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Sciolze

Solo e disperato, cacciato dal paese con il suo camper: "Per il sindaco ero come uno zingaro"

A prendersi carico della sua sfortunata vicenda di quest'uomo rimasto senza nulla a causa di una brutta separazione, il consigliere comunale Luca Bannò

Solo e disperato, cacciato dal paese con il suo camper: "Per il sindaco ero come uno zingaro"

Immagine generata dall'Intelligenza Artificiale

Sciolze, piccolo comune della collina, noto per la sua tranquillità e bellezza paesaggistica, è stato teatro di una vicenda che ha suscitato indignazione e solidarietà tra i suoi cittadini. La storia di un uomo, che dopo una serie di sfortune si era ritrovato a vivere nel suo camper, ha scosso la comunità quando l’amministrazione comunale ha deciso di allontanarlo, etichettandolo come "nomade" e ritenendo la sua presenza "indecorosa" in vista della festa di San Rocco.

L'Inizio di una Nuova Vita a Sciolze

L’uomo, dopo aver vissuto una difficile separazione e aver perso quasi tutto, si era trasferito a Sciolze circa due anni fa. Qui aveva trovato un po’ di pace e il conforto di nuovi amici, tra cui Luca Bannò, consigliere comunale e capo del gruppo "Sciolze nel cuore".

Al mercato di Porta Palazzo, aveva incontrato per caso un residente di Sciolze, che gli aveva suggerito di trasferirsi nel paese. Da quel momento, il camperista aveva iniziato a frequentare la zona, spostandosi tra il parcheggio della scuola e quello del cimitero, senza mai dare fastidio a nessuno.

Bannò, che aveva conosciuto l’uomo e ne aveva apprezzato la gentilezza e discrezione, si era subito adoperato per aiutarlo a trovare una sistemazione più stabile. "Era una bravissima persona, non faceva campeggio, non disturbava, e stava cercando una casetta qui," racconta il consigliere. Molti cittadini di Sciolze si erano dimostrati solidali, offrendo terreni, cascine e persino seconde case dove il camperista avrebbe potuto stabilirsi. La vicenda sembrava destinata a un lieto fine, grazie all’altruismo e alla generosità della comunità.

Il camper, sulla destra, stanziava nell'apposita area

Tuttavia, con l’avvicinarsi della festa patronale di San Rocco, l’amministrazione comunale ha deciso di intervenire in modo drastico. Il sindaco, preoccupato per l’immagine del paese durante le celebrazioni, ha ordinato ai carabinieri di allontanare l’uomo, ritenendo la sua presenza non decorosa. "Hanno detto che dava fastidio ai cittadini, soprattutto alle mamme dei bambini delle elementari," spiega Bannò con amarezza. "Eppure, anziché cacciarlo, il Comune avrebbe dovuto aiutarlo e farlo sentire a casa."

La decisione ha scatenato un’ondata di indignazione sui social media, dove molti cittadini hanno espresso il loro disappunto per l’atteggiamento del Comune. La solidarietà nei confronti del camperista si è trasformata in una vera e propria gara di generosità, con numerose offerte di aiuto concreto. "Non me l’aspettavo," ammette Bannò, "c’è stata una solidarietà pazzesca. Tutti mi chiamavano per sapere se avesse bisogno di qualcosa."

Un Lieto Fine Amaro

Nonostante l’ingiustizia subita, la storia ha trovato una risoluzione parzialmente positiva. Dopo essere stato costretto a lasciare Sciolze, l’uomo è stato accompagnato da Bannò e un altro amico a Moncucco, dove gli è stata offerta una casetta in comodato d’uso. "Finalmente ha trovato un posto dove poter stare," conclude Bannò, "ma resta il rammarico per come è stata gestita la situazione."

Questo episodio solleva interrogativi profondi sulla capacità delle amministrazioni locali di gestire situazioni delicate con umanità e comprensione. La storia del camperista di Sciolze è una testimonianza toccante di come, in un piccolo paese, la solidarietà possa nascere spontaneamente tra i cittadini, ma anche di come l’indifferenza delle istituzioni possa trasformare un atto di generosità in un’esperienza amara.

In un mondo sempre più complesso, dove la vulnerabilità delle persone spesso viene ignorata, episodi come questo ci ricordano l’importanza di mettere l’umanità al centro delle nostre azioni quotidiane. La solidarietà non può limitarsi alle parole, ma deve tradursi in gesti concreti di accoglienza e supporto, specialmente nei confronti di chi si trova in difficoltà.

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