risolverà da solo, e se non facciamo nulla, rischiamo di perdere tratti significativi del nostro patrimonio naturale”.

E mentre il Comune lavora alla “fase caprina” del progetto, resta da capire se le risorse e l’organizzazione saranno sufficienti a fermare l’avanzata della pianta. 

Le capre arma inaspettata, ma efficace e perché no, un’ulteriore attrazione lungo le rive del Po: passeggiare accanto a un gregge impegnato a ripulire l’ambiente potrebbe diventare la nuova normalità. In fondo, la natura ha sempre avuto i suoi sistemi per rimettere le cose in equilibrio. 

E se alla fine sarà proprio un gregge di capre a salvare il fiume, potremmo dire che, in barba a tutte le soluzioni high-tech, l’ecologia ha trionfato con uno degli alleati più antichi e inaspettati dell’uomo.

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