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Il caso

Per i ragazzini che bruciarono la sede della Croce Rossa arriva la punizione: esibirsi in un concerto

Per loro 40 ore di musica, danza e teatro...

Per i ragazzini che bruciarono la sede della Croce Rossa arriva la punizione: esibirsi in un concerto

Concerto

Nel tardo pomeriggio del 23 aprile 2023, cinque giovani appiccarono il fuoco presso l'ex sede della Croce Rossa locale situata in via Caviglietto 34, a Leinì. La risposta delle autorità coinvolte - la Polizia Locale, il Comune di Leini, il Tribunale dei minori e famiglie - ha preso una direzione insolita: anziché sottoporre i giovani una punizione immediata, è stata scelta un'altra via.

L'approccio innovativo ha portato i ragazzi a trascorrere 40 ore sotto l'ala dell'associazione Sollievo, impegnandosi in attività volte al potenziamento dell'autostima, al rafforzamento delle capacità (non solo distruttive), dei loro talenti, conformemente ai principi della "giustizia riparativa" sostenuti dalla riforma Cartabia. La fase conclusiva ha visto gli adolescenti esibirsi davanti ai propri coetanei, mostrando i loro talenti attraverso canzoni, musica, danza e concerti dal vivo.

L'efficacia di questo percorso di riabilitazione verrà valutata ora dal Tribunale per i minorenni di Torino. Si tratta di una sperimentazione incentrata sull'educazione civica anziché sul risarcimento o sul tradizionale approccio punitivo, il cui successo sarà definito col tempo. L'esperienza teatrale della lezione di ascolto e impegno ha, infatti, cercato di generare gli effetti positivi desiderati.

Nella sera del 23 aprile, i giovani decisero di penetrare nell'edificio contenente materiali infiammabili, dando inizio all'incendio con un accendino. I residenti, allarmati dalla colonna di fumo, chiesero l'intervento della Polizia Locale, la quale riuscì a circoscrivere le fiamme in attesa dei Vigili del fuoco.

I testimoni che avevano segnalato l'incidente avevano visto i giovani allontanarsi, agevolando così la rapida identificazione da parte delle forze dell'ordine. Tutti minorenni, la questione è stata deferita al Tribunale dei Minori di Torino, ma grazie alla cooperazione delle famiglie e soprattutto dell'associazione Sollievo, si è optato per una via alternativa conforme alla riforma Cartabia.

Questa inusuale strategia ha coinvolto i giovani in un percorso di educazione civica, mentre le loro famiglie hanno continuato il dialogo con l'amministrazione comunale, specialmente con il sindaco Renato Pittalis, il quale ha espresso un giudizio positivo iniziale sull'impatto del percorso. Tuttavia, la decisione finale spetta al Tribunale dei minori di Torino, in particolare alla Pm Vitina Pinto, responsabile del caso.

Il comandante della Polizia Locale di Leini, Salvatore Papalia, ha sottolineato alla Stampa: "La strada che abbiamo percorso non ha nulla a che fare con la cosiddetta "messa alla prova" – spiega Papalia – ma un vero e proprio lavoro di squadra che ha coinvolto non solo i ragazzi, ma la Magistratura, l'amministrazione comunale, le forze dell'ordine e le associazioni con la loro preziosa esperienza. Un ringraziamento per la collaborazione va anche a colleghi di Torino e Alpignano e naturalmente l'associazione Sollievo che si è resa disponibile".

Cos'è la giustizia riparativa?

La giustizia riparativa è un approccio alternativo al sistema giudiziario tradizionale, incentrato principalmente sulla punizione del reato commesso. Si concentra invece sulla riparazione del danno causato dalla violazione della legge, coinvolgendo le parti interessate - vittima, autore del reato e comunità - in un processo collaborativo.

Questo modello mira a promuovere la responsabilità dell'autore del reato nei confronti della vittima e della comunità coinvolta, incoraggiando il suo coinvolgimento attivo nel risarcimento e nel recupero. La giustizia riparativa pone un'enfasi maggiore sulla risoluzione dei conflitti, sull'apprendimento delle conseguenze del proprio comportamento da parte dell'autore del reato e sul ripristino dell'equilibrio infranto dalla violazione.

Solitamente, la giustizia riparativa può includere diversi approcci, come la mediazione tra le parti coinvolte, incontri tra vittima e autore del reato, programmi di rieducazione o reinserimento sociale per l'autore del reato stesso. Questo approccio mira a promuovere una maggiore responsabilità personale, empatia e comprensione delle conseguenze dei propri atti, oltre a ridurre il rischio di recidiva.

L'obiettivo finale della giustizia riparativa è quello di raggiungere una soluzione che soddisfi le esigenze della vittima, favorisca il recupero dell'autore del reato e contribuisca al ripristino dell'armonia nella comunità coinvolta, spostando l'attenzione dal semplice castigo dell'autore del reato alla sua responsabilizzazione e alla riparazione del danno causato.

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