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14 Settembre 2024 - 18:52
Ai piedi del Monviso, dove la storia della Lega si fonde con i panorami mozzafiato delle Alpi, si è rinnovato l'appuntamento annuale del Carroccio. Un evento dal sapore quasi mitologico, che fa tornare in mente le immagini sbiadite degli anni '90, quando Umberto Bossi sfidava l’Italia unita raccogliendo l’acqua del Po, come se fosse un moderno eroe epico in lotta contro i mulini a vento. A Crissolo, in provincia di Cuneo, l'aria sottile dei 1.800 metri di Pian della Regina ha accolto circa 150 fedeli sostenitori leghisti per l’ennesima rievocazione di una tradizione che sembra ormai appartenere a un’altra epoca.
Questa volta, tra un piumino leggero e un pranzo alla Baita della Polenta, non potevano mancare volti noti del partito. Il Ministro per gli Affari regionali e l'autonomia, Roberto Calderoli, con un piglio a metà tra il nostalgico e il fiero, ha fatto la sua comparsa accompagnato dalla moglie, Gianna Gancia, consigliera regionale.
Con un sorriso sornione, Calderoli ha confessato ai presenti: "Fino a ieri non stavo bene, ma il pensiero del Monviso mi ha rinvigorito. Qui si respira aria di libertà." In effetti, chi potrebbe negare che l’aria frizzante di montagna non abbia effetti terapeutici, almeno su un leghista DOC?
D’altronde, come ha detto lo stesso Calderoli, "un vero leghista almeno una volta nella vita deve venire al Monviso."
E chi siamo noi per contraddirlo?
La scena è stata completata dagli interventi del senatore e segretario provinciale Giorgio Bergesio, dell’assessore regionale all’Autonomia Enrico Bussalino, del capogruppo leghista in consiglio regionale Fabrizio Ricca e del capogruppo alla Camera Riccardo Molinari. Una squadra che sembra più una formazione calcistica, pronta a segnare il gol decisivo per quella che, ormai, non è più la secessione, ma la tanto agognata autonomia differenziata.
E già, perché i tempi cambiano, e se Bossi 28 anni fa raccoglieva l’acqua del Po per un simbolico addio all’Italia, oggi ci si accontenta di rivendicare un pezzetto di autonomia.
"La secessione non è arrivata," ammette Calderoli, con una vena di rassegnazione che solo chi ha vissuto gli anni d'oro della Lega può davvero comprendere, "ma senza quel passaggio non saremmo mai arrivati all’autonomia differenziata."
È curioso come la Lega, che una volta si proclamava il baluardo dei diritti del Nord, ora si presenti come la custode della Costituzione italiana.
"L’approvazione di questa legge non fa altro che stabilire una cosa che già è nella Costituzione," ha dichiarato Molinari, cercando di mettere a tacere chi, a sinistra, critica il progetto di autonomia.
E, per non farsi mancare la solita polemica politica, ha aggiunto: "Ci scontriamo con l’ipocrisia della sinistra, che parla in contrapposizione anche con la loro storia politica, e che cerca solo di giocare sulla pancia delle popolazioni del Sud."
Insomma, la Lega non cambia mai: nemici a sud, alleati a nord, e un'ironia sottile che sembra quasi sfuggire loro stessi.
Dunque, ai piedi del Monviso, non è mancata l’autocelebrazione per il primo passo verso il traguardo che inseguono da vent’anni. Ma, a ben vedere, questa festa sembra più un nostalgico raduno tra vecchi amici che un evento politico dirompente.
Il Monviso osserva dall’alto, immutabile come sempre, mentre la Lega si crogiola nel ricordo dei tempi che furono, quelli in cui la secessione non era un miraggio e Umberto Bossi riusciva a riempire le piazze di bandiere verdi e slogan ruggenti.
Oggi restano i piumini, le sneakers e le parole di Calderoli a ricordarci che "un leghista vero deve venire almeno una volta nella vita al Monviso."
Ma chissà, forse la vera sfida per la Lega non è più la secessione, né l'autonomia differenziata, ma riuscire a far capire alle nuove generazioni perché dovrebbero ancora salire a Pian della Regina per respirare quest'aria di libertà.
Una polenta per il consigliere regionale Fabrizio Ricca...
I settimesi Manolo Maugeri e Lorenzo Ravinale
Era il 1996 quando la Lega Nord, sotto la guida di un combattivo Umberto Bossi, organizzò per la prima volta quello che sarebbe diventato il raduno simbolo del movimento, ai piedi del Monviso, presso Pian del Re, vicino alla sorgente del Po. Lì, a circa 2.000 metri di altitudine, tra i panorami mozzafiato delle Alpi e l’aria rarefatta, Bossi e i suoi uomini misero in scena un evento che aveva più l’aspetto di un rito pagano che di un comizio politico. Il cuore del rituale fu l’ormai leggendaria ampolla, che il Senatùr riempì personalmente con l’acqua pura della sorgente del Po, simboleggiando le “radici padane” e, di conseguenza, la purezza e l’identità del Nord.
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