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Il caso
04 Giugno 2023 - 18:48
L'intervista della Rai a Fabrizio Bertot
Sono arrivate anche le telecamere del Tgr a documentare la mostra sull'ex cotonificio Vallesusa in corso in questo momento al Castello Malgrà di Rivarolo. Il 23 maggio scorso, infatti, Gian Piero Amandola ha raccontato della mostra riepilogando velocemente le tappe principali della storia del cotonificio: dalle falde acquifere inquinate agli scarti neri tossici, ma anche degli asili per i figli dei dipendenti e di quello stile di "impresa - comunità" che caratterizzava l'azienda.
E poi ancora le pubblicità dell'azienda e la storia di Felice Riva. Il Tgr si è inoltrato poi nella storia recente, raccontando di quando, nel 2005, l'allora sindaco Fabrizio Bertot diede il via alle riqualificazioni di una parte del complesso. Nei pochi secondi dedicati al tema, Bertot ha rivendicato il lavoro fatto: "Un centro fieristico, un teatro, un museo della locomozione e un centro polifunzionale".
E chi più ne ha più ne metta. Con tanto di nota polemica di Amandola, che rimarca come in seguito all'opera di Bertot "non si fa più nulla contro il degrado". Il servizio si conclude con una brevissima intervista a Silvia Vacca, degli Amici del Castello Malgrà e con un'inquadratura del castello visto da fuori.
Silvia Vacca nel servizio del Tgr
Uno invece si sarebbe aspettato che la Rai cambiasse scena e che dopo Bertot comparisse dietro al microfono il sindaco Alberto Rostagno. O l'assessore alla Cultura Costanza Conta Canova, visto che si parlava di un evento culturale. E invece no. Del servizio i membri dell'esecutivo e della maggioranza rivarolese hanno saputo accendendo la tv la sera del 23 maggio.
"Non è stato il massimo - stigmatizza il sindaco Rostagno - che all’interno del servizio sull'ex Vallesusa non sia stato intervistato un amministratore. Noi all’inaugurazione c'eravamo, e invece quell’intervista è stata inserita fuori dal contesto della mostra. Per di più è stato raccontato quello che ha fatto Bertot e non quello che è accaduto dopo...".
Le riqualificazioni, infatti, Bertot le ha fatte davvero, ma in seguito alla vicenda che ha coinvolto Rivarolo Futura (leggi più sotto per i dettagli, ndr), la società che era stata costituita per gestire il complesso culturale realizzato dall'ex sindaco, i locali nati dalla ristrutturazione del 2005 sono in mano ad Unicredit, e di fatto inutilizzabili.
Solo inizialmente il teatro che Bertot aveva fatto realizzare aveva ospitato due stagioni teatrali peraltro degne di nota, con dei nomi di alto prestigio a calcarne il palco.
Ad ogni modo, ora l'esecutivo Rostagno punta a scrivere una lettera di rimostranze alla Rai. Contando pure che tra un anno ci sono le elezioni, infatti, quel servizio non deve aver fatto troppo piacere dalle parti di Palazzo Lomellini, interessate quanto Bertot ad ottenere più vetrine possibili per promuovere l'operato di questi cinque anni.
"Ad onor del vero - ci dice anche Costanza Conta Canova - bisogna dire che il percorso della Mostra nel servizio viene raccontato. Certo, Bertot nel servizio centrava un po' come i cavoli a merenda...". Per di più, secondo l'assessore, "non so come faccia a fregiarsi di aver fatto dei lavori nell'area quando tutti sanno che a livello culturale quella fu una delle azioni di cui andare meno orgogliosi...".
Conta Canova peraltro era lì quel 6 maggio, quando, dieci minuti prima dell'inaugurazione della mostra, la troupe Rai è arrivata negli spazi dell'ex Vallesusa per confezionare il servizio. Eppure nessuno le ha chiesto nulla. Da quello che si evince dai racconti di chi era lì, pareva anche che i giornalisti fossero di fretta, come se il servizio dovesse essere mandato in onda la sera stessa.
A sinistra il sindaco Alberto Rostagno e a destra l'assessore alla cultura Costanza Conta Canova
E invece no: il servizio va in onda sedici giorni dopo, ma nel corso di quei giorni a Palazzo Lomellini non arriva neanche una telefonata. Ora sono in molti, e a ragione, a dire che quella parte di servizio della Rai non è stata ineccepibile: la storia della riqualificazione dell'ex Vallesusa viene raccontata in maniera tutt'altro che completa.
La vicenda, infatti, è tutt'altro che lineare. Tutto comincia nel 2006, quando Locat (oggi Unicredit Leasing) e Rivarolo Futura, costituita a febbraio dello stesso anno e partecipata al 51% dal Comune e al 49% da Asa, stipularono una locazione finanziaria da 5 milioni 733mila 300 euro, oltre iva, per l’acquisto dell’ex Cotonificio Valle Susa, da destinare a centro servizi con padiglione fieristico, area espositiva e teatro.
Rivarolo Futura, però, pagò solo il primo canone da 500mila euro. A seguito del mancato pagamento, Unicredit Leasing procedette con decreto ingiuntivo nei confronti di Rivarolo Futura ma anche del Comune, proprio a fronte della “lettera di patronage” firmata dall’allora sindaco Bertot.
Con quella lettera il Comune garantì alla Locat di "far rientrare nel proprio patrimonio tutti i rapporti patrimoniali, attivi o passivi, rendendo la società di leasing indenne da ogni danno, nel caso di impossibilità di quest’ultima (la società Rivarolo Futura NdR) a proseguire il rapporto contrattuale".
Il Comune fu condannato in primo grado dal Tribunale Civile di Bologna al pagamento di 905mila euro. Si oppose, ma il tribunale confermò il decreto ingiuntivo. In sede di approvazione del bilancio 2016, il revisore dei conti invitò il Comune a procedere civilmente alla chiamata in causa di Bertot "a fronte di un atto del tutto illegittimo, quale impegno unilateralmente deciso dal medesimo senza aver formalizzato nemmeno in giunta (e sarebbe stato ugualmente illegittimo) il proprio intendimento".
L’Amministrazione Rostagno aveva poi chiuso una trattativa stragiudiziale avviata fin dall’insediamento, con il pagamento ad Unicredit Leasing della somma di 150mila euro. A metà 2019 la giunta aveva quindi affidato all’avvocato Francesco Mazzi la redazione della diffida con la richiesta di danni all’ex sindaco Bertot. Una cifra da 150mila euro, cioè quanto pagato dal Comune per la transazione con Unicredit Leasing, più altri 75mila euro per le spese legali affrontate in giudizio, in totale 225mila euro.
La procura regionale riteneva che il Comune avesse subito un danno erariale "da imputare alla condotta dolosa o, comunque, gravemente colposa del Bertot il quale, in assenza dei presupposti autorizzativi di legge ed in grave violazione degli obblighi qualificati di servizio, rilasciava la lettera di patronage incondizionato e illimitato, in nome e per conto del Comune e in favore della società in house Rivarolo Futura".
Una ricostruzione contestata da Bertot e dalla giustizia contabile che ha stabilito nel 2021 che l’operato dell’ex primo cittadino non ha causato nessun danno erariale al Comune di Rivarolo Canavese.
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