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Ivrea
08 Febbraio 2024 - 18:58
Giulia Cecchettin
Manifesti appiccicati di notte in ogni angolo della città, con su scritto: "A Carnevale nessuna molestia vale". E poi ancora "Viva la Mugnaia femminista..!". E se ancora non bastasse: "Più arance meno avance!".
Impossibile non averli intravisti e una volta visti quasi impossibile non essersi domandati il perchè?
Sono bastate un paio di telefonate per arrivare agli autori.
Un Collettivo Transfemminista. Più nello specifico una ventina di persone, maschi e femmine, giovani e meno giovani, tutte residenti a Ivrea.
Hanno cominciato a parlare e a riunirsi dopo l'ondata transfemminista sviluppatasi in seguito al femminicidio di Giulia Cecchettin.
A Ivrea erano scesi in piazza lo scorso 26 novembre e da lì in avanti non hanno più smesso di incontrarsi, di sentirsi, di parlare.
"Vogliamo riflettere e agire sui temi legati al transfemminismo, alla violenza di genere, alla disuguaglianza di diritti e opportunità - ci dicono al telefono - Abbiamo deciso di formarci come collettivo perché crediamo che in provincia la violenza patriarcale e omolesbobitransfobica sia un problema da affrontare, che anche qui il cambiamento possa arrivare, che ci sia la potenzialità per unirci in sorellanza. Abbiamo sentito il bisogno di unirci per affrontare le difficoltà di una realtà patriarcale e violenta e per offrire un punto di vista diverso da quelli già presenti sul territorio. L’obiettivo del collettivo è essere uno spazio di formazione, di autocoscienza, di riflessione e di azione, per cambiare le cose anche qui!".
Mancava giusto l'ufficializzazione e non poteva che essere il momento più importante nella vita della città.
"Non l'abbiamo fatto per spirito goliardico, come spesso succede a Carnevale, ma con un preciso intento politico, perché tra arance e festa si nasconde molto altro - vanno all'attacco - Il Carnevale è troppo spesso un momento in cui, con la scusa dell'ironia e della goliardia, sono messi in atto comportamenti che nascondono misoginia, machismo, violenza. E’ inaccettabile subire molestie verbali, essere toccate senza consenso, ricevere attenzioni non richieste, essere considerate oggetto da contendersi o mezzo per una sfida “a chi rimorchia di più”, sentirci prese in giro da cori e vederci preclusa la prima linea nel tiro...".
E se non è questa una denuncia diteci voi che cos'è!
"Se il nostro Carnevale parla di emancipazione e libertà, allora diventi una festa realmente emancipata e libera - aggiunge il Collettivo - Se davvero lo spirito del nostro amato Carnevale chiama rivoluzione, che rivoluzione sia! Vogliamo un Carnevale con più arance e meno avance, dove si possa girare sicure senza subire molestie e dove la storia del Carnevale si avveri, con una Mugnaia libera, protagonista e transfemminista. Vogliamo esprimere la vera forza delle donne e delle soggettività non maschie, una forza che non ha niente di gentile, ma che alza la voce e si fa sentire!".
Inutile star qui a ricordare che tra le notizie sul Carnevale che si vorrebbero cancellare ce n'è una che fa proprio riferimento alle presunte molestie sessuali (o semplici scherzi come sono poi state catalogate) di un Generale non ancora salito a cavallo nei confronti di una Vivandiera a cui si era aggiunta quella, mai finita nell'aula di un tribunale, di un aspirante "braja bianca" nei confronti di un'assessora comunale.
Insomma il Carnevale a Ivrea sarà anche una cosa serie ma per alcuni è anche tutto e il contrario di tutto. La Mugnaia che taglia la testa al Tiranno e l'Ufficiale che tocca il sedere un po' a tutte...
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