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L'Unione fa la forza
26 Aprile 2024 - 10:42
Leggo in queste ore dell’iniziativa del Consigliere Comunale d’Ivrea Massimiliano De Stefano sulla sua mozione per l’attuazione a Ivrea del Salario minimo legale.
In Italia il dibattito sul salario minimo è aperto ormai da parecchio tempo. Se da una parte i partiti di destra si sono sempre dichiarati contrari all’introduzione di un minimo salariale per legge, dall’altra, invece, i partiti di centro-sinistra ne hanno fatto una battaglia di bandiera.
Nonostante ciò lo stesso centro sinistra quando era al governo, non è mai stato in grado di raggiungere un accordo definitivo o di varare un provvedimento sul tema, con il rischio di far diventare la battaglia sul salario minimo pura propaganda.
Vorrei sommessamente ricordare il grande lavoro fatto da Unione Popolare con la raccolta di 70 mila firme che ha permesso di presentare in Senato la proposta di legge di iniziativa popolare per un salario minimo di 10 Euro.
Tale proposta di legge aveva contenuti decisamente diversi dall’iniziativa del Centro sinistra e non solo per l’aspetto economico ma in particolare per due motivi: il primo che la nostra proposta prevedeva la rivalutazione automatica per il recupero della inflazione e il secondo che il costo era tutto a carico del datore di lavoro e non come nella proposta di PD Azione ecc. dove gli aumenti salariali erano in parte sostenuti dallo stato e quindi dalle nostre tasse.
Il consigliere comunale Massimiliano De Stefano
Ben venga quindi un’iniziativa all’interno dei consigli comunali, purchè però non sia solo pura demagogia. Negli ultimi mesi la questione dei salari ha alimentato numerose discussioni, sia tra i banchi del Parlamento che nei Consigli comunali vedi ad esempio il Comune di Firenze o il Comune di Livorno.
Mentre Governo e Parlamento si dimostrano ancora una volta incapaci di agire, nei singoli comuni, dove il trampolino di lancio sono raccolte firme, petizioni e mobilitazioni dal basso, si tenta di prendere decisioni concrete. La lotta per il salario minimo è trainata dall’attivismo locale e la speranza è che l’esempio dei comuni si diffonda fino a farla diventare una lotta nazionale.
In una Nazione dove il Governo opera per dividere le Regioni e i territori pensa all’autonomia differenziata riterrei opportuno che su un tema tanto delicato e importante come il salario minimo ci si muova a livello nazionale. Se può essere utile una iniziativa a livello locale promossa da singoli Comuni può esserlo solo a condizione che apra un precorso teso a coinvolgere il Governo anche eventualmente attraverso l’ANCI.
Agire direttamente come Comune è molto complicato. Se da un lato può intervenire verso i propri dipendenti confrontandosi con i rappresentanti sindacali è molto più difficile per quanto riguarda il settore privato e semi-privato, compreso il mondo delle cooperative che non operano in appalto.
In questo caso il Comune non ha i margini legali per potersi muovere con azioni simili. Probabilmente sarebbe possibile agire sotto altri punti di vista socio-politici. Ad esempio, come era previsto nel programma di Unione Popolare alle ultime amministrative eporediesi, nel campo della ristorazione e non solo potrebbe proporre agli esercenti, collaborando con le organizzazioni Sindacali, all’applicazione di un bollino che certifica la tutela dei diritti fondamentali dei propri dipendenti, come sicurezza sul lavoro o, appunto, un salario minimo dignitoso. Sono piccoli passi, che non vanno ad influenzare direttamente gli stipendi, ma portano il privato a doversi confrontare onestamente con il pubblico, diminuendo l’asimmetria informativa che protegge l’immagine di una ditta a discapito del dipendente.
Va ringraziato il Consigliere De Stefano che porta alla discussione del Consiglio Comunale un tema politico di caratura nazionale, da troppo tempo nei consigli comunali non si discute più di politica.
Ben venga quindi questa discussione su un tema che ha radici teoriche profonde. Una delle riflessioni fondamentali riguarda come il proprio stipendio possa rappresentare, o meno, il valore del proprio lavoro e se questa rappresentazione sia possibile. Accettare l’equazione salario-valore del lavoro, legittimerebbe le disuguaglianze presenti in un mercato del lavoro pieno di problemi, in cui le persone spesso non hanno la possibilità di rifiutare un lavoro sottopagato o umiliante. Un mercato, inoltre, in cui sono presenti molte attività di cura non riconosciute come lavoro e quindi non retribuite.
C’è molto da fare sul tema del “lavoro povero” il fatto che una amministrazione Comunale come Ivrea ne possa discutere e approfondire è certamente positivo. Buon lavoro!!
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