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Chiaverano
19 Luglio 2024 - 12:15
La donna è stata cacciata dalla sua casa ad ottobre
Era ottobre, ma faceva caldo come a luglio. Era un sabato di metà ottobre dello scorso anno, quando una donna di Chiaverano veniva sbattuta fuori casa in ciabatte e pantaloncini, dal proprietario dello stabile in cui aveva vissuto per una vita. Con i suoi genitori, prima, poi con i suoi figli. Infine con la mamma. E proprio quando l'anziana donna era mancata, erano iniziati i problemi con il proprietario di quella casa che aveva deciso che lei, lì, non potesse più starci.
E così, in quella mattina di metà ottobre calda come una di luglio, quell'uomo dai modi rudi, l'aveva sbattuta fuori casa a pedate, spaccando tutto tra urla e calci. Una scena raccapricciante, filmata dalla donna durante la fuga.
La rete sociale si era subito attivata per aiutarla, ma si era anche impantanata nelle maglie della burocrazia. Perché per darle un alloggio occorreva che avesse i requisiti per l'emergenza abitativa. Per avere quei requisiti occorreva uno sfratto esecutivo (cosa che la donna, cacciata di casa a calci) non poteva certificare, oppure l'essere stata ospitata in una sistemazione pubblica per almeno tre mesi.
Insomma, il comune di residenza aveva le mani legate. E così a rimboccarsi le maniche ci aveva pensato il consorzio In.Rete che, dopo un peregrinare bussando alla porta di tutti i Comuni, aveva trovato una soluzione grazie alla disponibilità del sindaco di Pavone Canavese, Endro Bevolo, che le aveva messo a disposizione un monolocale in disponibilità del Comune. Una soluzione che avrebbe dovuto aiutare questa donna, che vive con due cani bassotto, ad ottenere i requisiti per l'emergenza abitativa e una sistemazione, finalmente nel suo comune, Chiaverano.
Di mesi, in quel monolocale con i suoi fedeli bassotti, ne sono passati molti più di tre, ben sette. Ed ora deve lasciarlo. Pochi giorni per trovare una soluzione.
A rallentare la disponibilità dell'alloggio a Chiaverano sono stati due sfratti esecutivi che erano in ballo nello stabile del Comune per le emergenze abitative, dove le case sono tre, ma i lavori per ottenere l'idoneità andavano fatti in tutte le unità abitative.
La giunta passata aveva già predisposto tutto il necessario. Aveva acquistato una nuova caldaia e nuovi infissi, bastava installarli e mandare un elettricista per far certificare l'impianto. Facile, no? No. Perché il segretario comunale aveva bloccato tutto chiedendo che i lavori venissero fatti solo dopo gli sfratti esecutivi pianificati.
La casa in cui viveva devastata
L'ultimo sfratto è stato eseguito il 6 giugno, a soli quattro giorni dalle elezioni. La vecchia giunta non ha potuto dare il via agli interventi pianificati e la nuova, ora, avrebbe risposto al Consorzio per i servizi sociali che gli appartamenti non sono a norma e che mancano le certificazioni.
Insomma un rimpallo di responsabilità con la vecchia giunta che danneggia una donna che rischia di trovarsi ancora una volta in mezzo ad una strada.
Ancora una volta a togliere le castagne dal fuoco ci ha pensato In.Rete che con i suoi assistenti sociali si è mossa per trovare una soluzione. E così è venuta fuori una casa a Lessolo, un piccolo monolocale che per superare l'enensima emergenza potrebbe andare bene. Ma è di proprietà di un privato e non è ancora ben chiaro se la donna dovrà sostenere interamente la spesa o se il comune, per far fronte all'emergenza abitativa, le verrà incontro.
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