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05 Settembre 2024 - 16:56
L’agricoltura montana torinese sta contando i danni dopo l’ondata di maltempo che ha colpito duramente le valli tra la notte scorsa e la mattinata di oggi. Le forti piogge, accompagnate da vento e detriti, hanno provocato devastazioni in diversi punti delle Valli di Lanzo e della Val Cenischia, mettendo in crisi un settore già provato dalle difficili condizioni climatiche di quest’anno.
Al Pian della Mussa, in alta valle di Ala, nel Comune di Balme, il torrente Stura ha deviato il suo corso naturale, erodendo il terreno in più punti e tagliando in due l’intero piano. Questa drammatica deviazione ha lasciato una mandria di mucche isolata al pascolo, e i proprietari, a causa della piena, non sono ancora riusciti a raggiungere gli animali.
Situazioni simili si registrano nelle altre valli. Tra Cantoira e Groscavallo, sempre nelle Valli di Lanzo, pascoli e prati a sfalcio sono stati devastati, invasi da detriti portati dalle acque e dai fiumi in piena. Le eruzioni fangose hanno compromesso vaste aree agricole, azzerando il raccolto di fieno, fondamentale per l’allevamento locale.
In Val Cenischia, a Novalesa, i prati del fondovalle sono stati sommersi da una coltre di fanghiglia e sassi, distruggendo interamente le coltivazioni di fieno che avrebbero dovuto sostenere gli allevamenti per i mesi a venire. Questa distruzione segna un altro duro colpo per le comunità agricole locali, già in difficoltà a causa di un anno meteorologico fuori dall’ordinario.
Bruno Mecca Cici, presidente di Coldiretti Torino, ha espresso tutta la sua preoccupazione: «Di nuovo un nubifragio, l’ennesimo in questo 2024 davvero fuori dalla normalità meteorologica. Come agricoltori abbiamo assistito per tre mesi a un rito quasi quotidiano di bufere di vento e grandine, accompagnato da piogge eccezionali. Poi, temperature alte e siccità».
L’alternanza tra eventi meteorologici estremi e periodi di siccità ha avuto un impatto devastante su tutte le produzioni agricole locali, con cali produttivi che spaziano dal grano al mais, passando per i foraggi, il miele e la frutta. «Le nostre coltivazioni non riescono a sopravvivere a questo andamento climatico quasi tropicale», ha aggiunto Mecca Cici, evidenziando come la nuova normalità stia mettendo in ginocchio il settore agricolo.
Ma, in questo momento, la preoccupazione più grande va alla famiglia dell’operatore agricolo disperso, travolto dalle acque dell’Orco tra Feletto e Rivarolo. L’uomo, di cui non si hanno ancora notizie, stava lavorando con il suo trattore alla pulizia dei boschi quando è stato travolto dalla piena del torrente. Mecca Cici ha espresso la vicinanza di Coldiretti alla famiglia in questo momento di attesa e angoscia.
Un Piano per i piccoli invasi
Oltre ai danni immediati, l’ondata di maltempo ha riacceso il dibattito sulla gestione delle risorse idriche in Piemonte. La quantità di acqua che si è riversata sulle valli avrebbe potuto essere trattenuta per affrontare meglio i periodi di siccità, ma la mancanza di infrastrutture adeguate continua a essere un problema irrisolto.
«Segnaliamo nuovamente la mancanza di un Piano per i piccoli invasi, che potrebbero trattenere l’acqua in eccesso per stoccarla e utilizzarla nei periodi di siccità», ha sottolineato Mecca Cici. «La Regione non ci ha ancora dato risposte, nonostante i nostri ripetuti appelli». Un piano per la costruzione di piccoli invasi, capaci di trattenere e gestire l’acqua in eccesso, permetterebbe agli agricoltori di affrontare meglio le fasi di siccità, evitando che l’acqua venga dispersa durante i fenomeni estremi.
Mentre l’agricoltura montana torinese cerca di rialzarsi dall’ennesimo colpo subito, l’urgenza di un intervento strutturale per la gestione dell’acqua diventa sempre più pressante. Senza un piano idrico adeguato, il rischio è quello di continuare a subire i danni di un clima che sta cambiando più velocemente delle soluzioni strutturali.
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