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A Ivrea promosso chi schedava l’orientamento sessuale in carcere

Ivan Scalfarotto attacca la nomina dell'ispettrice penitenziaria, già responsabile di discriminazione a Vercelli. Il carcere di Ivrea, tra sovraffollamento e violenze, affronta nuovi problemi.

Ivan Scalfarotto

Ivan Scalfarotto

Promossa e trasferita al carcere di Ivrea l’ispettrice penitenziaria che, nel 2020, finì al centro di una vicenda giudiziaria per discriminazione. L'ispettrice, allora in servizio a Vercelli, fu accusata di aver sottoposto un agente della polizia penitenziaria a domande ambigue riguardanti il suo orientamento sessuale.

Non solo: l’agente venne poi segnalato ai superiori e sottoposto a un controllo psichiatrico per sondare la sua personalità, un atto che ha sollevato pesanti accuse di discriminazione. Il Tribunale amministrativo regionale (TAR) del Piemonte ha successivamente condannato il Ministero della Giustizia a risarcire l'agente con 10mila euro, riconoscendo l’abuso subito.

Nonostante questa condanna e le gravi responsabilità accertate in sede giudiziale, l'ispettrice è stata promossa e ora ricopre una posizione di vertice nel carcere di Ivrea, una struttura già fortemente provata da numerose problematiche. Tra queste, si annoverano le indagini per violenze sui detenuti e una gestione interna caratterizzata da sovraffollamento, carenza di personale e mancanza di risorse adeguate.

scalfarotto

La nomina ha suscitato forti polemiche, tra cui spicca la voce di Ivan Scalfarotto, capogruppo di Italia Viva in commissione Giustizia al Senato.

“L’affidamento di un incarico così delicato a una persona condannata per atti di discriminazione è inaccettabile,” ha dichiarato Scalfarotto. “Ivrea è un penitenziario complesso, che necessita di una gestione trasparente e competente. Presenterò un’interrogazione parlamentare per chiedere chiarimenti ai ministri della Giustizia e del Lavoro sui criteri adottati per questa nomina”.

Il carcere di Ivrea, già da tempo al centro dell’attenzione per casi di violenze e maltrattamenti ai danni dei detenuti, vive una situazione di crescente tensione. Le strutture fatiscenti, il sovraffollamento e le condizioni di vita precarie rendono l’ambiente esplosivo, con episodi di violenza tra detenuti e anche contro il personale. I sindacati hanno più volte denunciato la carenza di risorse e di organico, ma senza ottenere risultati concreti.

In questo contesto, la nomina dell'ispettrice incriminata appare come una decisione che getta benzina sul fuoco.

"Affidare una posizione di comando a chi è stato condannato per discriminazione mina la credibilità dell'intero sistema penitenziario", ha concluso Scalfarotto.

La questione, dunque, non riguarda solo il singolo episodio di Vercelli, ma un intero sistema che sembra sprofondare sotto il peso delle sue stesse contraddizioni.

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