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Disagio

Abbandonati dai servizi sociali. La struggente storia di Giulio e della madre Elisa

Succede a Settimo Torinese. Serve il ricovero in una RSA per anziani non autosufficienti

Elisa Brunello

Elisa Brunello

Vive tra quella quattro mura al civico 10 di via Einaudi insieme alla mamma. Da settimane chiede “aiuto” ai servizi sociali di “Unione Net” ma nessuno lo sta ad ascoltare, comunque lo ascoltano poco, meno di quanto non si dovrebbe fare con chi vive una situazione di disagio. 

Lui  è Giulio Castello ed ha 60 anni. 

La madre, Elisa Brunello di anni ne ha 88 e ha bisogno di cure continue, di qualcuno che le stia a fianco 24 ore su 24, anche di essere pulita e lavata. In poche parole avrebbe bisogno di essere ricoverata in una Rsa per anziani non autosufficienti, ma per il momento all’orizzonte non c’è nulla, salvo le carte da compilare, tante carte e burocrazia.

Quel che c’è è una OSS. Passava due volte alla settimana per rimettere la mamma agli onori del mondo. Adesso viene un’ora tutti i giorni tranne nel fine settimana ma è troppo poco. La situazione, infatti, s’è aggravata e Giulio non sa più che cosa fare.

“Tutti mi dicono che sono bravo a fare quello faccio ma non ne ho le forze - ci dice con il cuore in mano, un groppo alla gola e una voglia matta di spaccare il tavolo - Mia mamma sta morendo. Soffre di demenza senile. Non sta in piedi… Per tirarla su dal letto ci vogliono due persone. Da solo è impossibile. Mi hanno detto che ci sono dei tempi tecnici per il ricovero e io aspetto…”.

Storia di assistenti sociali che fanno quello che possono e di un’organizzazione dell’assistenza sociale che conta i minuti con il contagocce e fa acqua da tutte le parti.

“Questa mattina mia mamma si è fatta la pipì addosso. Ho telefonato. Ho chiesto di mandare qualcuno. Aspetterò …”.

L’assistenza alla donna è partita 23 anni fa ma la malattia è precipitata dalla morte del papà per setticemia (correva il marzo del 2018). Elisa ha una pensione di circa 900 euro, soldi che finiscono tutti nelle mani di un tutore con cui Giulio in 5 anni è riuscito a parlare una sola volta e non si ricorda neanche come si chiama.

“Tutto fa tranne la tutela”, stigmatizza Giulio.

C’è rabbia, molta rabbia.

“Mi dicono di stare più tempo che posso con mia mamma. Mi dicono che non mi devo allontanare, ma io devo anche lavorare per vivere. Ho una sorella che se ne frega, che non vedo da 5 anni. Qualcuno l’ha interpellata? Credo di no! Il responsabile delle Oss dice che devo fare assistenza anche io. Non ho problemi a farlo. E’ mia mamma! Ci mancherebbe. Ma ci sono cose che io non sono in grado di fare. Non sono capace di mettergli il pannolone, di medicarla. Mi dicono anche che devo però fare attenzione a quando la tocco perchè poi le responsabilità ricadono su di me. Insomma sono disperato… Se andavo a combattere in trincea in Ucraina facevo meno fatica. Tutti  quelli con cui ho parlato di questa cosa mi han detto che  è una situazione vergognosa ma questa è l’Italia. Io non voglio spaventare nessuno ma sono arrivato la limite del livello di sopportazione….”. 

Un calvario da qualunque parte lo si guardi.

“L’altro giorno - ci racconta -  era in programma un passaggio della Oss alle 11,30. Mi assento un attimo. Mi chiamano intorno alle 11 dicendomi che la Oss era già passata. Mi arrabbio al telefono. La Oss ritorna ma anziché un’ora gliene volevano far fare solo mezza. Lei mi dice anche che in mezz’ora non sa se sarebbe riuscita a farle la medicazione. Poi ha fatto tutto quello che doveva fare ma non sta qui il punto. Su di lei non posso dire nulla. Io me la prendo con i responsabili. Lo sanno che mia madre è sulla sedia a rotelle e non può alzarsi per aprire la porta. Lo sanno e, infatti, mi han sempre chiamato per avvisarmi del loro arrivo. Questa volta non lo avevano fatto… Perchè? Non è così che funziona…!” .

A Vinovo solo l’altro ieri una coppia di anziani s’è tolta la vita in una situazione più o meno come questa. Giulio per farci capire quanto sta soffrendo ci ha pure inviato un video. Eccolo...

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