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Turismo
06 Settembre 2024 - 18:01
Chi avrebbe mai pensato che un cammino millenario potesse diventare il simbolo di un turismo accessibile e inclusivo, capace di abbattere barriere non solo fisiche ma anche sociali e culturali? Eppure, è proprio ciò che è accaduto con il progetto "Via Francigena for All", che dopo due anni di intenso lavoro ha portato risultati tangibili e innovativi. Un’iniziativa che ha fatto del Canavese, insieme alla Valle di Susa, il cuore pulsante di una rivoluzione turistica capace di unire la storia, la natura e l’accessibilità per tutti.
Il progetto, nato grazie al sostegno della Regione Piemonte e in risposta a un bando ministeriale, non è solo l’ennesimo piano di sviluppo territoriale, ma un vero e proprio manifesto di inclusione. Con un budget di 1,6 milioni di euro, l’obiettivo era chiaro: rendere la Via Francigena un percorso accessibile a tutti, soprattutto alle persone con disabilità, eliminando ostacoli fisici e mentali.
Nel tratto canavesano, che si snoda tra Ivrea e Viverone, la trasformazione è stata evidente. La Cripta della Cattedrale di Santa Maria Assunta a Ivrea, così come la Chiesa di San Nicola da Tolentino, sono stati resi accessibili e arricchiti da tecnologie innovative che permettono una narrazione multisensoriale, offrendo ai visitatori un’esperienza completa, senza escludere nessuno. Anche la Tomba di McCarthy, nella stessa cattedrale, può ora essere visitata da persone con difficoltà motorie, grazie agli interventi che ne hanno migliorato la fruibilità.
Il progetto ha esteso i suoi benefici anche a Bollengo, dove la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo è ora un esempio di come la tradizione religiosa possa essere aperta a tutti, e a Montalto Dora, dove la Chiesa di San Rocco è stata attrezzata per accogliere visitatori con disabilità. Anche luoghi meno noti, come la Cappella di Sant’Evasio a Oglianico e la Cappella di Santa Maria di Spinerano a San Carlo Canavese, sono stati inclusi in questo piano di accessibilità.
Non si tratta però solo di infrastrutture. "Via Francigena for All" ha portato alla valorizzazione dei beni culturali locali, in particolare delle chiese del Canavese, grazie al progetto "Chiese a porte aperte". Venti nuovi siti sacri, da Ivrea a Bollengo, fino a Montalto Dora, sono stati resi accessibili tramite app, permettendo a visitatori di tutte le abilità di scoprire il patrimonio storico-artistico locale in maniera autonoma. Tra questi spiccano anche luoghi come la Cappella Sant’Eusebio Masero a Scarmagno e il suggestivo Gesiun di Piverone, che grazie a soluzioni innovative offrono un’esperienza di visita inclusiva e immersiva.
Il progetto ha reso accessibile non solo i luoghi sacri, ma anche il percorso stesso, con la creazione di tre nuove aree sosta nei comuni di Villar Focchiardo, Avigliana e Bollengo. Queste strutture, dotate di pannelli tattili e visivi, permettono a chiunque di fermarsi, ricaricare dispositivi e proseguire in sicurezza. In tutto il tratto canavesano sono stati installati 13 pannelli visivo-tattili con contenuti in Braille e QR code che permettono di accedere a informazioni in lingua italiana, inglese, francese e nella LIS, la lingua dei segni italiana.
Ma il vero valore aggiunto del progetto è l’inclusione sociale. Attraverso 16 tirocini formativi, sono state create opportunità lavorative per persone con disabilità, inserendole in un circuito virtuoso che coniuga turismo, economia e solidarietà. Un turismo che non è solo sostenibile dal punto di vista ambientale, ma anche umano.
In conclusione, "Via Francigena for All" ha trasformato il Canavese in una porta aperta a tutti, senza distinzioni. Un esempio di come il turismo possa e debba essere uno strumento di inclusione e sostenibilità. Come ha dichiarato Marina Chiarelli, assessore regionale al Turismo: "Le barriere che dividevano il nostro territorio sono state abbattute, creando un luogo accogliente per tutti". E se il futuro del turismo è davvero accessibile e inclusivo, il Canavese è pronto a guidare questa rivoluzione.
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