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Trino: "Il deposito nucleare lo vogliamo noi!"

Il Comune, con mail formale al Ministero, ha presentato la sua autocandidatura

Deposito Nucleare a Trino: il sindaco lo vuole proprio

Finite le battaglie in Canavese per non avere a nessun costo il deposito nazionale delle scorie radioattive, spunta chi lo vuole a tutti i costi.

E' il caso di Trino Vercellese e del suo sindaco Daniele Pane che, da quando è stata pubblicata la Carta dei siti idonei ad ospitare il deposito ha iniziato a dire: "Fermi tutti, lo vogliamo noi!".

E' dello scorso 13 dicembre il decreto del Consiglio dei Ministri che inserisce, nelle procedure di identificazione del sito destinato ad ospitare il deposito nazionale, la possibilità di un auto candidatura. Un decreto spuntato esattamente con la pubblicazione della Cnai, la Carta delle aree idonee ad ospitare il sito.

Originariamente, infatti, la procedura prevedeva che a farsi avanti potesse essere solo uno dei 67 siti potenzialmente idonei. Non certo un Comune a caso come nel caso di Trino.

C'è da dire che questa autocandidatura toglie le castagna dal fuoco ad un Governo sempre più in difficoltà nel dover imporre l'impianto a territori che assolutamente non lo vogliono.

"Tanto c'è Trino..." è il refrain di tutti e 51 siti ritenuti idonei.

L'atto formale di questa autocandidatura è stato sottoscritto oggi, 12 gennaio, dalla giunta del sindaco Pane che ha inviato al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica e a Sogin una Pec facendo il famoso passo avanti. Con l'istanza, il Comune chiede di avviare una rivalutazione del territorio stesso, al fine di verificarne l'eventuale idoneità. La giunta specifica poi che l'autocandidatura è subordinata oltre che al buon esito della verifica di idoneità del territorio da parte di Sogin e alla validazione da parte dell’autorità competente in termini di sicurezza, anche al fatto che tutti i criteri di sicurezza vengano assolutamente rispettati.  

Tutto questo dopo il consiglio comunale di ieri, 11 gennaio, nel quale l'opposizione aveva presentato ben due mozioni per chiedere alla maggioranza di desistere. Le istanze sono state bocciate dal Consiglio e oggi la giunta ha proceduto sulla strada tracciata da Pane. 

Nell'istanza presentata al Ministero, però, viene dato uno zuccherino alle opposizioni. Si chiede, infatti "che vengano tenuti in considerazione gli esiti dell’adunanza aperta svoltasi giovedì 11 gennaio 2024 nella sala consigliare di Trino".

Il Comune, che rischia una sommossa popolare per questa decisione, chiede inoltre aiuto al Governo per mettere in atto una campagna informativa capillare rivolta alla popolazione. 

“Ci tengo a ribadire ancora una volta – commenta il Sindaco di Trino Daniele Pane – le ragioni di sicurezza e opportunità che hanno sempre guidato l’agire di questa amministrazione. Come abbiamo sperimentato anche ieri nell’adunanza aperta a cui hanno partecipato sei tecnici chiamati a illustrare il progetto e l’iter per la scelta del sito e la realizzazione del deposito, c’è un assoluto bisogno di chiarezza e trasparenza su questo tema. E soprattutto bisogna arrivare a una decisione, che sia il più condivisa possibile. Ora la palla passa agli esperti, che diranno se effettivamente il territorio di Trino è idoneo oppure no”.

Tra i più indispettiti ci sono i Comuni dell'area omogenea 10, quella compresa tra Caluso e Brandizzo, passando da Chivasso, Verolengo, Rondissone e Mazzè. L'area, infatti, era stata inserita tra i 67 siti potenzialmente idonei ad ospitare il deposito (la Cnapi) e per scongiurare l'eventualità aveva condotto una battaglia giocata soprattutto sulla produzione di relazioni che dimostrassero come il sito non fosse idoneo neppure un po'.

E dopo le battaglie, le marce, le relazioni, le prese di posizione tra i filari dell'Erbaluce Docg, questi comuni rischiano di trovarsi il deposito ad una manciata di chilometri con un'autocandidatura inventata in corsa da chi ha ideato la procedura.

"E' tutta una manfrina assolutamente irregolare - sbotta il sindaco di Mazzè Marco Formia -. Inizialemente era previsto che a farsi avanti potessero essere solo i siti inseriti nella Cnapi. L'autocandidatura è una roba che si è inventata il Governo in corsa. Di irregolarità nella procedura ce ne sono già state. Abbiamo anche presentato un esposto. Ma se si continua così chiederò alla Corte dei Conti di restituire i soldi spesi per l'istruttoria con la quale abbiamo dovuto dimostrare l'inidoneità del nostro sito".

Nei prossimi giorni i sindaci dell'area omogenea 10 faranno un incontro per sottoscrivere un documento per dichiarare la loro contrarietà al sito.

Nel frattempo ci sono state le prime reazioni all'autocandidatura. 

Legambiente Vercellese ha presentato oggi stesso un atto di intervento nel procedimento in corso presso Il Ministero dell’Ambiente MASE e presso la Sogin e l’ISIN al fine di contrastare l'istanza del Comune di Trino.

"l Comune di Trino - scrive l'associazione ambientalista - per volere del Sindaco e della Giunta, anziché pretendere che i rifiuti radioattivi vengano tolti dal proprio territorio e trasferiti in un deposito nazionale collocato in una delle ben 51 aree ufficialmente riconosciute per avere i migliori requisiti di sicurezza (CNAI), preferisce autocandidarsi per poter aspirare ad avere il deposito nazionale del nucleare nel proprio territorio, in mezzo alle risaie, con requisiti di sicurezza evidentemente inferiori rispetto ai 51 siti CNAI".

A seguito di questa grave decisione del Comune di Trino, Legambiente del Vercellese ha già presentato oggi stesso un atto di intervento nel procedimento in corso presso Il Ministero dell’Ambiente MASE e presso la Sogin e l’ISIN al fine di contrastare questa assurdità con argomentazioni oggettive e scientifiche.

Tra queste la posizione contraria della Diocesi di Ivrea riportata dall'agenzia di informazione Sir: “L’emergenza dello smaltimento dei rifiuti nucleari è diventata, in questi giorni, di stringente attualità. Già a seguito della conversione del decreto Scanzano del 2003, si auspicava la necessità di individuare, in tempi brevi, l’area sulla quale costruire il deposito nazionale di rifiuti radioattivi. Avevamo quindi accolto, con favore, la pubblicazione della Cnai (Cartina nazionale aree idonee) che, in base ai 15 criteri di esclusione e ai 13 criteri di approfondimento previsti dall’Ispra (oggi Isin), in linea con gli standard della Iaea (International atomic energy agency), aveva individuato 51 comuni idonei ad ospitare il deposito”.

È la posizione dell’arcidiocesi di Vercelli, espressa da Marina Rasore e don Davide Besseghini, rispettivamente direttore e vicario episcopale per la Pastorale sociale e salvaguardia del Creato, a proposito del dibattito apertosi a seguito dell’autocandidatura di Trino Vercellese come sede del deposito nazionale di rifiuti radioattivi.

“Pareva evidente che, con questo atto, si avviasse finalmente un percorso che, dopo il doveroso confronto con i territori giudicati idonei, giungesse ad una conclusione seria e scientificamente fondata per l’individuazione del sito di stoccaggio in piena sicurezza per la salute delle popolazioni e la salvaguardia dell’ambiente”, proseguono Rasore e don Besseghini, secondo cui “la possibilità di auto candidature, aperta anche ai territori già esclusi dalla Cnai perché ritenuti non idonei, introdotta in modo inaspettato e poco comprensibile dall’attuale Governo nel dicembre 2023, complica ulteriormente un percorso già di per sé non semplice”.

“Riteniamo pertanto che l’individuazione definitiva del sito prosegua esclusivamente sulla base dei criteri scientifici sino ad ora adottati, ritenendo che non siano, invece, da perseguire decisioni che rispondano a logiche diverse”, concludono dalla Pastorale sociale e salvaguardia del Creato vercellese.

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