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Settimo Torinese

Più di tre milioni di euro di debiti e zero trasparenza: il mistero delle nomine a Settimo

I consiglieri Maugeri sfidano la sindaca Piastra: chi gestirà il patrimonio cittadino? Audizione pubblica negata e democrazia a intermittenza

Da sinistra: Elena Piastra, Nino Daniel, i fratelli Maugeri

Da sinistra: Elena Piastra, Nino Daniel, i fratelli Maugeri

Si va allo scontro. I consiglieri della Lega  Manolo e Moreno Maugeri, hanno formalizzato in queste ora una richiesta di audizione pubblica dei candidati alla carica di Amministratore Unico della società Patrimonio Città di Settimo Torinese S.r.l. (il bando scade il 30 settembre) che in città governa un po' tutto, strade, cimiteri, appalti, alta finanza e che ha un debito nei confronti del Comune di oltre 3 milioni di euro da ripianare...

Tre milioni che di là sono denaro già speso, di qua crediti da esigere e questo consente di spenderne altri tre... (quando si dice "alchimia"...!) 

Una richiesta legittima e di buon senso, volta a garantire quella trasparenza che, in una democrazia degna di questo nome, dovrebbe essere alla base di ogni decisione pubblica.

A Settimo Torinese succede esattamente questo.

I fatti parlano chiaro: dopo la deliberazione consiliare n° 48 del 25 luglio 2024, che stabiliva gli indirizzi per la nomina, il sindaco sta procedendo alla raccolta delle candidature per la carica di amministratore unico di Patrimonio.

I consiglieri Maugeri, con una mossa coraggiosa, hanno chiesto di visionare i curriculum dei candidati e di organizzare un’audizione pubblica per permettere alla Conferenza dei Capigruppo di valutare le competenze di chi sarà chiamato a gestire una delle società più importanti del Comune. Eppure, la risposta dell’amministrazione è stata un categorico “no”.

Nessuna audizione, nessun curriculum da visionare: il sindaco decide, e questo dovrebbe bastare a tutti.

Ma davvero basta? La trasparenza non dovrebbe essere il fondamento di ogni azione amministrativa? Evidentemente, a Settimo Torinese, la democrazia viene vista come un optional fastidioso, da accantonare quando le domande iniziano a diventare troppo scomode.

Il confronto con Torino è inevitabile, ed è impietoso.

Nel capoluogo piemontese, esiste un regolamento ben preciso che permette alla Conferenza dei Capigruppo di audire pubblicamente i candidati proposti dal sindaco.

IL TESTO DI TORINO: CLICCA QUI

La norma prevede che, entro 10 giorni, i capigruppo possano procedere con le audizioni. Se non si agisce entro questo termine, allora il sindaco può nominare, ma almeno si è garantita una finestra di trasparenza e di controllo democratico. A Settimo, invece, si sceglie la strada dell’opacità: la conferenza dei capigruppo viene messa in secondo piano, e ogni tentativo di ottenere chiarimenti viene respinto senza troppi convenevoli.

La richiesta formale avanzata dai consiglieri della Lega è una mossa che espone chiaramente le crepe di un’amministrazione che non vuole sentir parlare di trasparenza.

Perché negare l’audizione pubblica dei candidati? Perché impedire a chi rappresenta i cittadini di fare il proprio lavoro e di vigilare sulle nomine? Queste domande restano senza risposta, e il silenzio dell’amministrazione è assordante.

Ma quello che accade a Settimo Torinese non è solo un problema di trasparenza mancata: è un problema di democrazia. Quando un sindaco, o un’amministrazione, rifiuta il confronto e chiude le porte al dibattito pubblico, siamo di fronte a una grave violazione dei principi democratici.

La politica diventa un affare privato, gestito da pochi eletti nelle segrete stanze del potere, mentre i cittadini – e i loro rappresentanti in consiglio comunale – vengono lasciati fuori.

E qui torniamo alla richiesta di Manolo e Moreno Maugeri: la loro iniziativa non è un atto di ostruzionismo, come qualcuno potrebbe maliziosamente suggerire, ma un tentativo di portare un po’ di luce in un processo decisionale che, altrimenti, resterebbe nell’ombra.

Chiedere di visionare i curriculum dei candidati e di audirli pubblicamente è il minimo che ci si possa aspettare da un consigliere comunale. Non dovesse accadere i due dovrebbero farne di cotte e di crude finanche legarsi davanti al Municipio.

Il problema è che, a Settimo, la democrazia sembra funzionare a intermittenza. Ci sono momenti in cui si accende, ma troppo spesso resta spenta, come in questo caso.

I cittadini hanno il diritto di sapere chi gestirà il patrimonio della loro città e quali competenze saranno messe in campo? Nascondere queste informazioni equivale o no, a negare il diritto di partecipare attivamente alla vita pubblica?

A Torino, come abbiamo già detto, la Conferenza dei Capigruppo ha almeno la possibilità di esprimersi e di controllare, anche se il potere finale resta nelle mani del sindaco. A Settimo, invece, ci troviamo di fronte a una chiusura totale. Non si parla, non si discute, non si audisce: si decide e basta. E questa non è democrazia, è altro.

La richiesta di audizione è stata fatta. Ora tocca alla sindaca Elena Piastra (che oggi, nel primo giorno di scuola, postava foto degli zaini delle bambine) dimostrare di non avere nulla da nascondere.

Se così non fosse, ci troveremmo di fronte a un’amministrazione che non solo rifiuta la trasparenza, ma che deliberatamente calpesta i principi fondamentali della democrazia.

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