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Da Burolo a Matera
14 Febbraio 2024 - 22:39
Recentemente sono andato a visitare Matera per la seconda volta a distanza di oltre vent’anni. Mentre in quel tempo partivo dalla vicina Puglia, questa volta si è trattato di un’ impresa ciclopica; da qui ci vogliono oltre 12 ore, come andare a Los Angeles, ma ne è valsa la pena!
Un’esperienza veramente interessante: una città che, non solo vanta una storia unica in Europa, ed è una tra le città più antiche della civiltà che si affaccia sul Mediterraneo, dopo Gerico e Aleppo, ma anche una città ammirevole per la sua sobria modernità.
Nei pochi giorni in cui ho potuto esserci, ai miei occhi, non ancora disincantati, Matera si è presentata al meglio: ordinata, funzionale, pulita, abitata da persone che hanno cura e cuore per essa.
In breve la visita mi ha rafforzato nella convinzione che il Sud si potrebbe riscattare, a beneficio di tutto il Paese, se solo la sua classe dirigente e il popolo nel suo insieme, o almeno la sua parte più matura, fossero ancora capaci di reagire al degrado materiale e spirituale che rischia ormai di travolgerli. Come ha travolto il nord, in cui la gente è sempre più fredda e rancorosa malgrado o forse a causa del sufficiente benessere raggiunto, ed esprime le sue energie per lo più nell’efficienza, mai raggiunta, la sola agognata.
E’, se non sbaglio, quello che pensava Adriano Olivetti all’inizio degli anni cinquanta, quando decise di intraprendere l’avventura industriale di Pozzuoli: valorizzare la dimensione spirituale del lavoro, che al sud ancora albergava e che, l’operaio del nord, stava per perdere a tutto vantaggio di una visione meccanicistica unilaterale. Una profezia!
Certo anche Matera, come molte città europee, rischia di cadere nella c.d. gentrificazione, cioè di diventare una città a esclusivo appannaggio del turismo e degli affari, a scapito dell’abitare, ma credo che, in virtù dello spirito autentico meridionale, essa abbia gli anticorpi per evitarlo. Ho visto come è stato risolto negli anni passati il problema degli abitanti dei sassi. Qui l’urbanistica ha dato, a mio parere, un contributo non indifferente, una realistica, sana progettazione adeguata ai bisogni della città e della sua gente.
E, parlando di urbanistica, devo esprimere il rammarico e la delusione che ho provato quando non ho visto in città riferimenti al progetto che Olivetti aveva predisposto per risolvere il problema degli abitanti dei sassi. Un progetto d’avanguardia, democratico, che coinvolgeva gli abitanti dei sassi medesimi, rendendoli artefici del loro futuro.
Ho provato a chiedere, volutamente soltanto alle guide e a vari operatori turistici, ma anch’essi hanno mostrato scarsa o nulla conoscenza di questa non secondaria opera che Olivetti aveva tentato, trovando forti ostacoli nelle istituzioni locali e nazionali.
Allora mi son chiesto perché negli anni in cui Matera è divenuta capitale Europea della cultura e Ivrea ha ottenuto la palma di sito Unesco, le due amministrazioni non abbiano pensato di offrire, di concerto, un’iniziativa, un luogo, da dedicare a quel lontano evento, in modo tale che, nello specchiarsi delle due città, i visitatori potessero cogliere un possibile, virtuoso intreccio, tra un importante patrimonio culturale storico artistico esaltatore dell’umano, e un raro esempio di architettura industriale pensata in funzione della fabbrica e dell’uomo, armoniosamente intesi.
Luigi Giario
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