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Montagna

Enzo, 96 anni e ancora in vetta: il “nonno” dell’arrampicata che non si ferma mai

Dal 1954 a oggi, storie come quella di Enzo Appiano, che a 96 anni continua ad arrampicare, raccontano una passione eterna per la montagna e il sacrificio di chi è sempre pronto a salvare vite

Oltre 70 anni di eroismo in montagna

Vincenzo Appiano

Il 2024 è un anno speciale per il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS). Quest'anno, infatti, ricorre il 70° anniversario della sua fondazione, una data che segna un traguardo importantissimo per tutti coloro che, nel corso degli anni, si sono dedicati con passione e abnegazione al soccorso in montagna.

Una storia di dedizione e coraggio. Nato nel 1954, il CNSAS è da sempre in prima linea per garantire la sicurezza di chi ama la montagna. I suoi volontari, uomini e donne di ogni età e provenienza, operano in condizioni spesso estreme, mettendo a rischio la propria vita per salvare quella degli altri.

Per celebrare questo importante anniversario, il CNSAS ha organizzato una serie di eventi in tutto il territorio nazionale. "Nonostante il passare del tempo, l'avvicendarsi delle donne e degli uomini, i mutamenti alle nostre divise, il nostro obiettivo rimane sempre lo stesso: esserci, da 70 anni", afferma il CNSAS. Un messaggio chiaro e forte che sottolinea la continuità e la determinazione con cui i soccorritori operano da decenni.

Tra quelli che ci sono stati – e continuano ad esserci – troviamo Vincenzo Appiano, detto Enzo. La sua storia racconta una relazione quasi simbiotica con la montagna che ha addirittura inizio prima della nascita del CNSAS.

Nato a Torino nel 1928, Enzo si innamora subito della montagna e non la lascerà mai più. Tende la sua prima mano su una roccia dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e lo fa proprio nelle Valli di Lanzo, poco sopra il Pian della Mussa.

Era il ‘46 o ‘47, c’era il padre di un mio amico che andava in montagna ma faceva solo passeggiate, ci aveva portati ai Denti di Cumiana e a Rocca Sella ma sempre solo a camminare. Tutte le volte che trovavo dei roccioni mi ci arrampicavo sopra e allora lui ci aveva detto che se proprio volevamo diventare alpinisti dovevamo andare alla Bessanese a fare lo Spigolo Murari. E allora la prima salita che abbiamo fatto siamo proprio andati a fare la Murari” racconta in un’intervista rilasciata a maggio.

Così inizia la storia di Enzo, che nel corso del tempo ha continuato a coltivare la passione per la montagna e per l’arrampicata, diventando nel giro di poco tempo uno dei primi soccorritori della storia italiana.

Prima della nascita del Soccorso alpino "non c’era nessuno, se qualcuno non tornava la domenica sera chi poteva il lunedì mattina andava a cercarlo. Il 118 non esisteva perché è nato con la Protezione Civile. Al Cai davano un tesserino con i numeri di telefono delle varie stazioni, c’era anche il mio numero”.

Da soccorritore Enzo inizia ad aprire delle vie e, nel 1978 inventa il famoso “job”.  “Avevo comprato quello simile francese che però aveva un difetto, la corda saltava fuori. E allora io all’epoca lavoravo alla Cable e c’era il direttore che andava in montagna. Allora ci siamo messi lì a studiarlo. Il primo l’ho fatto tutto a mano”.

Dopo circa 80 anni dalle sue prime esperienze in montagna, ancora oggi, all’età di 96 anni, Enzo continua ad arrampicare.

C'è un brivido che percorre la schiena quando si ascolta la sua storia. Un brivido di ammirazione. La sua vita è intrecciata indissolubilmente con quella della montagna, e la sua passione è un qualcosa di davvero emozionante.

Come la storia di Enzo ce ne sono molte altre.

Per questo motivo, in questo 70° anniversario si celebra non solo una data, ma un'intera generazione di uomini e donne che hanno dedicato la loro vita alla montagna e al soccorso

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