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Ivrea
30 Maggio 2024 - 11:55
Giulia Pairone con l'avvocata
Nell'aula del Tribunale di Ivrea si è conclusa oggi una vicenda giudiziaria che ha tenuto con il fiato sospeso l'intera comunità sportiva italiana. Ivano Rolando, noto maestro di tennis, è stato condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione per violenza sessuale e maltrattamenti nei confronti di Giulia Pairone, giovane promessa del tennis che, all'epoca dei fatti, occupava il 666° posto nel ranking mondiale.
La denuncia contro Rolando era stata presentata dalla stessa Pairone, che aveva accusato il suo allenatore di aver abusato di lei sia fisicamente che psicologicamente durante gli anni della loro collaborazione sportiva. Le accuse avevano scatenato un intenso dibattito nel mondo del tennis, con molti colleghi e atleti divisi tra coloro che difendevano il maestro e coloro che sostenevano la giovane tennista.
Il processo, iniziato diversi mesi fa, ha visto numerose testimonianze e perizie psicologiche volte a stabilire la veridicità delle dichiarazioni della vittima e la gravità delle azioni del maestro. La scorsa udienza, l'accusa aveva chiesto una condanna a 6 anni e 4 mesi di reclusione, basandosi su prove ritenute schiaccianti che includevano messaggi e registrazioni audio tra Rolando e Pairone.
Il giudice, pur riconoscendo la gravità delle accuse, ha deciso per una pena inferiore rispetto a quella richiesta dall'accusa, condannando Rolando a 4 anni e 6 mesi. Nella motivazione della sentenza, il collegio giudicante ha sottolineato come la condanna riguardi solo alcuni degli episodi denunciati, lasciando aperte questioni di interpretazione su altri aspetti del caso.
Gli avvocati difensori del maestro, Stefano Coppo ed Elisa Costanzo, hanno subito annunciato il ricorso in appello: "Non siamo soddisfatti della sentenza anche se il collegio ha ascoltato la nostra difesa considerando che la condanna riguarda solo alcuni casi". La difesa sostiene che vi siano ancora molte ombre e dubbi che meritano un ulteriore esame in sede d'appello, con l'obiettivo di ottenere una riduzione della pena o, eventualmente, un'assoluzione completa.
Giulia Pairone, visibilmente provata ma sollevata dalla sentenza, ha dichiarato attraverso i suoi legali che questa decisione rappresenta un primo passo verso la giustizia. "Finalmente posso iniziare a ricostruire la mia vita e la mia carriera", ha detto la giovane tennista, che negli ultimi anni ha visto la sua promettente carriera frenata dalle vicende giudiziarie e dal trauma subito.
La condanna di Ivano Rolando ha sollevato un dibattito più ampio sull'ambiente sportivo e sugli abusi di potere all'interno delle discipline agonistiche. Molte associazioni sportive hanno espresso la loro solidarietà a Pairone, chiedendo misure più severe per prevenire abusi e maltrattamenti. In particolare, si è parlato della necessità di implementare corsi di formazione per allenatori e staff tecnico, in modo da garantire un ambiente sicuro e rispettoso per tutti gli atleti.
La vicenda di Ivano Rolando e Giulia Pairone ha acceso i riflettori su un problema purtroppo diffuso in molti ambiti sportivi: l'abuso di potere da parte di figure autoritarie sugli atleti più giovani.
La sentenza di condanna rappresenta un segnale importante, ma il percorso verso una completa giustizia e la prevenzione di futuri casi simili è ancora lungo.
Il ricorso in appello promesso dai legali di Rolando aprirà un nuovo capitolo di questa dolorosa storia, con la speranza che si possa giungere a una verità definitiva e a un ambiente sportivo più sano e sicuro per tutti.
Gli episodi sono avvenuti durante gli allenamenti a Borgaro Torinese e durante i tornei in Italia e all'estero.
Giulia Pairone aveva denunciato il suo istruttore nel 2019, ma i fatti contestati dalla Procura di Ivrea risalgono al periodo tra il 2011 e il 2013, quando era ancora minorenne. L'atleta ha trovato il coraggio di denunciare i presunti maltrattamenti e le presunte violenze solo nel 2019, al ritorno dagli studi negli USA dove si è laureata in psicologia dello sport.
Nel 2017, all'età di 17 anni, Giulia Pairone era la 666esima nella classifica WTA e aveva anche conquistato il titolo di campionessa italiana nella sua categoria.
Nella denuncia, l'atleta ha ripercorso le tappe di questa storia che ha annotato in un diario, descrivendosi come oppressa e controllata da Rolando, l'allenatore di cui si fidava. La denuncia include anche le sue testimonianze su telefonate serali e continui messaggi, percepiti come tentativi di "manipolazione e controllo".
In aula, la PM Elena Parato ha descritto le condotte dell'imputato come forme di "controllo costante della sua vita privata".
Le umiliazioni verbali sarebbero state frequenti, con commenti come: "Hai un bel culo" e "Un culo alla brasiliana".
Durante una trasferta, l'ex insegnante Rolando avrebbe insistito affinché la giovane dormisse nella sua camera. L'accusa di violenza sessuale include presunti e ripetuti palpeggiamenti sul seno e sul sedere, con la richiesta esplicita da parte di lui: "Esigeva che mi sdraiassi nel letto con lui".
La difesa dell'ex allenatore aveva chiesto l'assoluzione per insufficienza di prove.
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