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Caos Consulta della Legalità: esposto in Procura e dimissioni

Dopo le polemiche scoppiate per la firma falsa sul verbale, la presidente s'è fatta da parte

Chivasso

Dimissioni a Palazzo Santa Chiara, Chivasso

Erano nell’aria e sono arrivate. Le dimissioni di Lucia Chessa dalla presidenza della Consulta della Legalità, dopo l’illecito trasmesso agli atti della Procura della Repubblica di Ivrea dal segretario comunale Salvatore Mattia, erano quasi un atto dovuto. 

Sono state ratificate il 30 luglio scorso, in occasione della riunione della Consulta, presieduta dalla sua vice, l’avvocato Francesca Merlone. E ovviamente non uno che si sia opposto. Anzi.

Ma facciamo un passo indietro e mettiamo insieme i pezzi  di una vicenda politica, e che potrebbe avere anche altri contorni, che ha messo in imbarazzo, e non poco, l’amministrazione comunale del sindaco Claudio Castello in primis e dell’assessore alla Legalità Gianluca Vitale a ruota.

Il 9 luglio scorso l’ormai ex presidente della Consulta della Legalità Lucia Chessa ha apposto una firma non sua ma della vicepresidente sul verbale dell’assemblea della stessa Consulta.

A denunciare l’accaduto, con una pec inviata al segretario generale Salvatore Mattia e all’assessore Vitale è la stessa vicepresidente della Commissione, Francesca Merlone, avvocato, che siede nell’ente in quanto espressione del gruppo vicino al consigliere comunale Matteo Doria.

“Durante la riunione del 9 luglio è stato redatto un verbale, come previsto dal regolamento, in forma manoscritta ed in calce sono state apposte le firme della Presidente Lucia Chessa e della scrivente - spiega la vice presidente della Consulta della Legalità -. Mi risulta, invece, che all’assessorato competente e al segretario comunale sia giunto un verbale dattiloscritto ove risulta apposta la mia firma . Mi duole comunicare che non ho mai firmato il verbale dattiloscritto e quindi mi corre l’obbligo, mio malgrado, di comunicare che disconosco formalmente tale sottoscrizione”.

Merlone prosegue: “Sono veramente dispiaciuta - conclude - di dover compiere questo gesto ma non posso in alcun modo consentire, né ora né mai, che la mia firma (che per me è anche uno strumento di lavoro) venga apposta su atti di qualsivoglia natura senza che sia io stessa a redigerla di mio pugno con modalità manuali o telematiche. Meno che mai posso soprassedere nel caso in cui ciò venga fatto su un atto avente natura pubblico/amministrativa”.

L’imbarazzo è totale. 

Il sindaco Claudio Castello e l’assessore Gianluca Vitale non l’hanno presa benissimo. E con loro altri dell’amministrazione.

 

Claudio Castello sindaco di Chivasso

“Sono profondamente dispiaciuto per quanto accaduto in sede di verbalizzazione dell’ultima riunione della consulta  della legalità nella quale, peraltro, non ero presente - commentava l’assessore alla Legalità Vitale -. Credo, senza sminuirne la portata,  che potrebbe essersi trattato di un grave errore dettato però da innocente superficialità e commesso in totale buona fede.  Una vicenda  che mette in luce la particolare attenzione che viene richiesta nella gestione di incarichi pubblici anche se svolti esclusivamente a titolo volontario e al servizio della comunità”.

Il caso, nel mentre, aveva già portato il consigliere comunale Matteo Doria di “Amo Chivasso e le sue frazioni” a chiedere le dimissioni immediate della presidente della Consulta della Legalità.

La legalità ai tempi della sinistra è qualcosa di aberrante - inforcava con una nota stampa il consigliere capogruppo di Amo Chivasso e le sue Frazioni -. Quello che è successo ha veramente del grottesco: la presidente della Consulta della Legalità ha falsificato la firma della vicepresidente su un verbale della Consulta, senza avvisarla e senza nemmeno avere il ritegno di chiedere l’autorizzazione di una cosa che già di per se non andrebbe fatta. Questa non è solo un reato penale, e non so se la vice presidente vorrà poi procedere nelle opportune sedi, ma è qualcosa di altamente immorale. Pensare di andare a recuperare in giro la firma di un’altra persona e senza il suo  consenso utilizzarla su un atto pubblico è qualcosa che cozza con il concetto di legalità che dovrebbe essere il principio ispirante di chi ha la pretesa di guidare la consulta che porta questo nome ed ha la pretesa di avere questo scopo”.

Gianluca Vitale assessore

“La cosa che mi rattrista molto è anche aver appreso che altri membri  della Consulta - conclude Doria -, anziché indignarsi, appoggiano l’operato della presidente. In questi casi, se si vuole avere a che fare con un organo che ha come faro il principio della legalità, bisognerebbe avere l’onestà intellettuale  e la dignità di prendere le distanze da un fatto così grave. Mi auguro che ci sia una presa di coscienza e che la presidente si dimetta dall’incarico essendosi dimostrata inadeguata a ricoprire questo ruolo per la consulta e per la città stessa”.

Più morbida la posizione della capogruppo di Forza Italia in Consiglio comunale Clara Marta.

Lucia Chessa ha commesso un grave errore di cui si assumerà la responsabilità dal punto di vista etico e probabilmente giuridico - commenta Clara Marta -. Sicuramente non ci sono doppi fini, e il dolo con cui ha commesso questo grave errore è stato determinato solo ed esclusivamente da una inconsapevole leggerezza e non conoscenza di basilari aspetti formali che invece un membro della consulta della legalità, ancor più se ne è presidente, dovrebbe conoscere. A me non piace dipingere mostri, e in questa vicenda non ce ne sono”.

Caso rientrato con le dimissioni di Chessa? Per ora, sì.
Il nuovo presidente verrà scelto a settembre, dopo la pausa estiva della politica chivassese. Nel mentre rimane una macchia nella storia di una Consulta della Legalità più al centro delle cronache per le polemiche che non per le iniziative 

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