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Gran Paradiso

Vandali in alta quota: le montagne del Canavese sotto attacco

Rubati i libri firma e in due casi danneggiati i monumenti

Vandali in alta quota: le montagne del Canavese sotto attacco

Le vette maestose e incontaminate del Canavese sono state recentemente teatro di una sequenza di atti vandalici che hanno lasciato sbigottiti alpinisti e amanti della natura. A denunciare l’accaduto sono l’Ente Parco Gran Paradiso e la Società Meteorologica Italiana – Nimbus, evidenziando una situazione che appare tanto grave quanto incomprensibile. I balordi si sono accaniti contro i libri-firme e altre strutture simboliche di diversi bivacchi e cime, tra cui il bivacco Revelli, il Monte Colombo, la Rosa dei Banchi e la Punta Quinzeina Sud. Non solo i diari, ma anche protezioni metalliche e targhe commemorative sono state distrutte, in un'ondata di vandalismo che ha raggiunto persino un prezioso quadro in rame dedicato a Papa Giovanni XXIII, rimasto intatto per decenni.

Un atto, quello dei vandali, che colpisce doppiamente: per l’insensatezza del gesto e per l’ambiente in cui è avvenuto, la montagna, luogo di rifugio, silenzio e rispetto. I luoghi vandalizzati, infatti, non sono solo mete escursionistiche, ma rappresentano simboli di memoria e di comunità, rendendo il danno inflitto ancor più doloroso per chi ama queste terre.

Un Attacco al Cuore della Montagna

La distruzione non si è limitata ai soli oggetti: ha colpito il cuore di chi considera la montagna un luogo sacro, un rifugio dalla frenesia quotidiana. Tra i luoghi profanati spicca la Rosa dei Banchi, una delle vette più apprezzate della Val Soana, dove volontari solo pochi giorni prima avevano ripristinato il diario di vetta, simbolo di condivisione tra gli escursionisti. A distanza di appena una settimana, il diario e la cassetta in acciaio che lo custodiva sono stati brutalmente distrutti, insieme all'opera in rame di Papa Giovanni XXIII, realizzata dall’artista Giovanni Vezzetti negli anni ’60.

Un altro atto vile è stato compiuto sul Monte Colombo, in Valle Orco, dove un diario di vetta e una lapide commemorativa sono stati danneggiati. Chi sale queste vette per compiere atti del genere, si chiede chi frequenta e protegge questi luoghi, cosa possa mai spingere a un comportamento così distruttivo in ambienti di tale bellezza e spiritualità.

La Comunità in Allarme

L’indignazione tra gli escursionisti e gli abitanti della zona è palpabile. "Condanniamo fermamente questi riprovevoli episodi, incomprensibili e in contrasto con una sana e rispettosa fruizione della montagna", hanno dichiarato dall’Ente Parco e dalla Società Meteorologica Italiana. Atti simili, aggiungono, non sono solo offensivi nei confronti della natura, ma anche verso la comunità che, con dedizione, si impegna nella conservazione di questi luoghi unici.

Il Corpo di Sorveglianza del Parco ha confermato che anche il libro-firme del Percorso Glaciologico del Ciardoney, installato appena un anno fa, è stato asportato, un gesto che alimenta ulteriormente il senso di sgomento per il susseguirsi di questi episodi di vandalismo mirati.

Un Fenomeno Insolito e Allarmante

Vedere atti vandalici ad alta quota è un fenomeno tanto raro quanto perturbante. Questi luoghi, lontani dal caos urbano e accessibili solo con fatica e rispetto per la montagna, non sembravano finora soggetti a tali comportamenti. Eppure, il fatto che qualcuno sia disposto a scalare le vette non per ammirare il paesaggio o per cercare serenità, ma per arrecare danno, è un segnale preoccupante.

Cosa spinge queste persone a compiere simili gesti? Un quesito che, al momento, resta senza risposta. Di certo, chi ama la montagna spera che i responsabili possano essere identificati e fermati prima che altri simboli vengano distrutti.

Un Appello alla Responsabilità

In attesa che si faccia luce su questi episodi, l’appello delle istituzioni e delle comunità montane è unanime: rispettare la montagna, preservarne il patrimonio e denunciare qualsiasi attività sospetta. Gli atti vandalici non solo danneggiano fisicamente strutture e simboli, ma tolgono qualcosa di prezioso a tutti coloro che vedono nella montagna un luogo di pace, memoria e riconciliazione con la natura.

La speranza è che la consapevolezza dell’importanza di questi luoghi porti a una maggiore sensibilità e protezione, affinché la bellezza delle vette del Canavese non venga più violata da gesti insensati.

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