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25 novembre
26 Novembre 2023 - 00:29
Foto di repertorio
Nel periodo post-pandemia sono aumentati del 19% i casi di adolescenti fra i 14 e i 18 anni che a Torino si sono rivolte al Centro di soccorso violenza sessuale dell'ospedale Sant'Anna per denunciare episodi di cui sono rimaste vittima. Il dato è stato diffuso dalla Città della Salute.
Il Centro (Svs) è operativo dal 2003 ed è un punto di riferimento regionale per la presa in carico clinica, psicologica e sociale di donne vittime di violenza, con pronta disponibilità ginecologica h24. In 20 anni di servizio ha accolto 2.250 donne (48% italiane e 52% straniere). L'età media è stata di 28 anni con un 47% di adolescenti (età compresa tra 14 e 24 anni).
"I dati post pandemia dell'Svs - informa una nota - indicano chiaramente un incremento del 19% delle adolescenti di età compresa tra i 14 ed i 18 anni che subiscono violenza fino, a raggiungere il 52% del totale di donne visitate negli anni 2021-2022".
"Negli ultimi tre anni - prosegue la nota - si è assistito inoltre ad una recrudescenza del tipo di aggressioni, con incremento dell'uso di corpi contundenti e di armi bianche e il conseguente aumento di lesioni extragenitali. Quanto alla distribuzione delle lesioni, le sedi maggiormente colpite sono il distretto del capo e del collo (18%), gli arti inferiori (12,3%), i genitali e le zone erogene (11,5%), il tronco (4%) e gli arti superiori (8%)".
Secondo i dati raccolti dal Centro Svs "nel 51% dei casi le aggressioni sono avvenute da parte di soggetti conosciuti dalla donna anche per quanto riguarda le violenze di gruppo che si attestano all'11% dei casi" e "il luogo in cui si è verificata più frequentemente una violenza sessuale è l'abitazione privata (58.1%)".
Le migranti che si sono rivolte al Centro sono state il 14% del campione e "il 23% di loro ha subito una mutilazione genitale femminile".
Uno smart watch per tutte le donne medico in contesti a rischio da attivare in caso di urgenza. È quanto auspica Pina Onotri, segretario generale del Sindacato Medici Italiani (Smi).
PINA ONOTRI - SEGRETARIO GENERALE SMI
"In occasione della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne - spiega in una nota - vorremmo proporre alla parte pubblica di adottare un provvedimento che permetta di usare su tutto il territorio nazionale il Mobile Angel, che ha concluso, pochi giorni fa, la sperimentazione di un anno a Torino. Si tratta di un device smart watch indossabile, collegato al telefono cellulare su cui è installata un'applicazione dedicata in grado di attivare una richiesta d' intervento delle forze dell'ordine".
Dati alla mano, "gli episodi di aggressioni a operatori sanitari e sociosanitari, soprattutto, nei pronto soccorso, sono un fenomeno in crescita. I casi di aggressione e violenza ai danni del personale sanitario accertati dall'Inail nel 2022 sono più di 1.600, in aumento sia rispetto al 2021 sia rispetto al 2020. La maggior parte avviene in case di cura, ospedali, Guardie Mediche, a essere più colpite sono le donne medico. Una violenza che ha origini in fattori patologici ma che si alimenta con una cultura delinquenziale, che si scaglia soprattutto contro le donne medico, che risultano essere ben quattro uccise nel nostro Paese, negli ultimi tempi".
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Il Mobile Angel rappresenterebbe dunque una protezione in più per tutte le donne medico che lavorano in ambiti lavorativi sanitari a rischio. "Chiediamo che il device smart watch sia dato in uso a chi lavora nelle Guardie Mediche o nei Pronto Soccorsi, per contrastare i casi di violenza nei loro confronti ", conclude.
La grande manifestazione di Torino per la Giornata del 25 novembre contro la violenza è terminata in serata in piazza Castello.
Tra le tante sigle che vi hanno aderito, oltre al movimento che l'ha organizzata, Non una di meno, anche i centri sociali Askatasuna, Gabrio e Manituania. Davanti al commissariato di Dora Vanchiglia i manifestanti hanno lanciato oggetti e vernice contro le forze dell'ordine. In corso Regina Margherita, all'altezza dei giardini Reali, è stato acceso un falò.
"Rappresenta il bruciare della nostra rabbia e il simbolo di come vorremmo bruciare gli strumenti e le pratiche del patriarcato", hanno spiegato al microfono. Mentre veniva acceso il rogo sono stati letti i nomi delle donne vittime di femminicidio.
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