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Ivrea
21 Agosto 2024 - 17:05
Matteo Chiantore
Ma cosa deve ancora succedere davanti alla ex stazione ferroviaria per convincere il sindaco Matteo Chiantore e l’assessore Francesco Comotto a spostare le fermate degli autobus che ogni giorno vanno e vengono da Aosta nel piazzale del Movicentro? Un autobus che prende fuoco? Un morto? Un incidente con feriti? Un autobus che, facendo manovra, investe una pensionata? Cosa?
Da quando è iniziato questo calvario, nonostante i nostri articoli e i pareri di molti amministratori del passato, tra cui l’ex sindaco Fiorenzo Grijuela, che si chiedevano perché fosse stata presa questa decisione, dal Palazzo non sono arrivate altro che tiepide dichiarazioni sui controlli effettuati, sulla circolazione regolare e su un traffico sotto controllo.
Poi, è bastato un attimo di distrazione perché un motociclista rischiasse di finire al camposanto e non avevano ancora finito di commentare che un altro autobus abbatteva la pensilina dell’attesa. Non c’è due senza tre: oggi la cronaca ci restituisce un muretto sfondato da una retromarcia. Bella roba.
Insomma, che gli autobus qui non ci possano stare non è più solo una rivendicazione del consigliere comunale Massimiliano De Stefano ma un dato di fatto, oggettivo, senza discussioni o interpretazioni.
Peraltro davvero non si capisce come si possano tenere tutti quei pendolari davanti alla ex stazione (che appunto non è più una stazione) senza neanche mettere loro a disposizione un "cesso".
Un bagno c’è, ma è al Movicentro, che è la nuova stazione.
Il risultato? Corso Nigra è diventato un orinatoio a cielo aperto da mesi. C’è chi va al bar, ma anche chi non ci va e la fa dove capita.
Che affidabilità ha un'amministrazione comunale impegnata a progettare feste e a portare avanti una lunga serie di lavori pubblici finanziati con il PNRR, se poi non è in grado di risolvere un semplice problema igienico-sanitario?
Ci vorrebbe un piano d'azione urgente: qualche bagno chimico o, perché no, la riapertura "immediata" dei bagni al binario "1", chiusi nel 2008. Tant'è! Vedremo nelle prossime settimane.
L'incidente dell’altro giorno, comunque, riaccende le polemiche sulla sicurezza del trasporto pubblico in città, già al centro di aspre discussioni.
Lo scorso febbraio, in consiglio comunale, l'argomento era stato trattato grazie a un'interpellanza del consigliere comunale Massimiliano De Stefano, capogruppo della lista “Azione Italia Viva”. Titolo: “Basta, non se ne può più.”
Il dito è puntato su quei 99 autobus di "Vita" che, dall'inizio dell'anno e per tre anni, cioè per tutta la durata dei lavori per l'elettrificazione della linea Ivrea - Aosta, presteranno servizio in sostituzione dei treni, con la preghiera di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità, sottintendendo che l'esecutivo si sarebbe fatto portare a spasso come la "Bela Maria" dai valdostani.
"Questi autobus - spiegava De Stefano - utilizzano il piccolo piazzale di fronte alla vecchia stazione e perfino un'area all'interno della stessa. Le manovre continue intasano la viabilità principale di corso Nigra, creando anche inquinamento...".
Quel che non si capisce è perché non si sia dato per scontato che gli autobus facessero rotta sul Movicentro, come tutti gli altri autobus di linea.
"Nella variante generale del Piano Regolatore di Ivrea del 2020 - sottolineava De Stefano con il coltello tra i denti - si dice che il Movicentro è il nodo di interscambio pubblico/pubblico e privato/pubblico, ferro-gomma e gomma-gomma, in rapporto alle fasi di riorganizzazione e sviluppo sia delle infrastrutture dell'accessibilità territoriale e puntuale al suo intorno, sia del sistema di trasporto pubblico su gomma della Conurbazione di Ivrea. In sintesi, è stato costruito proprio come nodo di interscambio per il trasporto pubblico e la mobilità in generale...".
De Stefano, nelle settimane precedenti a quel consiglio comunale, si era tolto il dente e aveva percorso il tratto che dal casello autostradale conduce al Movicentro con il cronometro in mano, passando da via Jervis e dal terzo ponte.
Morale? Aveva impiegato appena 4 minuti in più, che sarebbero potuti scendere a 3 con una piccola modifica nei pressi del Bennet. Di ritorno, di nuovo terzo ponte e poi dritto sul casello autostradale di Pavone.
"Come tutti sanno, è il percorso che fanno tutti i giorni gli autobus di linea che si dirigono in Canavese... - commentava e stigmatizzava - Quel che non si capisce è perché non lo possano fare anche gli autobus della tratta Ivrea-Aosta...".
Oggi è un altro giorno, potrebbe dire qualcuno. Non per De Stefano. "Anche questa volta - insiste - non è successo nulla, ma tre anni sono lunghi e di cose spiacevoli ne possono ancora accadere...".
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