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Caro libri di scuola

307,85 euro per i libri di testo della prima media

Ogni anno si ripropone il problema del caro libri e del corredo scolastico.

307,85 euro per i libri di testo della prima media

Partiamo da un esempio: Brandizzo con la sua scuola media, ma potremmo prendere qualunque comune a caso, perché la cosa tanto non cambia.

Il costo complessivo per i libri di testo per uno studente che inizia la prima media è di 307,85 euro contro un tetto di spesa fissato dal Ministero dell’Istruzione di € 294 per le classi prime. Una bella mazzata per le famiglie con figli in età scolare  senza contare il corredo scolastico che fa levitare i costi anche di 150/ 200 euro


Scuola media di Brandizzo

Da dove arriva questa mazzata?  Come stanno le cose? Quali sono le (poche) contromisure prese da Stato, Regioni e Comuni? Fatto questo esempio cerchiamo di spiegarlo. 

Chiunque abbia un figlio e una figlia in età scolare sa bene che gli alunni e le alunne che frequentano la scuola primaria, statale o paritaria, hanno diritto alla fornitura gratuita dei libri di testo previsti dal Ministero e adottati dal collegio docenti

La spesa per la fornitura gratuita dei libri è a carico del Comune di residenza degli/delle alunni/e che poi viene rimborsato dal Ministero

Ma con l'inizio della scuola secondaria di primo grado, comunemente detta scuola media i libri di testo devono essere comprati dalle famiglie per una spesa media di 601 euro per i libri di testo nei 3 anni delle scuole medie più circa 1.700 euro nei 5 anni delle scuole secondarie superiori.

Complessivamente, quindi, le famiglie devono sostenere in media una spesa pari a circa 2.300 euro per l'intero ciclo scolastico.

La spesa per i libri scolastici rappresenta un carico che grava parecchio sulle famiglie che, nel mese di settembre, arriva ad assorbire circa un terzo della retribuzione di un lavoratore medio.

Bisogna dire che il costo per l’acquisto dei libri scende tuttavia nel corso degli anni successivi (anche per la presenza di volumi acquistati nel primo anno ma utilizzati per due o tre annualità), portando la spesa media annua per l’acquisto dei libri a 200 euro per le scuole medie.

Secondo un monitoraggio svolto da Federconsumatori pubblicato a settembre 2022, le spese sono alte per gli alunni delle classi prime della secondaria di I e II grado. 

Nel dettaglio: uno studente di prima media spenderà mediamente per i libri di testo + 2 dizionari 443,03 euro. 

A tali spese vanno aggiunti +571,60 euro per il corredo scolastico ed i ricambi durante l’intero anno, per un totale di 1.014,63 euro; un ragazzo di primo liceo spenderà per i libri di testo e 4 dizionari 683,46 euro, +571,60 euro per il corredo scolastico ed i ricambi, per un totale di ben 1.255,06 euro.Contando l'inflazione è l’impennata dei prezzi queste cifre non possono che essere viste nel 2024 al rialzo.

Solo per le famiglie con ISEE (indicatore della situazione economica equivalente) sotto € 15.493,71 lo Stato, per il tramite di Regioni e dei Comuni, eroga un contributo, (chiamato voucher  o bonus libri), è un aiuto economico riservato alle famiglie in difficoltà che hanno i figli studenti, al fine di favorire il diritto allo studio e avere dei buoni per l’acquisto dei libri scolastico.

In applicazione del Decreto Legge n° 104/2013 il Ministero dell'Istruzione  distribuisce alle scuole un fondo destinato all'acquisto di libri scolastici da concedere in comodato d'uso. I libri rimangono di proprietà dell'istituto e sono concessi in comodato d'uso per l'anno scolastico corrente.

Il comodato d’uso può essere richiesto dalle famiglie il cui livello ISEE sia uguale o inferiore a 10.632,94; tale limite è elevato a € 14.000,00 per le famiglie con 3 o più figli.

  • Il contributo (voucher)  varia  in base all’ISEE. Se minore o uguale a € 10.000,00  il contributo è di 260,00 euro per le elementari,  380,00 per le medie,  620,00 per le superiori; 
  • Da € 10.000,01 a €  20.000,00  il contributo è di 245,00 euro  per le elementari, 365,00  per le medie,  610,00 per le superiori;
  • Da € 20.000,01 a €  26.000,00  il contributo è di  220,00 euro per le elementari,  330,00 per le medie, 550,00 per le superiori.

Questi valori delle fasce ISEE valgono solo per la Regione Piemonte in quanto le fasce variano di regione in regioni.

Il voucher è erogato da Regioni e Comuni, sulla base di un finanziamento statale (quest’anno di 133 milioni di euro).
Su una platea di 4.152.491 mila, a riceverlo sono appena 589.196 studenti appartenenti a famiglie con un reddito inferiore a 15.493,71. Il tetto ISEE , come già detto, per accedere al contributo viene stabilito dalle Regioni; Regioni che spesso aggiungono risorse proprie.  

D'altra parte, i rimborsi o i bonus forniti dalle Regioni tramite i Comuni variano di molto (da 120 euro massimo in Lombardia a 800 euro massimo in Liguria), perpetrando le disuguaglianze regionali anche in un settore così strategico per il paese. 

Senza dimenticare di aggiungere i ritardi nelle assegnazioni, dovuti alle complessità burocratiche dei passaggi dal Ministero dell’Istruzione alle Regioni e da queste ai Comuni, per cui l’erogazione alle famiglie presenta in media un ritardo di 2 anni.

Queste risorse stanziati dallo stato e regioni sono cronicamente insufficienti in quanto a oggi solo 14 studenti su 100 a livello nazionale, che ne avrebbero il diritto, accedono al bonus. Solo la Provincia di Trento e la Valle d’Aosta i testi sono gratuiti.


Tutto questo  senza contare il corredo scolastico e i trasporti, allora le cifre a famiglia  lievitano ulteriormente.

La cultura ha un costo, non può essere totalmente gratuita ma non si può mettere per questo in discussione il diritto allo studio; diritto che non è fine a se stesso ma che in sé porta  alla formazione della persona, del cittadino e anche del lavoratore.

L’Italia continua a non credere nell’istruzione e nella formazione; nessuna fiducia ad affidare il futuro alle nuove generazione. Quello che non paghi e risparmi oggi diventerà debito e carenza domani.
Solo se c’è investimento avrai un ritorno economico e sociale.

Il problema non è solo la carenza di risorse pubbliche ma proprio il costo dei testi che lievità ogni anno. L'aumento può sembrare minimo per singolo testo ma diventano significativi quando moltiplicati per il numero totale di libri necessari.
Nonostante un Decreto ministeriale del 2014 che fissa le tabelle che definiscono tetti di
spesa, ferme da circa un decennio; quindi al costo della vita di un decennio fa.

I prezzi continuano ad aumentare e le tabelle rimangono fuori dalla realtà del presente.
Così ogni anno quando un collegio docenti deve scegliere i libri di testo per il successivo anno scolastico sfora regolarmente il tetto ministeriale che concede uno sforamento al massimo del 10% previsto dalle tabelle, ma spesso si va ben oltre lo sforamento consentito. 

Colpa dei docenti? Colpa degli editori? Colpa dello Stato? Però alcune cose sono certe:

Nell’adozione dei libri di testo i docenti hanno piena autonomia: il docente può anche decidere di non adottare libri di testo nuovi, venendo incontro alle esigenze delle famiglie Perché, invece, si opta nella totalità dei casi per il ricambio?
Davvero è necessario adottare ogni anno libri di testo diversi?

Certo, per le materie tecniche l’aggiornamento è cosa ovvia, ma per le materie umanistiche, cosa può cambiare rispetto agli anni precedenti? Sono evidenziabili dei veri aggiornamenti e integrazioni e quanto invece il contenuto resta del tutto invariato?
Perché i professori, quasi all'unisono, preferiscono sempre la stessa casa editrice con l’80% dei libri dello stesso editore?

Spesso per non sforare troppo inseriscono i testi obbligatori nei consigliati che alla fine tanto a voce viene detto  che  devono essere acquistati per forza.

L’industria dell’editoria scolastica vale un quarto del mercato nazionale dei libri, quasi  600 milioni di euro annui di fatturato. Buona parte delle case editrici ogni anno cambiano codici ISBN, cambiano il titolo dei libri, aumentano le pagine (con aumento del peso) ma spesso mantengono invariato il contenuto. Ricorda molto una obsolescenza programmata dei testi.

Ci si può rendere subito conto degli interessi che girano intorno a questo settore. Nello stesso tempo gli editori affermano che i costi sono inferiori rispetto all’inflazione e invocano l'intervento strutturale dello Stato.

Cambiano i governi ma il Ministero dell’Istruzione non sembra voler dare risposte e si limita a parlare di una spesa annua media di 300/400 euro.

  

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