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03 Marzo 2024 - 15:22
La buca in via Brandizzo a Volpiano
Le piogge dell’ultima settimana stanno creando non pochi problemi agli automobilisti canavesani (e non solo). Veri e propri crateri si sono formati a Volpiano, Leinì, ovunque. Uno dei casi più “gravi” arriva da via Brandizzo, a Volpiano.
Qui si è formata una buca molto grossa prontamente segnalata da numerosi cittadini.
“Più o meno è dappertutto così, - scrive Federcia, una cittadina - non solo Volpiano. La strada che da Leinì va verso Caselle fa paura, anche per Torino è un disastro. Le strade anche a Volpiano che non sono di competenza del comune, ma della provincia devono essere messe a posto dalla provinci quindi il comune farà segnalazione, ma deve arrivare dalla provincia l’azienda a fare i rattoppi. Non è più come una volta che i comuni avevano i loro cantonieri che andavano a rattoppare. Adesso le aziende arrivano da chissà dove… è tutto il sistema che è un disastro”.
C’è anche chi ha subito già danni: “Io ne ho presa una di buca a Volpiano pochi giorni fa, che con il buio e la pioggia non ho proprio visto... Risultato: gomma spaccata. Sono poi passata di giorno a vedere ed è assurdo, una buca enorme e profondissima”.
Una situazione, dunque, piuttosto grave come racconta anche il consigliere di minoranza, Giuseppe Medaglia.
“L’asfalto è vergognoso, - commenta - ci sono buche a non finire, specialmente via Brandizzo. Ma bisogna dire che c’è stata una trascuratezza nel corso degli ultimi due anni e mezzo da parte dell’amministrazione. Il Comune è abbandonato. Il problema delle buche quando piove riguarda tanti comuni ma proprio perché non è una sorpresa bisogna fare programmazione, questo comune, invece, non sa neanche cosa vuol dire fare programmazione. Il Comune di Volpiano, poi, non è andato in negativo in questi anni sul bilancio, quindi perché non hanno messo in programmazione le asfaltature?”.
Nelle ultime ore le proteste dei cittadini sono tantissime.
La palina di una fermata dell'autobus caduta a Volpiano
(citiamo un articolo di Geopop, noto portale di informazione scientifica)
Sono l’incubo di ogni automobilista e si trovano ovunque, da Nord a Sud dell’Italia. Parliamo delle “maledette” buche stradali, uno dei principali fattori di rischio presente nelle nostre strade e causa di numerosi incidenti ogni anno. Ma come è possibile che le buche ricompaiano anche quando una strada è stata asfaltata, per esempio, da poche settimane appena? Ma soprattutto: come e perché si crea una buca dopo delle abbondanti piogge?
Per rispondere a queste domande bisogna andare alla radice del problema e capire com’è fatta – o almeno, come dovrebbe essere – una strada.
Idealmente una strada dovrebbe essere composta da cinque strati.
Il primo è l’asfalto, detto anche “tappeto d’usura”. Spesso dai 4 ai 6 cm è costituito da conglomerato bituminoso, ovvero un insieme di materiale roccioso e bitume, un residuo ottenuto dalla lavorazione del petrolio e che viene utilizzato per le sue proprietà adesive. Proseguendo in basso troviamo il binder, uno strato spesso circa 7 cm composto anch’esso da conglomerato bituminoso e che svolge la funzione di collegamento tra il tappeto d’usura e gli ultimi tre strati, ovvero la base e la fondazione, che hanno uno spessore medio di 15/20 cm e 30/35 cm; infine il sottofondo, che ha la funzione di assorbire e dissipare i carichi.
Questi strati sottostanti al binder, formati principalmente da conglomerati misti a cementi, misti di granulari e terre stabilizzate, sono essenziali, perché rappresentano proprio le fondazioni della strada, in quanto permettono di ripartire, distribuire e assorbire i carichi, riuscendo così a preservare lo strato di usura. Proprio il traffico di mezzi pesanti, come autobus e camion, è una delle principali cause della formazione delle buche.
Non tutte le buche che vediamo nelle strade delle nostre città sono uguali, ma ne esistono di due tipi. Quelle superficiali, che interessano soltanto il tappeto d’usura, e quelle strutturali. Queste ultime sono le più problematiche, e si formano quando le fondazioni di una strada non sono state costruite adeguatamente o, come avviene in molti casi, sono del tutto assenti. Al passaggio di mezzi pesanti, come camion e autobus, il manto stradale si flette; il bitume, che è il collante che tiene insieme le pietruzzole (il cosiddetto conglomerato, appunto) si spacca: si creano delle fratture che, con il traffico cittadino, si ramificano verso l’alto, creando quelle che gli addetti ai lavori chiamano strade a “pelle di coccodrillo”.
L’altro fattore, oltre ai mezzi pesanti, che determina la formazione delle buche, è la pioggia.
Quando piove, infatti, l’acqua si infiltra in queste crepe: al passaggio di un veicolo pesante avviene una fase di compressione sul manto stradale e l’acqua, essendo incomprimibile, “prova” a farsi spazio tra le crepe, allargandole.
Quando il mezzo pesante passa, avviene di contro una fase di decompressione del terreno, che risucchia in superficie il materiale disgregato. Ripetendo questo processo più e più volte, ecco che si crea una buca.
Nella maggior parte dei casi quando si forma una buca è possibile osservare nelle nostre strade le macchine asfaltatrici in azione.
Il tappeto d’usura diventa come nuovo ma, passano poche settimane, ed ecco che si cominciano a vedere le prime crepe sull’asfalto, segno che di lì a poco tempo ci sarà nuovamente una buca.
Com’è possibile tutto ciò? Come abbiamo visto in precedenza, il problema delle buche non è sopra il manto stradale ma negli strati sottostanti. Ecco perché riasfaltare una strada significa, nella maggior parte dei casi, semplicemente applicare un rattoppo. Secondo una stima fatta nel 2018 da Siteb, occorrerebbero circa 40 miliardi di euro per ripristinare “lo stato di salute” delle strade italiane. Invece, si continuano a mettere rattoppi su rattoppi senza mai risolvere davvero il problema.
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