Cerca

Il caso

560mila euro di debiti per la casa di riposo che oggi ospita i migranti: cittadini infuriati

Ieri sera, l'amministrazione comunale di Forno, la parrocchia e la cooperativa che gestisce la struttura hanno incontrato i fornesi

500mila euro di debiti per la casa di riposo che oggi ospita i migranti: cittadini infuriati

La casa di riposo di Forno Canavese, di proprietà della parrocchia del paese, che una volta ospitava gli anziani del paese, da due settimane ospita 52 migranti inviati dalla Prefettura di Torino. Ieri sera, l'amministrazione comunale del paese ha organizzato all'area ex Obert un incontro per spiegare ai cittadini la situazione.

Una situazione complessa, perché di mezzo ci sono debiti e malcontenti. La storia della struttura l'ha riassunta brevemente don Claudio Baima Rughet, amministratore della parrocchia fornese. 

Una storia di debiti 

La casa di riposo Alice (dal nome della famiglia che negli anni '60 la donò alla parrocchia) venne affidata nel 2018 alla cooperativa Sanitalia, che ancora oggi la gestisce. La struttura all'epoca era in condizioni precarie, che la commissione di vigilanza dell'Asl aveva giudicato insufficienti a garantire l'ingresso di nuovi ospiti anziani.

L'Asl aveva perciò sospeso il titolo autorizzativo, che aveva sostituito con un'autorizzazione temporanea della durata di un anno che impediva ai gestori della casa di accogliere nuovi ospiti. Con il decesso degli anziani già presenti in struttura e la conseguente diminuzione del numero di ospiti, la casa faticava sempre di più non solo a guadagnare, ma anche a chiudere un bilancio in pareggio.

il presidente della cooperativa

Le uscite diventavano progressivamente più ingenti delle entrate. In questa situazione, la parrocchia non riuscì più a pagare la cooperativa che operava nella struttura. Il debito accumulato era arrivato a raggiungere la cifra di 658mila euro. Il pagamento delle rette della casa, peraltro, ricadeva tutto sulle famiglie degli anziani. Da qui la necessità, da parte della parrocchia, di tenerle basse.

L'arrivo del covid e il decorso naturale della vecchiaia lasciarono poi la casa senza ospiti, piena di debiti nei confronti di Sanitalia e con il grattacapo, da parte della parrocchia, per capire come pagarli. Inizialmente, l'idea era quella di cedere alla cooperativa un alloggio a Torino di proprietà dell'ente e la struttura della casa di riposo. 

Ma anche la cessione della casa a Sanitalia si è rivelata molto più difficoltosa del previsto. "Stanno infatti andando avanti le Vic, che sarebbero le verifiche storiche da parte del Ministero che sono d'obbligo su un immobile di proprietà della parrocchia" ha spiegato il parroco di Forno.

Di fatto, dunque, la casa ad oggi continua a restare nelle mani della parrocchia, e il debito verso Sanitalia, abbassato dalla cessione del'alloggio a Torino, continua a essere ingente: 560mila euro.  "Abbiamo cercato di risolvere la questione bonariamente - ha spiegato il presidente di Sanitalia Simone Fabiano -. Vogliamo ribadire che noi gestiamo dei servizi con scopo sociale, e non siamo interessati a possedere l'immobile".

Per questo, ha detto il presidente, "se ci fosse qualche privato che volesse rientrare del debito della parrocchia nei nostri confronti, noi saremmo disponibili a fare un passo indietro". La cooperativa, insomma, vuole solo essere pagata per il lavoro svolto.

L'arrivo dei migranti

A complicare la situazione ci si è messo l'arrivo di 52 migranti, spediti dalla Prefettura tra le mure di casa Alice dopo che Sanitalia aveva dato la disponibilità ad accoglierli. I cittadini che ieri sera si sono recati all'area ex Obert per capirci qualcosa in più si sono fatti una domanda molto semplice: perché le normative impediscono agli anziani di risiedere nella casa di riposo mentre i migranti possono starci?

La risposta è altrettanto semplice: perché una casa di riposo necessiterebbe di strutture ed adeguamenti adatti a ospitare una popolazione fragile come quella anziana. Nel pubblico non sono mancate le proteste, talvolta, va detto, anche velate da toni razzisti e discriminatori nei confronti di questi 52 ragazzi arrivati in Canavese in cerca di fortuna.

La responsabile della struttura ha però tranquillizzato i cittadini: "I ragazzi nella struttura sono impegnati in un processo di integrazione - ha detto - che vi invitiamo a venire a vedere presso la casa".

Il sindaco di Forno Alessandro Gaudio

A scatenare le ire del pubblico, che sono spesso degenerate in scontri verbali accesi nel corso della serata, è stata anche la scarsa comunicazione da parte della parrocchia quando, negli anni passati, il debito con Sanitalia continuava ad accumularsi. "Se ci aveste avvertito - ha detto una cittadina - noi avremmo potuto aiutare".

E invece che il problema ci fosse lo si è scoperto troppo tardi. "Forse questa riunione andava fatta due o tre anni fa" ha detto il vicesindaco fornese Vincenzo Armenio introducendo l'incontro. Il debito, al momento, è enorme, e neanche il comune potrà farsene carico, come ribadito dallo stesso vicesindaco.

Né tantomeno potrà farsi carico delle spese per ammodernare a dovere la struttura: servirebbero circa un milione e mezzo di euro, che né la parrocchia né il comune hanno.

Quella casa che fu donata per i più deboli

Significativo un momento della serata in cui un cittadino ha ricordato di quando, nel 1957, la famiglia Alice donò l’immobile alla parrocchia: "Lo fece con una donazione modale, cioè una donazione con cui la famiglia prescriveva alla chiesa una finalità con cui doveva essere usata".

"La casa - queste le volontà della famiglia - dovrà essere adibita per accogliere i poveri del paese e quanti in genere hanno bisogno, che ne facciano domanda e ne accettino il regolamento. La casa verrà retta da un’amministrazione che si farà carico di buon governo".

Da qui il dispiacere, espresso da molti, per il fatto che per ripagare il debito con Sanitalia la parrocchia dovrà prima o poi cedere un bene che era nato per essere di tutti i cittadini di Forno con la mediazione della parrocchia. Salvo che qualche privato facoltoso non si faccia carico del debito per salvare la casa. 

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori