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Punto Rosso
03 Settembre 2024 - 06:30
buche stradali
Il tema della manutenzione della città è da sempre un tema bollente nel rapporto tra cittadini e amministrazione comunale. Nelle campagne elettorali, si sa, le buche stradali hanno un posto in prima fila.
Tema importante sia chiaro, lo stato delle strade, dei giardini, degli immobili di una città è il suo biglietto da visita. Una città ben tenuta, unita alla sua storia e bellezze, non solo favorisce l’arrivo di turisti, anche solo del territorio, ma fa amare di più la città ai suoi abitanti.
Una città curata, infatti, attiva un circolo virtuoso della cura da parte di chi la abita e visita.
Tenere pulite le strade (tutte) e riempirle di bei cestini per i rifiuti (magari multi-materiale, per differenziare, e posacicche), porta automaticamente a contenere comportamenti scorretti. Anche la manutenzione di strade e marciapiedi concorre alla gradevolezza della città e soprattutto alla sua sicurezza, come abbattere le barriere architettoniche e facilitare la mobilità.
In realtà, il tema della manutenzione dovrebbe essere tipicamente “tecnico-organizzativo”, ma ha anche implicazioni politiche. È una scelta politica, infatti, non avere una squadra adeguata di operai manutentori.
In una città come Ivrea, ci fosse anche una decina dipendenti su questa mansione, si troverebbero tutti occupati a tempo pieno. In più al vantaggio primario della cura della città si aggiungerebbe quello della creazione di nuova occupazione. Le esternalizzazioni dei servizi, nate per realizzare economie di spesa (o per meglio dire aprire al profitto privato), in realtà sono solo riuscite a precarizzare il lavoro (le condizioni di lavoro nelle cooperative le conosciamo tutti) e abbassare mediamente la qualità del servizio.
Vi sono studi che dimostrano che per le pubbliche amministrazioni, considerando tutti i parametri di un servizio, non vi è un effettivo risparmio di costi. Codificata dal governo Berlusconi II con la legge 448/2001, l’esternalizzazione dei servizi pubblici non ha poi trovato nei governi successivi la volontà di invertire la tendenza. Non vi è stato nessun ostacolo all’affermazione della (presunta) superiorità del privato sul settore pubblico.
Potrebbero gli enti locali di prossimità, le amministrazioni comunali, avviare un percorso di ripubblicizzazione dei servizi? Certo potrebbero, lavorando insieme. E chi se non l’attuale giunta del sindaco Chiantore, che ha fra i suoi valori la cura dei beni comuni, potrebbe farlo?
Luigi De Magistris
Lo fece il sindaco di Napoli Luigi de Magistris trasformando l’ARIN, una società per azioni, in Acqua Bene Comune Napoli (ABC Napoli), un’azienda pubblica speciale che ha tolto il profitto privato da un bene prezioso come l’acqua, nel rispetto dell’esito del referendum del 2011. Come pure la giunta de Magistris scelse di investire in un servizio essenziale in particolare a favore delle donne, aprendo nidi e micro-nidi comunali in diverse aree della città.
Gli ostacoli legislativi e burocratici ci sono, ma tenendo il focus sull’obiettivo, la strada, anche se in salita e tortuosa, la si può trovare. O comunque ci si deve provare, per segnare veramente una differenza di passo rispetto alle logiche dilaganti che hanno più a che fare con il neoliberismo del quale è permeato anche il settore pubblico che con la gestione pubblica e virtuosa dei beni comuni.
Quindi sì, la manutenzione è un tema impellente e pressante, per ogni amministrazione comunale, però non esistono comparti stagni: il tema delle esternalizzazioni è legato a quello del lavoro (a proposito a che punto sono l’Osservatorio del lavoro e il Tavolo permanente sul lavoro?), quello del lavoro è legato alle politiche sociali, e via e via.
Denunciare i singoli servizi è necessario, un dovere per i cittadini, ma occorre uno scatto in più: mentre chiediamo di potare un cespuglio o riparare una buca, chiediamo quando anche Ivrea potrà avere una bella squadra di dipendenti manutentori da veder nelle strade, al lavoro per la città.
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