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Ivrea

E' morto l'ex sindaco Giovanni Maggia. In tanti lo ricordano con le lacrime agli occhi

Uno dei massimi conoscitori della storia Olivetti

Giovanni Maggia

Giovanni Maggia

Nel pomeriggio di sabato, presso la residenza Tina di Vestignè, è morto Giovanni Maggia, classe 1946, sindaco di Ivrea dal dicembre del 1994 al 1998. Da tempo soffriva di un male incurabile.

Eletto dopo un periodo di commissariamento seguito ad un’inchiesta del filone tangentopoli, è da considerarsi il classico candidato a sindaco della società civile che in quel caso potè contare sull’appoggio di Pds, Ppi, Rifondazione comunista, Verdi, socialisti e una lista civica. Vinse contro Alberto Tognoli di Alleanza Nazionale con il 64,7% delle preferenze ma al secondo turno. Al suo fianco, in giunta, Pugliese, Teppa, Zanotti, Griesi, Della Pietra e Palermo. Due anni dopo un rimpasto  e l’ingresso di Michelizza e De Witt.

Giovanni Maggia, professore emerito di Storia economica all’Università di Torino è stato anche altro e,  non in ultima, il maggiore studioso della storia di Camillo e Adriano Olivetti, della fabbrica e della città, del lavoro e delle idee.

Amico personale sin dall’infanzia di Laura Olivetti, ha studiato l’azienda leggendosi centinaia di pubblicazioni che ha poi catalogato e diffuso.

“Con lui c’è sempre stato un confronto corretto -  ricorda Alberto Tognoli - Quando è stato chiaro il risultato elettorale sono andato in piazza Santa Marta e di fronte ad un gran sventolare di bandiere rosse e bianche mi sono congratulato con lui. Io avevo solo Alleanza Nazionale con me, lui si portava dietro tutto il centrosinistra. Ma non è finita qui. Forse stupito da quel mio gesto, mi  ha regalato (sapendo che mi interessavo di storia) un libretto sulla vita in Francia ai tempi di Napoleone, con la sua dedica. Quel libro lo tengo ancora con piacere tra le mie cose. Da lì, in avanti sono iniziati quattro anni di confronto in consiglio comunale. Maggia, questo posso dirlo, è stato uno che non si è mai fatto mettere i piedi in testa da nessuno men che meno dai partiti. Ricordo che al terzo anno ci fu un rimpasto in giunta e io mi presentai con un manifesto dove c’era lui  vestito da Pinocchio (la vittima) e due guardie che lo portavano in carcere. Erano i due partiti che lo avevano sostenuto...”.

Seduto tra i banchi consigliari anche Maurizio Perinetti, in allora capogruppo. “Perdiamo un pezzo importante di questa città che conosceva anche e soprattutto da un punto di vista storico ... - commenta addolorato - Il più grande studioso dell’Olivetti. A distanza di anni posso dire che la sua Amministrazione si è rivelata quella che più di tutte ha lasciato un segno a cominciare dai Patti territoriali sottoscritti da 121 comunii e che portarono sul territorio più 17 miliardi delle vecchie lireo. Fu lui a far sedere intorno ad un tavolo tutti i sindaci. E ancora non basta. Fu lui a riaprire il Teatro Giacosa abbandonato da anni. Fu lui a risistemare l’acquedotto che era un colabrodo. Suo il Maam...”.

Sinceramente commosso dalla notizia anche l’ex consiggliere comunale e ex assessore  Andrea Benedino. “Proprio in concomitanza con la sua candidatura a Sindaco ebbe inizio la mia avventura politico-amministrativa - scrive in un post - mi candidai infatti per la prima volta alle elezioni per sostenerlo e fui per gran parte del suo mandato tra i primi esclusi dal Consiglio Comunale. Furono gli anni della mia palestra politica in cui da spettatore iniziavo ad ascoltare i dibattiti in quell’aula, iniziando sempre più a partecipare e a farmi coinvolgere dal partito cittadino degli allora DS fino a diventarne segretario cittadino. Nell’ultimo anno del suo mandato ebbi infine l’occasione di subentrare in Consiglio Comunale. Fu un’esperienza politica incredibile e molto formativa, le tensione in quella maggioranza erano molto forti, soprattutto tra la maggioranza e la Giunta Comunale. I dibattiti in consiglio comunale erano molto alti, e spesso venivano provocati ad arte proprio da Giovanni che era solito infiammare il dibattito non prima di mezzanotte per costringerci a dibattere finanche alle 3 del mattino. Negli ultimi anni ho avuto meno occasioni di frequentarlo, anche se poteva capitare di trovarlo in tarda serata all’Aquila Nera ed essere coinvolto in lunghe discussioni. Ha servito con onore la nostra città e ha avuto anche il pregio di saper fare un passo indietro quando comprese che la fase della “supplenza della società civile rispetto alla politica” si stava esaurendo, garantendo alle forze politiche che lo avevano sostenuto di evitare lacerazioni inutili e di poter proseguire ancora per molti anni a governare Ivrea, senza aprire spazi politici alla destra...”.

Con le lacrime agli occhi Tony Cuomo della pizzeria Aquila Nera ed è lui a raccontare di questo uomo molto colto, con  grande dialettica, che amava passare le notti a chiacchierare e a raccontare aneddoti, sull’Olivetti e sulla Francia.

“Per me è volato in cielo un pezzo di storia ma anche un amico - ci racconta - Tutte le sere veniva qui da noi. Faceva parte degli Amici della notte, cosi ci chiamavamo. Lui ed altri, tutte le sere qui, nel mio locale, a parlare per ore e ore, di politica e tanto altro. Questa cosa qui un po’ ci manca. L’ultima volta che ci siamo visti, tutti insieme è stato il 20 agosto, poi si è ammalato… Sono andato a trovarlo qualche volta a Tina, anche l’altro ieri. Era sulla sedia a rotelle, visibilmente stanco e provato...”.

Gli Amici della notte

A ricordare  “gli amici della notte” anche il consigliere comunale Andrea Cantoni su Facebook. “Ci lascia una persona dal mastodontico spessore culturale e grandissimo conoscitore della nostra Città e della storia olivettiana. Certamente una delle menti più brillanti che abbia avuto il privilegio di incontrare. Sono onorato di potermi dire suo amico, dopo le innumerevoli serate passate all’Aquila Nera, insieme alla combriccola degli Amici della Notte, come ci siamo soprannominati, a parlare di politica, storia e tanto, tanto altro.

Ricorderò le estemporanee “interrogazioni”, del tipo “Dottor Cantoni, la data della battaglia di San Martino?”, oppure quando mi chiedeva, come esercizio mnemonico, di elencare le Sette Province Unite. Quasi sempre ci dimenticavamo dell’Overijssel.

E non posso non citare l’ormai proverbiale “Perché nel 1214...” cui seguiva una vera e propria lezione di storia. Il più grande complimento ricevuto fu “Se fossi Sindaco adesso la farei Assessore”, poco dopo la notizia della mia candidatura dello scorso anno. È stato anche un grande sostenitore della mia carriera universitaria, spronandomi a dare il massimo e rimproverandomi quando, con poca preparazione, mi accontentavo di un voto mediocre, sottolineando sempre come la mia esistenza (fatta di poco studio e buoni risultati in poco tempo) fosse un “problema” per il sistema universitario. Oggi Ivrea è molto più povera. Addio, Professore!”.

Chi vorrà rendergli omaggio potrà farlo dalle ore 11.00 alle 14.30 di lunedì 22 gennaio. I funerali saranno celebrati nella Parrocchia di San Grato in Borghetto alle ore 15.00.

Giovanni Maggia lascia la moglie, Gabriella Pinter e la figlia Luisa. 

“Condivise idee nuove e sviluppò progetti lungimiranti -  ha sottolineato il sindaco Matteo Chiantore in un comunicato -  estendendo il suo sguardo su tutto il territorio di cui conosceva bene le potenzialità e le contraddizioni, dovute al radicamento e all’accelerazione dei processi di mutamento nel tessuto sociale ed economico. A nome dell’intera Amministrazione Comunale e della cittadinanza di Ivrea ringrazio il Professor Maggia per le sue preziose indicazioni, per quanto ci ha insegnato e ha fatto per la nostra Ivrea...”

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