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Borgofranco d'Ivrea

E' braccio di ferro tra sindaco e Pollicino sulla questione migranti

I 13 profughi secondo l primo cittadino non possono stare a Baio Dora a causa del limite al carico antropico, ma la cooperativa che li ospita non si arrende

profughi (foto d'archivio

profughi (foto d'archivio)

Questa volta il razzismo non c'entra, non possiamo parlare di intolleranza. Eppure il sindaco di Borgofranco d'Ivrea è pronto a firmare un'ordinanza per mandare via i 13 migranti ospitati in via Savio 5 a Baio Dora dalla cooperativa Pollicino con un progetto di accoglienza approvato dalla Prefettura di Torino.

E questo per colpa della frana che incombe sulla frazione e di quel limi al carico antropico che impedisce ai sforare quel limite di 205 nuclei familiari imposto dalla legge.

Una vicenda intricata e carica di tensione che vede da una parte il sindaco, dall'altra la cooperativa sociale. Nel mezzo i migranti e una comunità che, dopo aver storto il naso al loro arrivo, si è già abituata alla loro presenza in paese.

Andrea Marengo, responsabile generale del servizio di accoglienza della cooperativa Pollicino, spiega come stanno le cose: "Quell'appartamento è stato affittato dalla cooperativa in convenzione con la prefettura per un progetto per richiedenti asilo. Abbiamo fornito tutta la documentazione richiesta, compresi i certificati di abitabilità e i collaudi statici. L'appartamento è già abitabile, non sono stati effettuati lavori di ampliamento, solo interventi sugli impianti e messa a norma", ha dichiarato Marengo.

Andrea Marengo della cooperativa Pollicino

Il problema sembra essere sorto improvvisamente, con il Comune che ha sollevato l'obiezione del carico antropico solo dopo alcuni giorni dall'arrivo dei profughi. Marengo ha affermato di aver provato a contattare il sindaco per risolvere la situazione, ma senza successo. Telefonate in Comune, mail, ma niente, di parlare con il sindaco non ci sarebbe stato verso.

La cooperativa si è vista così costretta a richiedere l'accesso agli atti tramite un legale, ottenendo la risposta solo all'ultimo giorno utile. Ora, dopo aver ottenuto la documentazione richiesta, la cooperativa sta valutando la situazione con l'aiuto di un esperto per capire come procedere.

"Questi ragazzi arrivano da Quagliuzzo, dov'erano ospitati in due alloggi che non presentavano più i requisiti di legge per l'accoglienza. E così abbiamo cercato una nuova sistemazione. L'arrivo a Baio Dora è stato preceduto da un periodo di lavori e richieste di autorizzazioni in cui questa storia del limite antropico non è mai venuta fuori. Bisogna tener conto del fatto che questi ragazzi si sono trasferiti da appena un mese e arrivano da faticosissimi viaggi della speranza. Spostarli un'altra volta non è uno scherzo. Non sono pacchi postali. Ed è questo il motivo per cui valuteremo ogni strada percorribile prima di arrivare ad un ulteriore trasferimento".

Marengo ha sottolinea anche il fatto che i profughi ospitati non hanno causato problemi, la maggior parte di loro lavora e esce di casa durante il giorno: "Non sono lì a bighellonare" - ha precisato - "Ma poi, anche se fosse, non sarebbe certo un reato".

Ci sono alcune cose, però, che al responsabile della cooperativa non quadrano: "Mi sono più volte domandato il motivo per il quale se il problema è la frana, quindi una questione urgente di sicurezza, la documentazione richiesta ci è stata mandata con tutta calma l'ultimo giorno utile rispetto alla nostra richiesta di accesso agli atti. L'urgenza c'è o non c'é? Vivere a Baio Dora è davvero così pericoloso?".

La situazione rimane tesa, con la cooperativa che auspica di trovare una soluzione che permetta ai profughi di rimanere a Baio Dora, evitando di dover essere trasferiti altrove.

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