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Inchiesta

"Quando gli aerei atterrano, vediamo la pancia. Con la paura? Ci conviviamo"

Gli abitanti di Caselle raccontano che in fase di atterraggio, dalla piazza del mercato "si possono contare i bulloni"

"Quando gli aerei atterrano, vediamo la pancia. Con la paura? Ci conviviamo"

Dalla piazza del mercato di Caselle, quando gli arerei atterranno, si vede la pancia.

Possiamo contare i bulloni” racconta una signora dai capelli bianchi che poi affretta il passo e se ne va via.

L’aeroporto Sandro Pertini è lo scalo aereo della Città di Torino, ma si trova incastonato tra tre comuni: Caselle, San Francecso al Campo e San Maurizio Canavese.

Caselle è sulla rotta dell’atterraggio.

San Francesco al Campo, invece, su quella del decollo. San Maurizio Canavese è laterale, ma le case di frazione Malanghero corrono lungo le piste.

Qui, quando passano gli aerei trema tutto, ma ciò di cui abbiamo più paura non sono gli aerei di linea, ma quelli militari costruiti dall’Alenia e collaudati su queste piste. Quando partono questi bestioni dico sempre: ecco, arriva il pazzo. Chiamo così l’arrivo di quel rumore che ci corre fin dentro le ossa. Bisogna provare per capire cosa si prova...”.

A raccontarcelo è Laura Cargnino, consigliera comunale a San Maurizio Canavese e amministratrice di lungo corso.

Ho iniziato nell’’89 come assessore del sindaco Mercandino fino al 1994. E poi dal 2007 ad oggi. Tavoli sulla sicurezza se ne sono sempre fatti. Le regole ci sono, soprattutto per quanto riguarda l’urbanistica. Ma la convivenza assicuro che è difficile”.

LAURA CARGNINO

Poi racconta: “Ho ancora negli occhi il carrello dell’Antonov conficcato nel tetto della cascina di San Francesco al Campo. Quella tragedia toccò tutti, roba da togliere il sonno la notte. I miei zii abitavano in fondo alla strada”.

E’ il pensiero un po’ di tutti, in questi giorni.

Si tratterà anche di fatalità, ma qui a San Francesco ciclicamente succede qualcosa”.

A dirlo è Enrico Demaria ex vicesindaco, qui a San Francesco. Ora è capogruppo di opposizione.

ENRICO DEMARIA

E’ un sanfranceschese doc e racconta: “Chi è nato qui o vive qui da molti anni ha imparato a vivere con la paura, ma la verità è che si guarda sempre all’insù. Basta un guasto meccanico, un errore umano e qui succede un disastro”.

Borgata Gamberi è la prima borgata, la più vicina all’aeroporto. Sopra i tetti di queste case gli aerei decollano.

Passano a circa 300 metri di altezza ed è sufficiente per sentire tremare tutto. Certo, a Caselle è peggio: gli aerei passeranno a circa 70 metri dai tetti delle ultime case e spesso capita che le tegole volino via”.

Ma ci sono anche volte in cui la rotta si inverte e gli aerei atterrano passando da San Franceso.

Capita quando le condizioni meteo sono avverse. Di solito quando c’è troppo vento. E’ un’eventualità rara, ma capita. E in quelle occasioni ci sembra davvero che arrivi il terremoto”.

La convivenza con l'Aeroporto è un'equilibrismo continuo tra i vantaggi in termini occupazionali portati dall'indotto che gravita attorno e l'incubo di un nuovo disastro aereo.

I comuni limitrofi, inoltre devono sottostare a vincoli urbanistici ben precisi.

"Il così detto "cono aereo" condiziona pesantemente i nostri piani regolatori. A seconda delle fasce c'è un divieto totale di costruzione o delle prescrizioni. Questo cono negli anni è stato anche allargato e i nostri Prgc hanno dovuto recepire le nuove indicazioni dell'Enac".

Per quanto riguarda il pericolo, Demaria spiega: "Va riconosciuta eccome e un tempo veniva anche risarcita ai Comuni. Una ventina d'anni fa era stata introdotta una tassa di circa 0,50 centesimi a passeggero che andava poi suddivisa tra i comuni aeroportuali. L'Aeroporto Sandro Pertini ha un volume di circa un milione di passeggeri l'anno e quella tassa portava un introito di circa 500 mila euro ai tre Comuni che poi li suddividevano in base al territorio".

Anni in cui queste compensazioni cubavano circa 80mila euro l'anno per San Francesco al Campo. Molto di più per Caselle che si aggirava sui 300mila euro e circa 120mila l'anno per San Maurizio Canavese. 

E poi, così successo?

"Una decina di anni fa lo Stato centrale ha deciso di trannere direttamente queste somme promettendo dei trasferimenti successivi ai comuni".

Quanto prende San Francesco oggi?

"Nell'ultimo Bilancio la cifra era di 400 euro - sorride amaramente Demaria -. Una presa in giro bella e buona. Durante il consiglio comunale in cui se n'è parlato sono intervenuto dicendo che con quei soldi non ci paghiamo neppure più il biglietto aereo per andare a Roma alle riunioni Ancai (l'associazione nazionale dei comuni aeroportuali".

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