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Ambiente
02 Ottobre 2024 - 15:19
Calogero Terranova
Cosa può succedere nei prossimi 16 anni? Per esempio, che l’uomo apre una stazione su Marte, che tutto il mondo viaggia su auto elettriche, che i ghiacciai non esistono più, che tu diventi bisnonno, che scoppia la terza guerra mondiale, che arriva un asteroide e ci estinguiamo tutti (Dio permettendo).
Sedici anni sono tanti e, con i tempi che corrono, misurati in secondi e decimi di secondo, sono un’eternità. Tutto viaggia velocemente ovunque, tranne in SCS, la municipalizzata che si occupa di raccogliere i rifiuti nell’eporediese. Lunedì sera, in pompa magna, davanti a un folto numero di sindaci a cui puoi davvero propinare tutto e il contrario di tutto, si è riunita l’assemblea dei soci per approvare che cosa? Il Piano Industriale Strategico dei prossimi anni e, più precisamente, tenetevi alla sedia, dal 2025 al 2041.
Avete capito bene: dal 2025 al 2041. Considerando che alcuni dei presenti saranno già belli e morti e sepolti, è un po’ come dire che del problema se ne occuperanno i figli o i figli dei nostri figli. Insomma, dateci un pizzicotto, diteci che non è vero…
“La necessità di dotarsi – è partito lancia in resta il presidente Calogero Terranova – di una pianificazione che superasse la sola visione annuale e la mera erogazione dei servizi, ma ci permettesse di identificare la direzione strategica che la nostra azienda vuole traguardare nei prossimi anni, una linea per l’organizzazione dell’attività aziendale, e non ultima come priorità, un percorso verso il miglioramento delle nostre prestazioni ambientali, ci hanno spinto agli inizi del 2024 a interrogarci sugli obiettivi che dobbiamo e vogliamo porci per il nostro futuro”.
E proprio dagli obiettivi è partito il progetto di definizione del piano, ma piano piano, lentamente…
Perché se c'è una cosa che non manca alla SCS è sicuramente l'ambizione... e il tempo.
Primo obiettivo (toh! guarda...) il miglioramento della qualità della raccolta dei rifiuti.
“Oggi siamo ancora in linea con gli obiettivi imposti dal PRUBAI (Piano Regionale Rifiuti Regione Piemonte) per la percentuale di raccolta differenziata (70% entro il 2025 – SCS ad agosto arriva già al 71%)” – ha continuato Terranova – “ma per la produzione pro capite di rifiuto indifferenziato siamo davvero molto lontani (126 kg ad abitante entro il 2025 – SCS produce 152 kg ad abitante ad agosto ’24). Se poi guardiamo ancora oltre e arriviamo ai limiti imposti al 2035 (82% di raccolta differenziata e 90 kg ad abitante), la strada da fare sembra davvero tanto, troppo in salita”.
Poi c’è il secondo obiettivo: armonizzare il caos attuale dei sistemi di raccolta tra i Comuni, considerando che ognuno ha il suo sistema, specialmente per la raccolta dell’organico, e questo crea più confusione che altro.
"Ci scontriamo sistematicamente con la pessima qualità di alcune frazioni di rifiuto, come gli imballaggi in plastica e metallo", ha evidenziato Terranova. Insomma, se la plastica finisce nel posto sbagliato, la colpa è del sistema e non di chi la getta.
Il terzo obiettivo è la ciliegina sulla torta: sostenibilità e tecnologia.
Non basterà raccogliere la spazzatura, bisognerà farlo con stile, e Terranova ha parlato di "maggiore efficacia ed efficienza, riducendo l'impatto ambientale”. Applauso a scena aperta dei matusa.
Evidtentemente per fare tutto questo, servono investimenti in tecnologia e un costante rafforzamento delle competenze del personale.
E i cittadini. Il piano promette loro una "rivoluzione totale" del sistema di raccolta.
Via i vecchi bidoni, spazio alle campane ad accesso controllato, utilizzabili solo con tessera o ciondolo elettronico.
Stesso sistema per la carta. Gli imballaggi in plastica e metallo, invece, saranno raccolti porta a porta e il vetro resterà nelle vecchie campane stradali senza accesso controllato.
Un vero e proprio labirinto di regole che ci farà sentire tutti un po’ più tecnologici... o confusi. Per l’organico, poi, il cambiamento sarà epocale: raccolta stradale per tutti i Comuni. Nei Comuni con il sistema “Isobarone”, l'apertura dei contenitori sarà riservata solo a chi non fa compostaggio domestico, tramite chiave.
Ma il vero colpo di scena è il sistema di tariffazione puntuale: i cittadini nel futuro che verrà (s’intende quando Elon Musk avrà già colonizzato Marte e inventato la macchina dell'anti materia) pagheranno in base a quanto rifiuto produrranno. Terranova è chiaro: "Ogni utente pagherà in base ai rifiuti che effettivamente conferisce". In teoria, meno produci, meno paghi. Lo si è detto migliaia di volte, poi la realtà potrebbe rivelarsi ben diversa e quindi prepariamoci a vedere le bollette salire, perché quando si parla di spazzatura, la matematica sembra sempre giocare contro di noi.
Nel futuro, gli operatori del settore diventeranno dei veri e propri "manager del rifiuto", equipaggiati con dispositivi mobili per tracciare tutto ciò che buttiamo. Un ulteriore passo verso un mondo in cui anche la spazzatura sarà monitorata come un pacco di Amazon.
E ora veniamo ai tempi. Ci vorranno tre anni (2025-2027) per progettare tutto e bandire le gare per gli appalti. Poi, altri due anni per l’approvvigionamento (2028-2029). Se tutto va bene, entro il 2031 si dovrebbe vedere una piccola rivoluzione della raccolta, con l’auspicio di evitare "disallineamenti tariffari" tra i Comuni.
“Un piano programmatico fino al 2041 – passa e chiude il presidente del Consorzio Canavesano Ambiente Valerio Grosso – permette di ragionare su tutte le verifiche e gli accorgimenti correttivi che saranno necessari nel tempo, frutto sicuramente di un piano di ampio respiro, ma anche soggetto all’andamento dei prezzi e del mercato. L’auspicio è che le soluzioni adottate ci permettano anche di migliorare ulteriormente i risultati attesi preventivati”. Traduzione: ci lasceremo spazio per sbagliare e correggere, e se qualcosa andrà storto, c’è sempre tempo fino al 2041 per rimediare.
E se i tempi si dilatano? Se ne occuperanno i figli dei figli dei nostri figli, alla fin fine parliamo solo di una generazione in più…
Finita qui?
No! C’è la ciccia. Per fare tutto questo, infatti, si prevedono 14 milioni di euro. In 34 hanno approvato il documento, in rappresentanza del 78% delle quote.
Un solo astenuto, il Comune di Pavone. Il via libera al piano è avvenuto con il 79% circa delle quote.
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