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Dalla Silmax ai tedeschi alle opportunità di rinnovamento

La politica sostenga con specifiche misure il passaggio generazionale delle imprese per non disperdere know how e posti di lavoro

Dalla Silmax ai tedeschi alle opportunità di rinnovamento

La notizia della cessione del controllo ad una azienda tedesca della storica Silmax di Lanzo Torinese, azienda specializzata in lavorazioni meccaniche di alta precisione, con quasi 140 anni di storia, forti radici sul territorio e conduzione famigliare, riporta all’attenzione dell’opinione pubblica un tema importante e ancora alla ricerca di una adeguata soluzione: quello del difficile passaggio generazionale nelle imprese artigiane e nelle Pmi.

Premesso che abbiamo già chiesto un incontro con la famiglia Fumagalli e che siamo certi che la Silmax continuerà ad operare a Lanzo e che nessun posto di lavoro verrà messo a rischio, non possiamo sottrarci dal fare alcune considerazioni di ordine generale, perché in tanti altri casi simili che vediamo ogni anno sul territorio della Città metropolitana di Torino, le cose vanno purtroppo diversamente: ogni anno migliaia di imprese rischiano la chiusura o passano a proprietà straniera per la mancanza di un erede naturale al proprio interno.

Si tratta, in una percentuale molto alta, di aziende sane, con dipendenti e interessanti quote di mercato nell’area merceologica di appartenenza, non di rado presenti anche sui mercati esteri, soprattutto con riferimento all’Unione europea. E ogni anno nascono migliaia di piccole realtà imprenditoriali, spesso fragili, con una speranza di vita che dati di fonte camerale confinano ad appena tre anni per tre casi su dieci.

In occasione del Salone del libro di Torino, su richiesta della Camera di commercio di Torino, abbiamo avuto modo di esprimere la nostra opinione su questo argomento invitando le istituzioni del nostro territorio, attraverso le telecamere di Rete7, a sviluppare misure finanziarie a sostegno del passaggio generazionale nelle piccole e medie imprese chiedendo di andare ad assimilare questa complessa fase del ciclo di vita delle piccole imprese alla pari delle start up che nascono negli incubatori e che beneficiano di ingenti risorse pubbliche.

Il percorso delle start up è, di fatto, singolare. Nascono intorno a un’idea forte, a un brevetto, ad una tecnologia di nuova generazione. Vengono sostenute da un punto di vista finanziario e attraverso poderose iniezioni di cultura d’impresa, grazie a Politecnico e Università, in primis, per poi essere spesso cedute dai loro fondatori sul mercato internazionale appena iniziano a muovere i primi passi al di fuori degli incubatori.

Ciò facendo non si fa sempre un bene all’economia del nostro territorio che ha bisogno sì di sostenere i giovani imprenditori e inventori, ma anche che le imprese che nascono attraverso le loro felici intuizioni mettano solide radici sul territorio, creino occupazione localmente e diventino dei moltiplicatori delle risorse di cui sono state beneficiarie nella fase di decollo.

Considerando alla pari delle start up anche le imprese sane senza un erede naturale e destinate alla cessazione d’attività o alla dismissione sul mercato nazionale o internazionale, si permetterebbe a molti giovani motivati di entrare in contatto con realtà imprenditoriali solide e radicate, che possono contare su quote di mercato stabili e forza lavoro specializzata e con ottime possibilità di sviluppo e di riconversione nel breve periodo.

Tutto questo scongiurerebbe la chiusura di molte aziende con conseguente perdita di posti di lavoro e know how e ne eviterebbe la cessione di altre a favore di aziende straniere oppure provenienti da altre regioni italiane che purtroppo, in non rari casi, hanno più a cuore il loro patrimonio di conoscenze, i loro clienti, le loro quote di mercato quanto la sopravvivenza dell’azienda acquisita.

Senza voler fare allarmismi, ma guardando in faccia la realtà per quella che è, desidero citare alcuni risultati presentati a marzo dall’Institute of Applied Economic Research: “Attualmente il 56% degli imprenditori italiani ha un’età maggiore di 50 anni, evidenziando l'imminente rilevanza di questa problematica nei prossimi anni. Le PMI familiari costituiscono la maggioranza del tessuto imprenditoriale italiano, rappresentano circa l’80% delle imprese nel Paese e coprono un fatturato di circa il 42% (pari a circa 1,45 miliardi) del totale in Italia. Numeri che confermano l’importanza della famiglia al centro della componente business. Il 40% di queste imprese, pari a circa 1.4 milioni attualmente guidate da imprenditori di età media superiore ai 52 anni, affronterà il passaggio generazionale nel giro dei prossimi 10 anni. Si parla di un ritmo di 396 passaggi al giorno di aziende tra generazioni di imprenditori fino al 2034”.

Di fronte a questa situazione demografica servono risposte forti da parte della politica e la Regione, in modo particolare, ci pare l’interlocutore più naturale e ci auguriamo di avere presto modo di poterci confrontare con i nuovi rappresentanti che usciranno dalle urne dopo la tornata dell’8 e 9 giugno.

Una prima risposta, a nostro avviso, può arrivare dalla formazione e dal riavvicinamento dei giovani al mondo dell’artigianato e della piccola impresa, cercando di colmare quel fossato culturale che si è aperto negli ultimi decenni, quando la società tutta ha iniziato a dipingere come di “serie B” mestieri cruciali per la tenuta e lo sviluppo del sistema Italia, fortemente incentrato sulla manifattura.

Un compito che CNA Torino sta cercando di portare avanti con le proprie forze anche attraverso il progetto CNAcademy Lab finalizzato a introdurre nelle scuole la cultura d’impresa e la conoscenza del “buon lavoro” che artigiani e Pmi oggi sono in grado di offrire alle nuove generazioni.

Ora anche attraverso un docufilm, dal titolo “Un ponte tra le generazioni” prodotto grazie al contributo della Camera di commercio di Torino che a partire da metà aprile la CNA Torino sta facendo vedere agli studenti degli istituti di formazione torinese di ogni ordine e grado”.

Vitaliano Alessio Stefanoni
Responsabile dei progetti di sviluppo, relazioni esterne e politiche sindacali per la
CNA Torino nell’area territoriale di Cirié e Valli di Lanzo

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